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La Voce del Maestrale

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Grazie a Nunzio Russo per aver accettato di tenere una presentazione del suo libro per gli studenti di Minnesota University che andasse oltre la parte letteraria del libro e le parallele vicende dell’azienda familiare ma abbracciasse anche la storia della produzione della pasta in Sicilia, l’esportazione di essa negli USA già nell’Ottocento, il packaging dell’epoca, le differenze organolettiche dei vari grani e le differenze fra le sementi autoctone e quelle geneticamente modificate. Tutti temi di grande interesse per gli studenti che seguono corsi di marketing, di marchandising, di small & family business. Alessandro Adorno

fotografie di Armando Vincenzo Vinciguerra Photographer

"Oggi, il pensiero corre veloce alle care Officine Reggiane. E’ grazie al gran cuore dell’Emilia che in tempi lontani salvo’ il patrimonio di un’industria e delle sue maestranze, se oggi sono qui testimone di questa storia. Invio un sincero in bocca al lupo all’Archivo Digitale Reggiane e al curatore come all’Universita’, considerandomi sempre a disposizione di questo, per quanto posso come persona. Ringrazio la Citta’ di Reggio nell’Emilia, per l’accoglienza sempre ricevuta". (Nunzio Russo autore de "La Voce del Maestrale", Aula Magna Universita’ degli Studi, Reggio Emilia 22 aprile 2013)
 
Nella citta’ di Reggio Emilia il romanzo "La Voce del Maestrale" è in vendita presso:
 
– Librerie UVER, Via Simonazzi 27, Reggio Emilia
– Libreria del Teatro, Via Francesco Crispi 6, Reggio Emilia 

Spesso morire è una liberazione, soprattutto se si è vecchi e si naviga pure in cattive acque. In quel caso, dunque, la breve malattia e la morte arrivarono nel momento più opportuno.

Il vecchio onorevole aveva ormai ottantasei anni e, come la maggior parte degli anziani, ricordava tutti gli eventi passati e niente delle settimane precedenti. A momenti era talmente lucido e perspicace da stupire anche i più scettici, ma più spesso la demenza senile e una forma maniaca rivolta al sesso, ovviamente innocuo, lo facevano credere capace di grandi conquiste nel mondo femminile. Imprese non dovute tanto alla sua dialettica, che era sempre stata acuminata e che durante la sua giovane età aveva fatto capitolare molti buoni propositi, ma ottenute, così credeva lui, dal fascino del suo fisico da ottantenne in déshabillé. Ultimamente, appunto in déshabillé, si affacciava al balcone e chiamava a squarciagola, con la voce stridula dei vecchi, le sue vittime designate. Altrettanto a squarciagola la sua dolce metà, la signora Elena, lo rimproverava a cuore aperto.
– Totò, vergognati! Guarda come ti sei ridotto! Ma sempre così sei stato: un maniaco! Mi hai messo tante corna che anche in cielo lo sanno. E io ti ho sopportato, soltanto perché sono una gran dama.
Tutto questo, naturalmente, avveniva sul terrazzo dell’appartamento condominiale al cui interno vivevano un centinaio d’anime sollazzate.
 
 
Alle sei del mattino squillò il telefono.
– Pronto –, disse Andrea Rao, assonnato e infastidito.
– Sono la mamma. Il nonno è morto.
Andrea aspettava quel messaggio. Il nonno stava male e l’ultima volta che lo aveva visto, un paio di giorni prima, non riconosceva più nessuno. Malgrado ciò, alla notizia così definitiva, i suoi occhi s’inumidirono e ci volle qualche minuto per riaversi e cominciare a vestirsi per andare a salutare la salma, che era stata composta nell’antica tenuta di famiglia.
Il cancello era aperto e lasciava intravedere il viale di palme e aiuole che, nonostante la stagione fredda, erano fiorite d’oleandri e gerani. L’enorme dirupo roccioso, la timpa, che sormontava la casa, dava al luogo un’aria imponente e cupa.
La costruzione in fondo al viale era un vecchio fabbricato del Settecento. Rispecchiava in pieno l’agiatezza di cui molte famiglie siciliane avevano goduto fino ad un recente passato, così come il suo stato d’abbandono rifletteva la crisi che era seguita.
S’intuiva, infatti, come negli ultimi anni l’onorevole si fosse limitato nel mantenerlo.
Andrea cercò nella sua memoria e costatò come proprio alla fine degli anni sessanta risalisse l’inizio del declino del nonno e di tutta la casata. Stranamente il periodo coincideva anche con la prematura scomparsa del fratello, quello che per tutti era lo zio Peppuccio, ma che per il nonno era colui che gli suggeriva l’iniziativa e che quasi gli dava la forza e il coraggio di agire. Da allora troppi fatti si erano susseguiti, e tutti disastrosi.
A pensarci bene, Andrea si rendeva conto che, durante quel periodo, non era cambiato solo il destino di una famiglia ma, forse, anche il corso della storia. Eppure questa consapevolezza non gli dava la lucidità per accettare i fatti serenamente: lui li aveva vissuti e ne portava ancora i segni.
Intento com’era a pensare, Andrea non osservò di avere oltrepassato la soglia d’ingresso tenuta aperta per l’occasione, e di avere automaticamente imboccato il c

 La rivista "L’Agente Immobiliare" organo ufficiale della FIAIP – Federazione Italiana Agenti Immobiliari Professionali, la più grande associazione del comparto immobiliare in Italia, ha dedicato un articolo a "La Voce del Maestrale".

