Nel parlare della Targa Florio ritengo difficile escludere un breve commento. E come descrivere una manifestazione che va oltre il fatto sportivo, se non affermando che rappresenta o meglio esprime una chiara volontà di cambiamento, che la nostra terra vuole operare, nel contesto di una piu’ generale tendenza al miglioramento della civilta’ di Sicilia. “Bisogna guardare avanti” come diceva Vincenzo Florio, il fondatore di questo quotidiano, e come sostiene ancora oggi la redazione tutta.
Questo significa non tralasciare l’anima della nostra regione che, con una giusta interpretazione del passato, in questo caso sportivo, ci aiuti a comprendere i valori mai sopiti di una societa’ finalmente indirizzata al progresso ed al dinamismo. Le forze giovani del nostro mondo, il mondo dell’automobilismo isolano, devono sforzarsi d’interpretare agli occhi degli amici di oltre Stretto tale determinazione.
La Targa Florio come uno degli esempi chiari e puliti di un mondo rinnovato, e per questo libero da vincoli e lacci di una certa categoria di uomini legati ad un passato di errori, innalzandosi al punto da meritare rispetto e considerazione davanti la classe dirigente della nazione. Lo sport automibilistico insieme con i doni espressi dai campioni siciliani di ieri e di oggi – davanti a tutti Nino Vaccarella ed Antonio Pucci – e’ un esempio di crescita inarrestabile.
In questa ottica va inquadrata la partecipazione alle gare della scuderia Afi Club di Termini Imerese, ed il sostegno di questa a tutti i piloti dell’isola oltre ai piu’ blasonati campioni. A questo punto, non stupisce incontrare Mauro Pregliasco – campione d’Europa Rally – circondato da giovani, e poi ascoltare dalla sua voce: “Voi ragazzi rappresentate e dovete continuare a rappresentare la parte piu’ bella e sana della Sicilia”. Un messaggio rivolto tutti, perche’ l’automobilismo oltre palestra di coraggio lo sia anche di vita. Quasi settanta anni di Targa Florio desidero insegnino pure questo.
Ho appena terminato di leggere il tuo libro. Be’… diciamo che sul fatto che tu sappia scrivere, e anche bene, non ci sono dubbi. Gestire quasi cinquecento pagine di narrazione non è certo cosa semplice… sopratutto non è semplice mantenere viva l’attenzione e fresco l’interesse per tempi così lunghi. Personalmente (i miei romanzi non superano quasi mai le duecento pagine), non ne sarei mai stato capace. La tecnica da te utilizzata per srotolare l’intero racconto, se non fa una piega del punto di vista letterario, certamente non mette in luce uno stile "personalizzato" che a parer mio ogni autore, prima o poi, deve dimostrare di possedere. In pratica una sorta di utilizzo del "linguaggio ritmico" che, immediatamente, ci permette di riconoscere colui che lo sta utilizzando, distinguendolo dalle altre migliaia di scrittori che affollano (per non dire infestano) le librerie e le biblioteche. Certamente, perché ciò avvenga, ci vuole tempo ma, sopratutto, molta produzione (termine orrendo) di opere di diverso genere quali romanzi, saggi, ma anche semplicemente articoli di taglio giornalistico. Durante la lettura del "La voce del maestrale", non ho potuto fare a meno di avvertire la presenza allusiva di stupendi romanzi quali addirittura "Guerra e Pace", o "Via col vento", e, perché no, "La mia Africa" e, per finire, il grande capolavoro "Il Gattopardo". Saghe familiari che una letteratura un po’ datata, con alterno successo, ci ha propinato per anni e, ancora per molti anni, troveremo sugli scafali dei librai. Come già detto, io non sarei mai stato in grado di controllare, sia tecnicamente che emotivamente, un volume di lavoro così esteso e complesso. La tua competenza, nonché le puntuali documentazioni riguardo gli argomenti trattati, denota inoltre la straordinaria "professionalità" che, pagina dopo pagina, hai opportunamente adoperato e condotto sino alla fine. Ma una cosa voglio dirti e fortemente sottolineare in questa mia modesta e limitata "critica". Quello di cui ho maggiormente sentito la mancanza è stata lei… sì… proprio lei… la signora "Emozione". E’ vero che in qualche passaggio ho anche dovuto trattere un po’ le lacrime, ed in altri la rabbia… ma, nel suo insieme, non mi è bastato. Kafka diceva che se un libro non emoziona, se un libro non irrita, se un libro non indigna, se un libro come una piccozza non spezza il ghiaccio che avvolge il cuore degli uomini, ebbene… non è un libro. Ovviamente prenderai queste mie osservazione con assoluto beneficio d’inventario. Ovviamente non sono un critico, né un recensore, né tantomeno uno "scrittore". Perdona la mia sfrontatezza nel giudicare un’opera che meriterbbe di occupare posti importanti nelle classifiche librarie, al posto di talune "porcherie" di bassa appendice. Perdona e accetta i miei ringraziamenti per avermi fatto il dono più importante che uno scrittore possa fare ad un amico: La sua "creatura"… la sua opera autobiografica.
