Sullo sfondo degli avvenimenti politici ed economici che caratterizzarono l’Italia del ‘900, il romanzo di Nunzio Russo ripercorre, con grande fedeltà storica, le trasformazioni sociali e culturali della borghesia siciliana nel periodo che intercorre tra gli anni dieci del ‘900 e i giorni nostri.
L’ analisi storica si concretizza attraverso la narrazione delle vicende che interessarono, per quattro generazioni, una famiglia di imprenditori. Il romanzo ha inizio con l’ascesa sociale del mugnaio Turi Musumeci il quale, dopo aver sborsato un’ingente somma di denaro, acquista il titolo di barone di Mezzocannolo, una piccola località sperduta nelle campagne di Granata di Sicilia. L’acquisizione del titolo nobiliare, tanto agognato, non consentirà, tuttavia, al coraggioso e intraprendente Turi di raggiungere un ruolo sociale equiparabile a quello dell’antica nobiltà. Nobiltà arrogante e “padrona” e così ben rappresentata, nel testo, dalla figura del Principe di Granata. Una nobiltà sempre più in declino e, proprio per questo, sempre meno disposta a cedere potere e privilegi a una borghesia che, di contro, sta diventando sempre più organizzata e consapevole. Gli affetti, l’amore, tutto, nel libro, sembra essere trainato da quel sentimento di forte cambiamento che anima i tanti, e ben tratteggiati, personaggi presenti nel romanzo. La meravigliosa terra di Sicilia, descritta con maestria dall’autore, è una Sicilia sulla quale alita un vento nuovo, forte come il maestrale quando soffia impetuoso.
Un testo davvero pregevole, questo di Nunzio Russo, che consiglio vivamente di leggere. Una storia appassionante, a tratti poetica e di grande interesse storico, oltre che letterario, contrassegnata da quella cifra distintiva che caratterizzò la narrativa siciliana di De Roberto, di Pirandello de “I vecchi e i giovani” e di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
Anche qui, paradossalmente, come ne“ Il gattopardo”, il messaggio che giunge con forza al lettore è: “Se vogliamo che tutto rimanga com’è bisogna che tutto cambi”.
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La Voce del Maestrale. Una recensione dalla scrittrice Alessandra Ponticelli.
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Nunzio Russo
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