" Nunzio Russo è autore di un volume, La Voce Del Maestrale (Robin Edizioni), che traccia una storia a tinte forti immersa negli splendori e nelle contraddizioni della Sicilia… …Un romanzo ambientato nei primi del Novecento, nel quale si legge però anche una testimonianza diretta di impegno su un fronte attualissimo, che di letterario e di fantasioso ha ben poco. La vicenda si snoda su territori, situazioni e caratteri molto noti all’autore.."

pubblicato 10/01/2010

Video dedicato all’evento "Le Macchine per La Vita" – Officine Meccaniche Reggiane, tenuto presso il Tecnopolo Reggiano dell’Universita’ degli Studi di Modena e Reggio E. con la partecipazione del romanzo storico "La Voce del Maestrale" di Nunzio Russo vincitore del Premio Elmo 2014 (sez. scrittori) – Rizziconi RC, 6-7 settembre 2014. Il romanzo è pubblicato da EEEbook, 2014, quarta edizione, isbn 978-88-6690-214-0. Distribuito attraverso la piattaforma Stealth. A questo link trovi l’elenco costantemente aggiornato dei webstore di tutto il mondo in cui è presente La Voce del Maestrale. http://blog.sbfstealth.com/

Pavia, 16 Dicembre 2005
 
Egr. Dott. Asero,
le scrivo queste poche righe innanzi tutto per ringraziare lei e l’autore per l’onore che mi avete fatto nell’inserirmi tra i relatori per la presentazione del libro “La voce del maestrale” e soprattutto per giustificare la mia assenza causata da impegni di lavoro. Le chiedo per gentilezza di leggere personalmente le poche righe che le sto inviando.
Sono molto felice per il successo che un caro amico e “compagno di giochi” sia riuscito a raggiungere e sicuramente ammiro il coraggio che Nunzio ha avuto nel combattere perché il suo sogno si realizzasse. Avrei sinceramente voluto essere lì con voi oggi, non solo per partecipare al successo di una persona cara, ma anche perché in questa occasione avrei potuto rivedere e salutare amici che non vedo da tempo, ma che sono sempre rimasti nel mio cuore. Soprattutto sarei tornata in quella che da sempre ho considerato la “mia terra”. Non passa giorno in cui nelle mie conversazioni con amici o colleghi io non parli un pò dei miei anni trascorsi in Sicilia e non passa giorno in cui io non senta telefonicamente qualcuno dei miei amici siciliani. Sono fisicamente lontana, ma sentimentalmente molto più vicina a questa terra di quanto non lo sia un nativo.
Leggendo il libro di Nunzio Russo ho ripercorso i miei anni siciliani, mi è tornato alla memoria il grande odio che ho provato per quella terra dall’istante in cui i miei genitori mi hanno comunicato che ci saremmo trasferiti in Sicilia. Cambiare casa e città da piccole è sempre stato considerato un gioco per me e mia sorella, nuovi amici, nuovi compagni di scuola, nuove culture ed esperienze, ma a quindici anni il gioco iniziava a trasformarsi in “problema”. Ebbene, grazie all’aiuto dei compagni di scuola del Liceo Scientifico di Termini Imerese e poi degli amici (molti dei quali presenti in sala questa sera) che ci hanno accolto con l’affetto di cui solo un “siciliano” è capace, ebbene, quel grande odio si è trasformato in amore profondo, uno di quegli amori che non ostante tutto non finiscono mai. Si tratta di amore verso le persone, di amore verso una cultura completamente diversa da quelle in cui sono cresciuta, di una cultura fatta di valori, giusti o sbagliati che siano, che comunque coinvolgono l’essere umano a tal punto da farlo sentire uno di loro, un “siciliano”. Si tratta di un amore verso una terra dai mille colori, dalle mille contraddizioni e dai mille sapori, ma che proprio per questo entra nel sangue e rende “siciliano” anche chi non lo è.
Giovedì pomeriggio, parlando al telefono con l’autore, mi sono sentita dire “Amunì, arricampati, tu sei una polentona isolana”. Lui l’ha detto scherzando, ma scherzando ha toccato nel segno. Sono una polentona isolana e ne sono fiera, come sono orgogliosa di avere scritto sulla mia webpage che mi sono laureata all’Università degli Studi di Palermo. (Non so se l’Università degli Studi di Palermo sia altrettanto orgogliosa di ciò!!!).
 

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