In oltre 300 visitano la mostra «Il Romanzo della Pasta Italiana», excursus storico e romantico su un prodotto tipicamente italiano nato in una Sicilia di altri tempi.
Oltre 300 visitatori in soli tre giorni per la mostra «Il Romanzo della Pasta Italiana», inaugurata venerdì 28 novembre nei locali dell’Associazione Dictinne Bobok di Palermo (via E. Albanese n. 7) e ideata da Nunzio Russo, discendente da produttori industriali di pasta siciliana. Hanno visitato la mostra anche molti discendenti dei pastifici attivi nei decenni scorsi sui territori di Termini imerese e della provincia di Palermo. Si è così chiuso con successo l’excursus storico e romantico su un prodotto tipicamente italiano, nato in una Sicilia di altri tempi e ben presentato dal discendente del pastificio Russo di Termini Imerese, chiuso alla fine degli anni ‘70 come tanti altri pastifici della città. La mostra, a cui ha partecipato anche la storica dell’arte Maria Antonietta Spadaro, è stata realizzata in collaborazione con Aliveris (società che detiene il brevetto di questa pasta il cui unico produttore al mondo è il Pastificio Filiberto Bianconi) e con l’Archivio Digitale Reggiane presso l’Unimore. Il brevetto internazionale è stato ottenuto dai ricercatori Carlo Clerici e Kenneth DR Setchell.
Nunzio Russo (autore del romanzo «La voce del maestrale», vincitore lo scorso settembre del Premio Elmo 2014 – Sezione Scrittori – Rizziconi RC) ha tracciato un affascinante percorso storico della pasta alimentare accompagnato da circa 170 slide in power point. «Non si può dire con precisione quando è nata la pasta – ha chiarito – perché nasce con l’impasto della massaia che mette insieme farina e acqua. Ma ci sono dei documenti, come quello del geografo arabo Al Idrisi, che ci parlano della produzione di pasta in una località tra Termini Imerese e Trabia nel 1154. Certo è che i primi mulini necessitavano della forza meccanica dell’acqua per le macine, quindi non potevano che sorgere nelle vicinanze di fiumi». Lo scrittore, figlio di due famiglie di pastai, “Russo” di Termini Imerese e “Messineo” di Trabia, ha parlato della vivace industria pastaia del territorio a cavallo tra ‘800 e ‘900. Una presentazione arricchita da aneddoti e curiosità – molte delle quali contenute ne «La voce del maestrale» – ma anche da documenti, disegni, lettere, tavole di progetti in originale e antichi marchi di pastifici. Tracce di una storia che nel romanzo guidano l’evolversi delle vite dei personaggi. «Di certo è un romanzo storico – lo ha definito la professoressa Francesca Caronna nella sua presentazione – al cui interno ci sono riflessioni specifiche: industria, pasta, amori che definisco “amori naturali” perché nelle storie, spesso incrociate, si mantengono inalterati in ogni circostanza. Ci sono figli condivisi e famiglie in cui il legame ancestrale tra le persone è indissolubile nel rispetto assoluto e completo delle altre persone coinvolte. Nel romanzo l’eredità è elemento di cultura e forza dell’essere “famiglia”: nessuno si trova mai da solo».
Venerdì, Russo ha ricevuto il guidoncino del Lions Club Termini Himera Cerere dal presidente Fabio Lo Bono per il suo impegno nel diffondere la storia dei pastifici di Termini Imerese. Il Club si è poi offerto come partner per futuri eventi volti a diffondere tali notizie.
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