Alle volte è bene che di te parli il tuo prossimo. Così, volentieri raccolgo in questa nota impressioni e commenti di chi mi conosce attraverso quanto scrivo. Tutto è pubblicato come pervenuto per posta o in questo mio profilo e nel gruppo "la voce del maestrale – nunzio russo", regalo dei miei figli. Nessuna correzione o editing è stata apportata, come vuole internet. Grazie di cuore a tutti, Nunzio.
Di me avete scritto…
Uno dei miei autori più cari: uno dei primi che ha creduto in me tanti, tanti anni fa, quando Contrappunto muoveva ancora i suoi primi passi e non era ancora ciò che poi è diventata… Un romanzo che abita nel mio cuore da sempre, e che porteremo nel cuore di sempre più persone!
Natascia Pane – Agenzia Contrappunto – Torino
…E mentre scorrono i fatti, l’autore introduce come una colonna sonora, la presenza rassicurante della voce del maestrale.
Rosy Orlando – Giornale di Sicilia – Palermo
Il romanzo di Nunzio Russo racconta di una famiglia borghese, legata all’industria della pasta. La storia è ambientata nel XX secolo fra la Sicilia e l’Africa.
Mario Rozza – Magazine Pirelli Re – Milano
La Voce Del Maestrale è un romanzo che sa farsi volere bene, perché con il suo stile narrativo scorrevole e la semplicità descrittiva conduce per mano il lettore appassionandolo agli avvenimenti.
Michele Terrana – Malgrado Tutto – Racalmuto (Agrigento)
Nunzio Russo è autore di un volume, "La Voce del Maestrale", che traccia una storia a tinte forti immersa negli splendori e nelle contraddizioni della Sicilia.
Mario Valeri – L’Agente Immobiliare – Roma
Nel suo romanzo – La Voce del Maestrale -, Nunzio Russo consegna il vissuto di uomini e donne del Sud, pionieri di una cultura della cui fortuna siamo testimoni.
Alberto Asero – giornalista – Torino
Complimenti vivissimi. Ho letto il suo libro che mi è stato regalato dalla mia carissima amica Gabriella. Leggendolo ha risvegliato in me ricordi di una parte della mia vita trascorsa in sicilia. Lei racconta una storia vera, piena di realtà vissute e sentimenti profondi, che nella realtà a volte danno gioia e altre volte dolore. Grazie per questi ricordi riaffiorati, grazie al suo libro, e mi permetto di aggiungere di non smettere mai di non smettere di dedicarsi alla scrittura e regalarci nel futuro altri capolavori come "la voce del maestrale". Complimenti ancora e un affettuoso saluto. Marilena.
P.S. sono nata in sicilia precisamente a san cataldo provincia caltanissetta, e ci sono rimasta per 15 anni. poi io e la mia famiglia ci siamo trasferiti a padova e siamo rimasti.
Marilena Desimone – lettrice – San Cataldo (Caltanissetta)
Complimenti per il romanzo "La voce del Maestrale". E’ un libro che ti avvolge!
Patrizia Diemoz – vice presidente nazionale fiaip – Aosta
"…e mentre il cielo si riempiva di stelle e la luna rischiarava i fertili campi di una volta, la voce del maestrale si trasformo’ in un canto di gioia". Fatto. Anch’io ho appena finito di leggerlo. Bellissimo! Complimenti da una palermitana che ha la fortuna di poter vivere in questa terra meravigliosa e mangia solo…pasta siciliana! ahahah
Alessandra Cavarretta – lettrice – Palermo
Romanzo scritto con il cuore e da penna magistrale!
Solo un cuore siciliano poteva riuscire in una narrazione simile!
