Author

Nunzio Russo

Browsing
Nelle notti più dolci, tante volte ho sognato la luna e la stella come elegante arredo della volta celeste più pura incontrata nella vita. E’ questo l’istintivo ricordo del mio affetto per l’alto colle sul mare di Cefalù. Era un 8 settembre, ma la memoria di quel giorno è rimasta sempre viva nell’intimo dell’io. Un vescovo cantava i vespri ed esortava tutti a guardare nel cielo i segni della presenza silenziosa di Maria, all’imbrunire e sul sagrato. Poco più che ragazzo quale ero allora, dapprima ridacchiai, ma dopo andai giù e inginocchiato, portato lì da una dolce mano, mai dimenticata un solo istante.
 
A quei tempi i giovani erano, o si sentivano, giganti. Contestavano e chiacchieravano di politica e fumavano, ma sempre vestivano polo di lacoste e mettevano una monetina da venti lire nella fessura degli immancabili mocassini, quasi coperti da jeans a zampa d’elefante. Di Dio poco si temeva o sapeva, una volta ottenuta la prima comunione, a Palermo, dai Padri Gesuiti di Casa Professa. A questa normalità neppure io facevo eccezione. Ma altro era a venire, lungo quel tratto mai diritto che indicava il domani. Almeno, per me.
La prima fidanzatina della mia esistenza villeggiava lì, e così andai a vedere la strada da percorrere per raggiungerla un paio di volte la settimana, nei pomeriggi della calda stagione. Quella volta mi condusse fino al Santuario, dopo avermi mostrato la casa dei genitori. Ebbi una percezione di stupore nell’osservare i gradini e poi lo spiazzo e la statua di Francesco sulla destra. Non andai oltre quel giorno. Mi fermai lì e tornai indietro. Quell’estate rare volte tornai lassù. Frequentavo lo Spaccio Colombo e qualche volta andavo a guardare il mare dall’Osservatorio. Era il 1982 e la nazionale diventava campione del mondo e Paolo Rossi come una cometa gonfiava d’orgoglio il petto degli italiani. Ma faceva caldo e lo scirocco imperversava sulla costa, quasi era stato lui il monarca assoluto del momento. Allora scappavo dalla ragazzina di quell’epoca senza macchia, alla ricerca di una fronda e del fresco e d’aria buona.
 
Dai tramonti e attraverso albe acquamarina sono passati gli anni, e momenti grigi e lieti hanno inondato d’emozioni il giovane di un tempo. Ad un tratto mi vidi più grande, magari afflitto dal sempre attuale problema della ricerca di un lavoro adeguato a chi è stato educato ad antichi valori, che da sempre furono gli unici a contare, se un po’ funzioni con la testa. Sempre lì, mi trovai a riflettere su questo e da solo, in una giornata fatta dell’oro e del rosso d’autunno. Avevo incontrato e conosciuto una giovane, che faceva compagnia alla nonna, una dolce signora che mai si staccava da quel colle, prima d’ottobre. Recitai una preghiera, percependomi piccolo e improvvisato come fedele. Ma quello fu l’inizio vero dell’amore. In tutti sensi.
 
Nella mente ho memoria dei miei figli piccoli, e la viva immagine della salita a piedi attraverso i vialetti della macchia e fino a Pizzo S. Angelo, il punto più alto. Portavo le coperte in spalla ed il cestino per fare colazione, sempre inseguito dalle mille raccomandazioni della loro mamma, perché potevano esserci pericoli. Rischi grossi, precisava, visto che spesso sogno, e finanche disattento e colpito dalla bellezza del bosco, che vede l’immensità del mare come un falco all’attacco d’una preda. E poi, penso tante altre piccole storie come modesti vissuti o icone di più stagioni sempre vive nel cuore. Dell’ascesa alla campana del Santuario, attraverso una porticina, una domenica e durante la messa, potrei raccontare per un giorno e una notte o forse più.  Cos&ig

“Questo libro manifesta il desiderio di dare voce alla parte migliore di tutti noi, gente del sud. Uomini e donne che con la loro esistenza hanno lasciato un positivo messaggio alle nuove generazioni, di fatto dando il via all’agro industria e al made in Italy più famoso”.
 
