Alle volte è bene che di te parli il tuo prossimo. Così, volentieri raccolgo in questa nota impressioni e commenti di chi mi conosce attraverso quanto scrivo. Tutto è pubblicato come pervenuto per posta o in questo mio profilo e nel gruppo "la voce del maestrale – nunzio russo", regalo dei miei figli. Nessuna correzione o editing è stata apportata, come vuole internet. Grazie di cuore a tutti, Nunzio.
Di me avete scritto…
Uno dei miei autori più cari: uno dei primi che ha creduto in me tanti, tanti anni fa, quando Contrappunto muoveva ancora i suoi primi passi e non era ancora ciò che poi è diventata… Un romanzo che abita nel mio cuore da sempre, e che porteremo nel cuore di sempre più persone!
Natascia Pane – Agenzia Contrappunto – Torino
…E mentre scorrono i fatti, l’autore introduce come una colonna sonora, la presenza rassicurante della voce del maestrale.
Rosy Orlando – Giornale di Sicilia – Palermo
Il romanzo di Nunzio Russo racconta di una famiglia borghese, legata all’industria della pasta. La storia è ambientata nel XX secolo fra la Sicilia e l’Africa.
Mario Rozza – Magazine Pirelli Re – Milano
La Voce Del Maestrale è un romanzo che sa farsi volere bene, perché con il suo stile narrativo scorrevole e la semplicità descrittiva conduce per mano il lettore appassionandolo agli avvenimenti.
Michele Terrana – Malgrado Tutto – Racalmuto (Agrigento)
Nunzio Russo è autore di un volume, "La Voce del Maestrale", che traccia una storia a tinte forti immersa negli splendori e nelle contraddizioni della Sicilia.
Mario Valeri – L’Agente Immobiliare – Roma
Nel suo romanzo – La Voce del Maestrale -, Nunzio Russo consegna il vissuto di uomini e donne del Sud, pionieri di una cultura della cui fortuna siamo testimoni.
Alberto Asero – giornalista – Torino
Complimenti vivissimi. Ho letto il suo libro che mi è stato regalato dalla mia carissima amica Gabriella. Leggendolo ha risvegliato in me ricordi di una parte della mia vita trascorsa in sicilia. Lei racconta una storia vera, piena di realtà vissute e sentimenti profondi, che nella realtà a volte danno gioia e altre volte dolore. Grazie per questi ricordi riaffiorati, grazie al suo libro, e mi permetto di aggiungere di non smettere mai di non smettere di dedicarsi alla scrittura e regalarci nel futuro altri capolavori come "la voce del maestrale". Complimenti ancora e un affettuoso saluto. Marilena.
P.S. sono nata in sicilia precisamente a san cataldo provincia caltanissetta, e ci sono rimasta per 15 anni. poi io e la mia famiglia ci siamo trasferiti a padova e siamo rimasti.
Marilena Desimone – lettrice – San Cataldo (Caltanissetta)
Complimenti per il romanzo "La voce del Maestrale". E’ un libro che ti avvolge!
Patrizia Diemoz – vice presidente nazionale fiaip – Aosta
"…e mentre il cielo si riempiva di stelle e la luna rischiarava i fertili campi di una volta, la voce del maestrale si trasformo’ in un canto di gioia". Fatto. Anch’io ho appena finito di leggerlo. Bellissimo! Complimenti da una palermitana che ha la fortuna di poter vivere in questa terra meravigliosa e mangia solo…pasta siciliana! ahahah
Alessandra Cavarretta – lettrice – Palermo
Romanzo scritto con il cuore e da penna magistrale!
Solo un cuore siciliano poteva riuscire in una narrazione simile!
Valori e sentimenti come: amicizia, amore, rispetto, fedeltà e onore non potevano essere espressi in modo migliore, quasi da renderli concreti e palpabili.
Sono valori del passato che Nunzio Russo ha saputo riportare in modo toccante alla memoria, forse sperand
Ho appena terminato di leggere il tuo libro. Be’… diciamo che sul fatto che tu sappia scrivere, e anche bene, non ci sono dubbi. Gestire quasi cinquecento pagine di narrazione non è certo cosa semplice… sopratutto non è semplice mantenere viva l’attenzione e fresco l’interesse per tempi così lunghi. Personalmente (i miei romanzi non superano quasi mai le duecento pagine), non ne sarei mai stato capace. La tecnica da te utilizzata per srotolare l’intero racconto, se non fa una piega del punto di vista letterario, certamente non mette in luce uno stile "personalizzato" che a parer mio ogni autore, prima o poi, deve dimostrare di possedere. In pratica una sorta di utilizzo del "linguaggio ritmico" che, immediatamente, ci permette di riconoscere colui che lo sta utilizzando, distinguendolo dalle altre migliaia di scrittori che affollano (per non dire infestano) le librerie e le biblioteche. Certamente, perché ciò avvenga, ci vuole tempo ma, sopratutto, molta produzione (termine orrendo) di opere di diverso genere quali romanzi, saggi, ma anche semplicemente articoli di taglio giornalistico. Durante la lettura del "La voce del maestrale", non ho potuto fare a meno di avvertire la presenza allusiva di stupendi romanzi quali addirittura "Guerra e Pace", o "Via col vento", e, perché no, "La mia Africa" e, per finire, il grande capolavoro "Il Gattopardo". Saghe familiari che una letteratura un po’ datata, con alterno successo, ci ha propinato per anni e, ancora per molti anni, troveremo sugli scafali dei librai. Come già detto, io non sarei mai stato in grado di controllare, sia tecnicamente che emotivamente, un volume di lavoro così esteso e complesso. La tua competenza, nonché le puntuali documentazioni riguardo gli argomenti trattati, denota inoltre la straordinaria "professionalità" che, pagina dopo pagina, hai opportunamente adoperato e condotto sino alla fine. Ma una cosa voglio dirti e fortemente sottolineare in questa mia modesta e limitata "critica". Quello di cui ho maggiormente sentito la mancanza è stata lei… sì… proprio lei… la signora "Emozione". E’ vero che in qualche passaggio ho anche dovuto trattere un po’ le lacrime, ed in altri la rabbia… ma, nel suo insieme, non mi è bastato. Kafka diceva che se un libro non emoziona, se un libro non irrita, se un libro non indigna, se un libro come una piccozza non spezza il ghiaccio che avvolge il cuore degli uomini, ebbene… non è un libro. Ovviamente prenderai queste mie osservazione con assoluto beneficio d’inventario. Ovviamente non sono un critico, né un recensore, né tantomeno uno "scrittore". Perdona la mia sfrontatezza nel giudicare un’opera che meriterbbe di occupare posti importanti nelle classifiche librarie, al posto di talune "porcherie" di bassa appendice. Perdona e accetta i miei ringraziamenti per avermi fatto il dono più importante che uno scrittore possa fare ad un amico: La sua "creatura"… la sua opera autobiografica.
