“La voce del maestrale” parla da tempi remoti nelle terre siciliane, nascosta tra lo splendore della campagna e l’azzurro del mare. Totò Musumeci è cresciuto ascoltando quella voce e ha conosciuto antiche storie diventate leggenda. Ora una forza misteriosa lo chiama a diventare parte di un’avventura mai svelata, mentre l’impetuoso urlo del vento cerca di coprire ogni cosa. Totò è il nipote del barone di Mezzocannolo, ucciso dalla mafia. È anche un industriale del sud. Quanto ha ereditato è tradizione, e dovrà difenderla come ha già fatto il nonno dalla violenza del principe di Granata, il fondatore del paese, il padrone di tutto. I tempi cambiano e la dinastia del principe si estingue, ma il male resta ed è sempre lo stesso. Il sole sulla terra si camuffa dietro accattivanti sembianze e diventa ancora più pericoloso. Totò Musumeci combatterà fino alla fine, nella certezza che dopo di lui qualcuno continuerà a percorrere la strada delle passate generazioni. E quel giorno, la voce del maestrale sarà il grido di un popolo che conquista la libertà. “La voce del maestrale” parla da tempi remoti nelle terre siciliane, nascosta tra lo splendore della campagna e l’azzurro del mare. Totò Musumeci è cresciuto ascoltando quella voce e ha conosciuto antiche storie diventate leggenda. Ora una forza misteriosa lo chiama a diventare parte di un’avventura mai svelata, mentre l’impetuoso urlo del vento cerca di coprire ogni cosa. Totò è il nipote del barone di Mezzocannolo, ucciso dalla mafia. È anche un industriale del sud. Quanto ha ereditato è tradizione, e dovrà difenderla come ha già fatto il nonno dalla violenza del principe di Granata, il fondatore del paese, il padrone di tutto. I tempi cambiano e la dinastia del principe si estingue, ma il male resta ed è sempre lo stesso. Il sole sulla terra si camuffa dietro accattivanti sembianze e diventa ancora più pericoloso. Totò Musumeci combatterà fino alla fine, nella certezza che dopo di lui qualcuno continuerà a percorrere la strada delle passate generazioni. E quel giorno, la voce del maestrale sarà il grido di un popolo che conquista la libertà.
La voce del maestrale parla da tempi remoti nelle terre siciliane, nascosta tra lo splendore della campagna e l’azzurro del mare. Totò Musumeci è cresciuto ascoltando quella voce e ha conosciuto antiche storie diventate leggenda. Ora una forza misteriosa lo chiama a diventare parte di un’avventura mai svelata, mentre l’impetuoso urlo del vento cerca di coprire ogni cosa. Totò è il nipote del barone di Mezzocannolo, ucciso dalla mafia. È anche un industriale del sud. Quanto ha ereditato è tradizione, e dovrà difenderla come ha già fatto il nonno dalla violenza del principe di Granata, il fondatore del paese, il padrone di tutto. I tempi cambiano e la dinastia del principe si estingue, ma il male resta ed è sempre lo stesso. Il Sole sulla Terra si camuffa dietro accattivanti sembianze e diventa ancora più pericoloso. Totò Musumeci combatterà fino alla fine, nella certezza che dopo di lui qualcuno continuerà a percorrere la strada delle passate generazioni. E quel giorno, la voce del maestrale sarà il grido di un popolo che conquista la libertà.
le scrivo queste poche righe innanzi tutto per ringraziare lei e l’autore per l’onore che mi avete fatto nell’inserirmi tra i relatori per la presentazione del libro “La voce del maestrale” e soprattutto per giustificare la mia assenza causata da impegni di lavoro. Le chiedo per gentilezza di leggere personalmente le poche righe che le sto inviando.