La pasta è l’elemento base della cultura alimentare italiana ed è ampiamente utilizzata nella dieta mediterranea, l’opera di Nunzio Russo, “Il romanzo della Pasta italiana” (EEE.book, 2015), ne racconta la nascita, la diffusione, l’uso e soprattutto cos’è per lui e cos’è stata per la sua famiglia di antichi pastai di Termini Imerese.
La pasta è “la pietanza dell’unione e dell’amore, ma anche il segno del raggiunto benessere di un popolo, la regina della Dieta Mediterranea e il patrimonio culturale immateriale dell’umanità, Unesco 2010”. La pasta è nata in Sicilia intorno al 1154. “Non si può dire con precisione però esattamente quando e dove è nata – ci tiene a chiarire l’autore – perché nasce con l’impasto della massaia che mette insieme farina e acqua. Ci sono dei documenti, comunque, come quello del geografo arabo Al Idrisi, che ci parlano della produzione di pasta in una località tra Termini Imerese e Trabia appunto nel 1154. Certo è che i primi mulini necessitavano della forza meccanica dell’acqua per le macine, quindi non potevano che sorgere nelle vicinanze di fiumi”. E Termini Imerese di fiumi ne ha ben cinque.
Lo scrittore, figlio di due famiglie di pastai, “Russo” di Termini Imerese e “Messineo” di Trabia, descrive nel suo libro, il florido commercio sviluppatosi intorno alla pasta a Termini Imerese e a Catania fino a tutti i secoli XVII e XVIII. Dalla Sicilia, ci racconta con amore Nunzio Russo, la pasta raggiunse la Liguria e poi la Campania. Da qui si approdò con grande fortuna ai mercati d’oltreoceano. Proprio in questi periodi nacquero le prime corporazioni e i primi regolamenti legislativi. Molte delle piccole e medie industrie di pasta confezionavano anche una specialità esclusiva di acciughe salate in scatole.
Questo saggio è comunque soprattutto la testimonianza di come si faceva imprenditoria in Sicilia nell’Ottocento e nella metà del Novecento e come a causa dei costi di trasporto e dell’assenza di una rete autostradale i produttori, gli artigiani, gli imprenditori siciliani hanno dovuto soccombere a quelli delle regioni settentrionali, ad aziende molto più grosse, più all’avanguardia e vicine ai mercati nazionali e internazionali, Barilla e Agnesi hanno avuto una crescita esponenziale.
La grandezza di quest’opera sicuramente sta nel portar alla luce con documenti alla mano la chiusura di oltre quarantacinque pastifici nella zona di Termine Imerese che riuscivano a produrre giornalmente 14.521 quintali di pasta e esportarla persino in America. Gli ultimi industriali della pasta in Sicilia si riunirono nel 1960 per studiare un progetto ambizioso: un grande pastificio automatico proprio presso la nascente zona industriale di Termini Imerese, come dire produrre pasta e buona pasta nel solco della tradizione invece di macchine Fiat.
 
“Alla fine però l’accordo non è sottoscritto”. “E quindi il sogno dei pastai di Sicilia, la terra dove è na

È uscito il libro «Il Romanzo della Pasta Italiana» di Nunzio Russo, scrittore termitano e discendente di un’antica famiglia di produttori di pasta alimentare siciliana. Il libro, disponibile in formato cartaceo ma anche in ebook, presenta, in 80 pagine, la storia della pasta secca e traccia un affascinante percorso storico della pasta alimentare accompagnato da una cinquantina di immagini. 

Il volume, presentato dallo stesso autore per la prima volta l’11 febbraio nel corso della conferenza svoltasi nell’auditorium del liceo scientifico “Nicolò Palmeri”  sui “Grani Duri Antichi Siciliani, il benessere nella tradizione”, si pone come l’unico testo al mondo che nasce dalla terra dove la pasta secca (a lunga conservazione) nei fatti è nata, e giusto nell’anno dell’Expo.
 
Finora il romanzo si era presentato come un Power Point, realizzato dallo stesso Russo, attraverso cui l’autore ripercorreva le origini della pasta italiana nel corso di eventi e manifestazioni a tema. Con il libro, tale memoria ha preso corpo rappresentando una importante base per parlare di “storia della pasta italiana”.
«Non si può dire esattamente dove e quando è nata la pasta – scrive Nunzio Russo nelle prime pagine del suo libro -, perché appare sulle nostre tavole grazie alla buona volontà di quella prima massaia siciliana che ha messo insieme semola di grano duro e acqua a forza di braccia». Ma ci sono documenti, come quello del geografo arabo Al Idrisi, che ci parlano della produzione di pasta in una località tra Termini Imerese e Trabia nel 1154. Certo è che i primi mulini necessitavano della forza meccanica dell’acqua per le macine, quindi non potevano che sorgere nelle vicinanze di fiumi. Lo scrittore, figlio di due famiglie di pastai (“Russo” di Termini Imerese e “Messineo” di Trabia), dedica il libro al papà Francesco e parla anche della vivace industria pastaia del territorio a cavallo tra ‘800 e ‘900.
Nell’excursus storico si arriva fino ai giorni nostri che vedono la nascita della pasta al «germe di soia» che porta il nome di «Aliveris» (società che detiene il brevetto di questa pasta – ottenuto grazie ai ricercatori Carlo Clerici e Kenneth DR Setchell – il cui unico produttore al mondo è il Pastificio Filiberto Bianconi) e che unisce alla pasta di semola di grano duro la soia, tipico ingrediente della cultura culinaria asiatica e molto usato in Cina, Giappone e Indonesia.
 
