Il Romanzo della Pasta Italiana apre la mostra organizzata dai Lions Club sulle Antiche Arti e Mestieri della Tradizione Siciliana con il patrocinio della Città di Termini Imerese, dell'Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, dell'Archivio Digitale Reggiane presso l'Unimore, del Parco Minerario Floristella Grottacalda e del Liceo Classico e Artistico di Termini Imerese.
Se Al-Idrisi, noto geografo arabo, avesse previsto, nel lontano XII secolo, tale deserto, probabilmente non avrebbe posto la sua attenzione al territorio tra Termini Imerese e Trabia, la “Trabia”, dove “si fabbrica tanta copia di pasta (Yttriyya) da esportarne in tutte le parti”. È nota a tutti la querelle sul luogo d’origine della pasta, su cui non ci addentriamo in maniera specifica, perché una cosa è certa: la pasta è un prodotto di origine siciliana e in contrada Mulinelli, nei pressi del fiume San Leonardo di Termini Imerese, sorsero antichi insediamenti produttivi.
Leggendo “Il Romanzo della Pasta Italiana” (ed. Edizioni Esordienti Ebook 2015, Moncalieri) di Nunzio Russo, figlio e nipote di pastai da entrambi i rami della famiglia, la “Russo” di Termini Imerese e la “Messineo” di Trabia, si può ripercorrere la storia di un’industria, ma anche di un territorio e della sua gente nel Novecento. Già nel 1875 a Termini Imerese operava la ditta Russo grazie a macine, semolatrici, impastatrici, torchi e gramolatrici e all’uso delle pregiate acque termali (Bontempelli e Trevisani, La Sicilia industriale commerciale e agricola, Milano 1903).
Col tempo arrivarono in Sicilia la pressa continua, prodotta, ad esempio, dalle OMI (Officine Meccaniche Reggiane di Reggio Emilia) e le linee automatiche di essiccazione e, quindi, la vasta produzione prese il largo verso l’America. Pasta lunga e corta delle ditte Russo, D’Asaro, Di Cola & figli di Termini Imerese varcò i confini dell’Italia in confezioni di cartone o in buste di cotone. Nel secondo dopoguerra l’industria siciliana della pasta vive il periodo di massimo splendore: il pastificio di Antonino Russo fu Nunzio di Termini Imerese, solo per citare un esempio, è ormai una costruzione monumentale di sette piani!
Ma alla fine degli anni Cinquanta nascevano i primi pastifici in America e in Australia, mentre nell’Italia settentrionale prodotti Barilla e Agnesi spopolavano sulle tavole degli italiani. Inizia il declino dei pastifici siciliani: l’ultimo tentativo il progetto di un grande pastificio automatico in linea a Termini Imerese, costituendo una S.p.A. delle famiglie di pastai (Antonino Arrigo & figli, Antonino Russo fu Nunzio e Giuseppe Pusateri Badali’).
Nel sito dove sarebbe dovuto nascere il più grande pastificio dei maestri siciliani abbiamo visto sorgere la Sicilfiat, dove oggi regna la desolazione di fronte ad uno stabilimento inattivo da anni…
Oggi in Italia si contano grandissimi pastifici industriali, ma rimane l’amaro in bocca del “culto” della pasta, una tradizione nata in Sicilia, terra che, come in molti altri casi, non ha saputo proteggere le sue creature.
Francesca Caronna – LC Termini Himera Cerere