Sono molto felice per il successo che un caro amico e “compagno di giochi” sia riuscito a raggiungere e sicuramente ammiro il coraggio che Nunzio ha avuto nel combattere perché il suo sogno si realizzasse. Avrei sinceramente voluto essere lì con voi oggi, non solo per partecipare al successo di una persona cara, ma anche perché in questa occasione avrei potuto rivedere e salutare amici che non vedo da tempo, ma che sono sempre rimasti nel mio cuore. Soprattutto sarei tornata in quella che da sempre ho considerato la “mia terra”. Non passa giorno in cui nelle mie conversazioni con amici o colleghi io non parli un pò dei miei anni trascorsi in Sicilia e non passa giorno in cui io non senta telefonicamente qualcuno dei miei amici siciliani. Sono fisicamente lontana, ma sentimentalmente molto più vicina a questa terra di quanto non lo sia un nativo.
Leggendo il libro di Nunzio Russo ho ripercorso i miei anni siciliani, mi è tornato alla memoria il grande odio che ho provato per quella terra dall’istante in cui i miei genitori mi hanno comunicato che ci saremmo trasferiti in Sicilia. Cambiare casa e città da piccole è sempre stato considerato un gioco per me e mia sorella, nuovi amici, nuovi compagni di scuola, nuove culture ed esperienze, ma a quindici anni il gioco iniziava a trasformarsi in “problema”. Ebbene, grazie all’aiuto dei compagni di scuola del Liceo Scientifico di Termini Imerese e poi degli amici (molti dei quali presenti in sala questa sera) che ci hanno accolto con l’affetto di cui solo un “siciliano” è capace, ebbene, quel grande odio si è trasformato in amore profondo, uno di quegli amori che non ostante tutto non finiscono mai. Si tratta di amore verso le persone, di amore verso una cultura completamente diversa da quelle in cui sono cresciuta, di una cultura fatta di valori, giusti o sbagliati che siano, che comunque coinvolgono l’essere umano a tal punto da farlo sentire uno di loro, un “siciliano”. Si tratta di un amore verso una terra dai mille colori, dalle mille contraddizioni e dai mille sapori, ma che proprio per questo entra nel sangue e rende “siciliano” anche chi non lo è.
Giovedì pomeriggio, parlando al telefono con l’autore, mi sono sentita dire “Amunì, arricampati, tu sei una polentona isolana”. Lui l’ha detto scherzando, ma scherzando ha toccato nel segno. Sono una polentona isolana e ne sono fiera, come sono orgogliosa di avere scritto sulla mia webpage che mi sono laureata all’Università degli Studi di Palermo. (Non so se l’Università degli Studi di Palermo sia altrettanto orgogliosa di ciò!!!).
Qui trovate tutti i cover che gli editori hanno scelto per le varie edizioni de "La Voce del Maestrale". Ho ricevuto tante email con i commenti e le preferenze dei lettori. A tutti ho risposto "Il romanzo non e’ piu’ mio, ma vostro. Per sempre. Dunque non chiedete a me, sono l’ultimo io…".
Spesso morire è una liberazione, soprattutto se si è vecchi e si naviga pure in cattive acque. In quel caso, dunque, la breve malattia e la morte arrivarono nel momento più opportuno.
Il vecchio onorevole aveva ormai ottantasei anni e, come la maggior parte degli anziani, ricordava tutti gli eventi passati e niente delle settimane precedenti. A momenti era talmente lucido e perspicace da stupire anche i più scettici, ma più spesso la demenza senile e una forma maniaca rivolta al sesso, ovviamente innocuo, lo facevano credere capace di grandi conquiste nel mondo femminile. Imprese non dovute tanto alla sua dialettica, che era sempre stata acuminata e che durante la sua giovane età aveva fatto capitolare molti buoni propositi, ma ottenute, così credeva lui, dal fascino del suo fisico da ottantenne in déshabillé. Ultimamente, appunto in déshabillé, si affacciava al balcone e chiamava a squarciagola, con la voce stridula dei vecchi, le sue vittime designate. Altrettanto a squarciagola la sua dolce metà, la signora Elena, lo rimproverava a cuore aperto.
– Totò, vergognati! Guarda come ti sei ridotto! Ma sempre così sei stato: un maniaco! Mi hai messo tante corna che anche in cielo lo sanno. E io ti ho sopportato, soltanto perché sono una gran dama.