Valori e sentimenti come: amicizia, amore, rispetto, fedeltà e onore non potevano essere espressi in modo migliore, quasi da renderli concreti e palpabili.
Sono valori del passato che Nunzio Russo ha saputo riportare in modo toccante alla memoria, forse sperand
La comoda poltrona di una biblioteca, una sdraia sulla spiaggia o un sedile di pietra in campagna sono ottimi compagni per una lettura intelligente. Ma che leggere? Queste, per esempio, sono alcune delle mie letture.
Buon divertimento. Anzi, buon viaggio!
Alessandro Baricco, Questa Storia, Fandango, Roma 2005
Maria R. Bordihn, Il Falco di Svevia, Tropea, Milano 2005
Cochran/Murphy, Re per Sempre, Longanesi, Milano 1992
Glean Meade, Le Sabbie di Saqqara, Piemme, Casale Monferrato (AL) 1999
Erwin Rommel, Guerra senza Odio, Garzanti, Milano 1963
Hernest Hemingway, Vero all’alba, Mondadori, Milano 1999
Gen. Paolo Puntoni, Parla Vittorio Emanuele III, Il Mulino, Bologna 1993
Questo piatto è unico nella tradizione siciliana. Le vecchie storie dicono che fu pensato dalla signora Adele La Manna Giuffrè di Termini Imerese, proprietaria terriera e poetessa.
Il nome di PASTA INCACIATA, si dice, fu proprio lei a stabilirlo. La ricetta è stata tramandata attraverso le generazioni. Oggi viene presentata da questo blog e offerta ai buongustai di tutto il mondo. Chi ha avuto la fortuna di assaggiare questa pietanza, specialmente a ferragosto e sotto un albero di ulivo, non l’ha più dimenticata.
LA PASTA “INCACIATA”
Ingredienti: (Per 6-8 persone) 500 gr. di rigatoni 600 gr. di carne di manzo per sugo 100 gr di estratto di pomodoro 2 melanzane 1/2 cipolla 1 mazzo di basilico 1 noce moscata 1 cucchiaio di zucchero 1 cucchiaio di parmigiano olio di oliva
Preparazione: Tagliare in tre parti la carne. Versare un poco di olio in un tegame e riscaldare leggermente. Poi rosolare il manzo da ogni lato, quindi poggiarlo in un piatto. Nello stesso tegame soffriggere la mezza cipolla fin quando diventa bionda, aggiungere l’estratto di pomodoro e scioglierlo con acqua calda. Quindi, tornare a mescolare la carne nel sugo. Spandere ancora abbondante acqua calda, portare a ebollizione e far cuocere per circa due ore a fuoco moderato. Attendere che l’intingolo si rapprenda. Quando la carne è ben cotta bisogna metterla su un tagliere, spezzettarla e poi depositarla in un’altra pentola. Friggere le melanzane tagliate a fette, tagliuzzarle e unirle al manzo. Condire con due – tre mestoli di sugo, basilico, zucchero, sale, parmigiano e un pizzico di noce moscata. Cuocere i rigatoni e, dopo avere eliminato l’acqua di cottura, maneggiarli insieme al condimento. Servire in un piatto di portata.
Per gentile concessione degli eredi della signora Adele La Manna Giuffrè
La pasta è nata in Sicilia. Il suo luogo di origine è Termini Imerese. I ricercatori ci danno notizie di questo prodotto unico nella storia della scienza alimentare, fino dal 1154. E quindi da quando il geografo arabo Al Idrisi giro’ l’isola, scrivendo Il Libro di Ruggero, e così narrando le meraviglie della terra del sole e per conto del normanno Re Ruggero II di Sicilia. Questo fatto avvenne cento anni prima della nascita di Marco Polo, per centinaia di anni considerato l’esploratore che – scopertala in Cina – la fece poi conoscere in occidente. Di questo mito secolare è rimasto poco nel luogo d’origine. Agli inizi del novecento a Termini Imerese c’erano ancora quarantacinque fabbriche, e tutte producevano pasta o macinavano il grano. Sulla carta stampata, di alcune aziende è rimasta indelebile traccia fino ad oggi.
ANTONINO RUSSO FU NUNZIO
Molini e Pastificio – TERMINI IMERESE
"Non v’è chi non dica che le paste alimentari di Torre Annunziata e di Gragnano siano tra quelle di produzione italiana le supereccellenti; ed infatti non si può dire che tali prodotti siano da disprezzare; ma in omaggio alla giustizia ed alla verità, è dovereoso riconoscere che il luogo di origine di questa industria è la Sicilia e specialmente Termini Imerese, ove si fabbrica la pasta di pura semola senza ricorrere alle materie eterogenee di cui non tutte le Case produttrici di altri siti sono aliene dal miscelare le semole per la pasta medesima.