Nando Balzarro – 04 giugno 2010
Spesso morire è una liberazione, soprattutto se si è vecchi e si naviga pure in cattive acque. In quel caso, dunque, la breve malattia e la morte arrivarono nel momento più opportuno.
Il vecchio onorevole aveva ormai ottantasei anni e, come la maggior parte degli anziani, ricordava tutti gli eventi passati e niente delle settimane precedenti. A momenti era talmente lucido e perspicace da stupire anche i più scettici, ma più spesso la demenza senile e una forma maniaca rivolta al sesso, ovviamente innocuo, lo facevano credere capace di grandi conquiste nel mondo femminile. Imprese non dovute tanto alla sua dialettica, che era sempre stata acuminata e che durante la sua giovane età aveva fatto capitolare molti buoni propositi, ma ottenute, così credeva lui, dal fascino del suo fisico da ottantenne in déshabillé. Ultimamente, appunto in déshabillé, si affacciava al balcone e chiamava a squarciagola, con la voce stridula dei vecchi, le sue vittime designate. Altrettanto a squarciagola la sua dolce metà, la signora Elena, lo rimproverava a cuore aperto.
– Totò, vergognati! Guarda come ti sei ridotto! Ma sempre così sei stato: un maniaco! Mi hai messo tante corna che anche in cielo lo sanno. E io ti ho sopportato, soltanto perché sono una gran dama.
Tutto questo, naturalmente, avveniva sul terrazzo dell’appartamento condominiale al cui interno vivevano un centinaio d’anime sollazzate.
Alle sei del mattino squillò il telefono.
– Pronto –, disse Andrea Rao, assonnato e infastidito.
– Sono la mamma. Il nonno è morto.
Andrea aspettava quel messaggio. Il nonno stava male e l’ultima volta che lo aveva visto, un paio di giorni prima, non riconosceva più nessuno. Malgrado ciò, alla notizia così definitiva, i suoi occhi s’inumidirono e ci volle qualche minuto per riaversi e cominciare a vestirsi per andare a salutare la salma, che era stata composta nell’antica tenuta di famiglia.
Il cancello era aperto e lasciava intravedere il viale di palme e aiuole che, nonostante la stagione fredda, erano fiorite d’oleandri e gerani. L’enorme dirupo roccioso, la timpa, che sormontava la casa, dava al luogo un’aria imponente e cupa.
La costruzione in fondo al viale era un vecchio fabbricato del Settecento. Rispecchiava in pieno l’agiatezza di cui molte famiglie siciliane avevano goduto fino ad un recente passato, così come il suo stato d’abbandono rifletteva la crisi che era seguita.
S’intuiva, infatti, come negli ultimi anni l’onorevole si fosse limitato nel mantenerlo.
Andrea cercò nella sua memoria e costatò come proprio alla fine degli anni sessanta risalisse l’inizio del declino del nonno e di tutta la casata. Stranamente il periodo coincideva anche con la prematura scomparsa del fratello, quello che per tutti era lo zio Peppuccio, ma che per il nonno era colui che gli suggeriva l’iniziativa e che quasi gli dava la forza e il coraggio di agire. Da allora troppi fatti si erano susseguiti, e tutti disastrosi.
A pensarci bene, Andrea si rendeva conto che, durante quel periodo, non era cambiato solo il destino di una famiglia ma, forse, anche il corso della storia. Eppure questa consapevolezza non gli dava la lucidità per accettare i fatti serenamente: lui li aveva vissuti e ne portava ancora i segni.
Intento com’era a pensare, Andrea non osservò di avere oltrepassato la soglia d’ingresso tenuta aperta per l’occasione, e di avere automaticamente imboccato il c
Qui trovate tutti i cover che gli editori hanno scelto per le varie edizioni de "La Voce del Maestrale". Ho ricevuto tante email con i commenti e le preferenze dei lettori. A tutti ho risposto "Il romanzo non e’ piu’ mio, ma vostro. Per sempre. Dunque non chiedete a me, sono l’ultimo io…".