Tutto questo, naturalmente, avveniva sul terrazzo dell’appartamento condominiale al cui interno vivevano un centinaio d’anime sollazzate.
Alle sei del mattino squillò il telefono.
– Pronto –, disse Andrea Rao, assonnato e infastidito.
– Sono la mamma. Il nonno è morto.
Andrea aspettava quel messaggio. Il nonno stava male e l’ultima volta che lo aveva visto, un paio di giorni prima, non riconosceva più nessuno. Malgrado ciò, alla notizia così definitiva, i suoi occhi s’inumidirono e ci volle qualche minuto per riaversi e cominciare a vestirsi per andare a salutare la salma, che era stata composta nell’antica tenuta di famiglia.
Il cancello era aperto e lasciava intravedere il viale di palme e aiuole che, nonostante la stagione fredda, erano fiorite d’oleandri e gerani. L’enorme dirupo roccioso, la timpa, che sormontava la casa, dava al luogo un’aria imponente e cupa.
La costruzione in fondo al viale era un vecchio fabbricato del Settecento. Rispecchiava in pieno l’agiatezza di cui molte famiglie siciliane avevano goduto fino ad un recente passato, così come il suo stato d’abbandono rifletteva la crisi che era seguita.
S’intuiva, infatti, come negli ultimi anni l’onorevole si fosse limitato nel mantenerlo.
Andrea cercò nella sua memoria e costatò come proprio alla fine degli anni sessanta risalisse l’inizio del declino del nonno e di tutta la casata. Stranamente il periodo coincideva anche con la prematura scomparsa del fratello, quello che per tutti era lo zio Peppuccio, ma che per il nonno era colui che gli suggeriva l’iniziativa e che quasi gli dava la forza e il coraggio di agire. Da allora troppi fatti si erano susseguiti, e tutti disastrosi.
A pensarci bene, Andrea si rendeva conto che, durante quel periodo, non era cambiato solo il destino di una famiglia ma, forse, anche il corso della storia. Eppure questa consapevolezza non gli dava la lucidità per accettare i fatti serenamente: lui li aveva vissuti e ne portava ancora i segni.
Intento com’era a pensare, Andrea non osservò di avere oltrepassato la soglia d’ingresso tenuta aperta per l’occasione, e di avere automaticamente imboccato il c
Cod. NRUS001 – Nunzio Russo – La voce del maestrale
ISBN: 978-88-6690-068-9
Formato: EPUB
sul sito potete trovare il bellissimo booktrailer del libro, con molte foto d’epoca originali.
Salvatore Musumeci, mugnaio del paese di Granata, si è arricchito col suo duro e onesto lavoro, fino a comprarsi il titolo di barone di Mezzocannolo: un titolo che, secondo le sue intenzioni, dovrebbe permettergli di essere più autorevole nei confronti del principe di Granata, senatore del Regno d’Italia, fondatore del paese oltre che potente “signore del pane”, in quanto proprietario dei mulini che macinano la gran parte della farina per i panettieri. Ma il principe è di diverso avviso: il pane è “roba sua” e la concorrenza di quel parvenu di Musumeci – anche se minima – è per lui un continuo affronto. Inoltre, insulto imperdonabile, il barone ha umiliato don Pietro Bellomo, soprastante del feudo principesco, frustandolo a sangue. I rancori esplodono all’improvviso: mentre Turi Musumeci passeggia sulla spiaggia, una scarica di pallettoni lo centra in pieno.
Il mulino passa a suo figlio Vincenzo, che comincia a produrre semole da pasta, poi fonda il Pastificio Musumeci, con ottimi guadagni. Ma non va altrettanto bene la vita sentimentale di Vincenzo, da sempre innamorato di Maddalena, medico missionario in Africa, ma sposato ad Ada, madre di suo figlio Totò, lentamente avviata verso una quieta follia. Una visita del giovane all’Asmara ed un incontro d’amore con la donna avrà le prevedibili conseguenze: Maddalena resta incinta e, per salvare se stessa e il bambino dalla vergogna, sposa Adriano Baggio, un ufficiale appena arrivato dall’Italia.