In riva al mare, ma poco lungi dalla Città e vicinissimo allo stabilimento termale, sorge in Termini Imerese un opificio di recente costruzione, ma che rappresenta il risultato di molti anni di lavoro e di attività. Esso appartiene alla ditta Russo, la quale sino dal 1875 esiste, ed ha saputo conquistarsi per la bontà dei suoi prodotti un posto invidiabile fra le Ditte esportatrici di paste alimentari siciliane.
E’ il solo stabilimento di Termini che unisca alla produzione di paste alimentari la macinazione dei cereali; questa produzione cumulativa porta il doppio vantaggio di avere una materia prima migliore, ed il prodotto eccellente.
Lo stabilimento è fornito di una motrice a gas povero di 30 cavalli, ed un macchinario esemplare, quali macine e semolatrici, impastatrici, torchi orizzontali e verticali e gramolatrici.
Il frumento adoperato, è il cosi detto duro di Sicilia, col quale si fabbrica dal Russo un unico tipo di pasta. Le specie poi variano a seconda delle richieste, e si va dalle sottili pastine alle paste lunghe, forate o scanalate.
Questi prodotti sono veramente degni della rinomanza che godono in Italia e particolarmente all’estero; nella cottura conservano la loro consistenza, hanno un sapore speciale gustosissimo e sono di facilissima digestione. Cio’ dipende anzitutto dalla qualita’ extra dei grani adoperati, e poi da un fatto importantissimo a sapersi. Lo stabilimento Russo sorge a non più di 100 metri dalle famose e miracolose Terme; una vena d’acqua termale passa proprio sotto l’edificio del Russo, il quale conoscendo i benefici effetti di queste acque volle adottarle per la pulitura e la bagnatura del grano.
Una pompa estrae continuamente quest’acqua minerale e calda, ed il grano s’imbeve e si appropria tutti gli elementi salutiferi dell’acqua, i quali vengono conservati
Nunzio Russo alla seconda sessione del Convegno “I Grani Duri Siciliani” – storia, antropologia, gastronomia.
L’Accademia Italiana della Cucina, con il patrocinio dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia e di Coldiretti, organizza il 6 e il 7 ottobre, presso due prestigiose location a Palermo (Palazzo Ajutamicristo e Palazzo Branciforte), il Convegno I Grani Duri Siciliani, voluto dalle dalle Delegazioni della Sicilia Occidentale (Palermo, Palermo Mondello, Alcamo, Agrigento, Trapani, Caltanissetta, Cefalù), che hanno dedicato il 2016 e il 2017 all’analisi e valutazione dei molteplici aspetti culturali, storici, antropologici e gastronomici correlati ai grani duri siciliani em ovviamente, al pane e alla pasta, principali alimenti dell’uomo da quando ha semmo di essere nomade.
Nicola Nocilla, docente presso l’Università di Palermo e coordinatore dell’Accademia Italiana della Cucina, ha specificato quanto segue:
“Ad Agrigento, nel 2016, abbiamo analizzato le tecniche della semina, la valutazione dei processi di adattamento dei semi al terreno, agli incroci con altri grani ed alle numerose popolazioni presenti in Sicilia che, grazie al germoplasma eterogeneo, godono di una maggiore adattabilità alle diverse condizioni ambientali. Sono stati affrontati gli aspetti storci e antropologici, le correlate stratificazioni sociali e politiche, l’evoluzione delle tecniche di coltivazione. Nel Convegno di Palermo, dopoaver ricordatole principali famiglie di grani siciliani il cui germoplasma è custodito dalla Stazione Sperimentale di Granicoltura di Caltanissetta, si illustreranno le tecniche di molitura e le differenti qualità di farine che nederivano, le diverse tecniche di preparazione del pane e della pasta e si ripercorrerà la storia della pasta in Sicilia.”
In questo importante contesto, Nunzio Russo interverrà sabato 7 ottobre alle 10:30, nella sede di Palazzo Branciforte, partecipando con il suo libro Il Romanzo della Pasta Italiana, perfetta testimonianza di cultura, storia tradizione siciliana.