Una saga famigliare che parte dal 1910, attraversa tutto il secolo, tra due Guerre Mondiali, il Ventennio fascista, la Campagna d’Africa, la caduta della monarchia, l’avvento della repubblica, e arriva quasi a oggi. Un sorprendente romanzo d’esordio che è lo splendido affresco storico e sociale di un mondo scomparso, tra segreti, passioni inconfessabili, odi, vendette, peccati “dalla lunga ombra”. Una vicenda narrata con una prosa impeccabile, ritmo sostenuto e assoluta verosimiglianza: la storia degli uomini che hanno fatto l’imprenditoria del Sud, tra dure fatiche e ostacoli quasi insormontabili, con audaci intuizioni e molta perseveranza. Personaggi, sia principali che di contorno, che amerete per il loro coraggio, la loro forza morale e la profonda umanità, ma anche per il loro spirito e la inarrestabile vitalità.
Siate uomini prima che scrittori: create un’identita’ condivisa tra la vostra parola e la vostra vita.
Intervento dello scrittore Nunzio Russo alla tavola rotonda organizzata da Contrappunto Literary Management dal titolo ‘Decalogo per lo scrittore contemporaneo’. Salone Internazionale del Libro di Torino, 13 maggio 2011. Moderatrice: Natascia PaneIntervento dello scrittore Nunzio Russo alla tavola rotonda organizzata da Contrappunto Literary Management dal titolo ‘Decalogo per lo scrittore contemporaneo’. Salone Internazionale del Libro di Torino, 13 maggio 2011. Moderatrice: Natascia Pane
Innamoratevi! La scrittura è un atto d’amore. E’ il frutto creativo della passione verso cio’ che narrate, verso gli occhi che vi leggeranno domani, verso voi stessi e le personeche incontrerete con i vostri libri. La passione vi renderà scrittori.
Intervento dello scrittore Nunzio Russo alla tavola rotonda organizzata da Contrappunto Literary Management dal titolo ‘Decalogo per lo scrittore contemporaneo’. Salone Internazionale del Libro di Torino, 13 maggio 2011. Moderatrice: Natascia PaneIntervento dello scrittore Nunzio Russo alla tavola rotonda organizzata da Contrappunto Literary Management dal titolo ‘Decalogo per lo scrittore contemporaneo’. Salone Internazionale del Libro di Torino, 13 maggio 2011. Moderatrice: Natascia Pane
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla, una certa qualità d’animo, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo nero che spia”. (Gesualdo Bufalino)
Delle province siciliane quella di Ragusa è relativamente giovane. Infatti, venne istituita nella seconda metà degli anni venti. La zona è fra le più ricche del mezzogiorno d’Italia. Il capoluogo è una città dinamica, sede di numerose aziende ed enti. Nel ragusano vi sono grandissimi giacimenti d’asfalto, tra i più grandi d’Europa, oltre una consistente presenza di petrolio.
Il centro storico di Ragusa Ibla, caratterizzato dai suoi palazzi in stile barocco, è stato dichiarato patrimonio dell’UNESCO. Numerosi i film, divenuti dei veri cult, girati interamente ad Ibla. Davanti a tutti, Divorzio all’Italiana di Pietro Germi e Kaosdei fratelli Taviani.
A Maria Grazia Di Forti, presidente del Collegio Provinciale Fiaip – federazione italiana agenti immobiliari professionali – di Ragusa, abbiamo chiesto una riflessione sulla sua terra e gli abitanti.
“Qui la gente è ancora genuina, lavora e produce, oltre ad essere particolarmente generosa. Il numero dei donatori Avis , in rapporto agli abitanti, è secondo soltanto alla città di Milano. Per chi viene da fuori è uno spettacolo guardare Ibla, la sera e dall’alto, così simile ad un presepe d’altre epoche. Insomma, parlo di luoghi bellissimi e paradisiaci, come li ha recentemente definiti Roberto Benigni, che lo scorso settembre ha visitato questa provincia”. Ha risposto la signora Di Forti.