Il testo, un pamphlet, è dunque un breve saggio agevole nella lettura e completo nei contenuti tanto che permette di apprendere qualcosa sulla pasta italiana in poco tempo. E basato sull’etnostoria: la ricerca si fonda su fonti canoniche scritte e tradizioni orali. Il risultato è un approccio al presente e al futuro grazie a retrospezione e manifestazioni della cultura popolare.

"Ogni volta che sentite soffiare il maestrale sicuramente Nunzio Russo è in una scuola, in un convegno, in una fiera di libri, in mezzo alla gente a raccontare la sua storia, la storia della sua famiglia, la storia della Sicilia attiva, la storia della pasta che tanta libertà avrebbe potuto continuare a dare".

Nunzio Russo è l’autore del romanzo La voce del maestrale cui oggi si aggiunge un saggio dal titolo Il romanzo della pasta italiana, che mette in luce la Sicilia produttiva, quella che tra fine Ottocento e prima metà del Novecento si contraddistingueva per la produzione di pasta.

“La voce del maestrale” di Nunzio Russo è un avvincente romanzo storico, mentre nel pamphlet "Il romanzo della pasta italiana" è sviluppata un’analisi del presente di questa industria della nostra terra, attraverso la retrospezione e le manifestazioni della cultura popolare. In questo suo romanzo, grazie al quale l’autore lo scorso settembre ha vinto il Premio Elmo 2014 – Sezione Scrittori (Rizziconi RC), Nunzio Russo traccia un affascinante percorso storico della pasta attraverso la vita dei suoi personaggi. Una storia di “amore e produttività” in una Sicilia povera e immutabile, dove il lavoro, la fatica e le tradizioni sono l’alimento fondamentale di una famiglia di pastai e di un territorio che ha assistito all’ascesa ma anche purtroppo al declino di una delle sue principali fonti di ricchezze. Nunzio discende da antichi produttori di pasta siciliana ed è con un profondo amore per la sua famiglia, la sua terra che da volontario raccoglie da molti anni documenti, testi, fatture, conti, bolle di consegna, macchinari d’epoca e racconti antichi sulla pasta, trasferendoli in scrittura e in power point a vantaggio delle nuove generazioni e della memoria storica.

La pasta è nata in Sicilia intorno al 1154. “Non si può dire con precisione però esattamente quando e dove è nata – ci tiene a chiarire l’autore – perché nasce con l’impasto della massaia che mette insieme farina e acqua. Ci sono dei documenti, comunque, come quello del geografo arabo Al Idrisi, che ci parlano della produzione di pasta in una località tra Termini Imerese e Trabia appunto nel 1154. Certo è che i primi mulini necessitavano della forza meccanica dell’acqua per le macine, quindi non potevano che sorgere nelle vicinanze di fiumi”. E Termini Imerese di fiumi ne ha ben cinque. Lo scrittore, figlio di due famiglie di pastai, “Russo” di Termini Imerese e “Messineo” di Trabia, descrive nel suo romanzo, – sua opera prima, a cui sta scrivendo un prequel di cui non vuole ancora parlare -, l’industria pastaia del suo territorio tra ‘800 e ‘900. “La voce del maestrale” è un romanzo arricchito poi da aneddoti e curiosità, da documenti storici, lettere, disegni, che tracciano lo svolgersi della storia che si dipana cronologicamente dal 1910 al 1940, ma che grazie al susseguirsi di flashback e flashforward coinvolge la memoria dei personaggi indietro negli anni e in avanti sino il 1996.
 
Romanzo in parte autobiografico, in parte inventato, “La voce del maestrale” è la saga familiare dei Musumeci che si sviluppa tra eventi storici d’interesse rilevante, come la prima e la seconda guerra mondiale, il ventennio fascista, la campagna d’Africa, lo sbarco in Sicilia delle truppe americane, l’avvento della Repubblica, il boom economico e ciò che ne consegue. Que

Nunzio Russo (autore del romanzo «La voce del maestrale», vincitore lo scorso settembre del Premio Elmo 2014 – Sezione Scrittori – Rizziconi RC) ha tracciato un affascinante percorso storico della pasta alimentare accompagnato da circa 170 slide in power point. «Non si può dire con precisione quando è nata la pasta – ha chiarito – perché nasce con l’impasto della massaia che mette insieme farina e acqua. Ma ci sono dei documenti, come quello del geografo arabo Al Idrisi, che ci parlano della produzione di pasta in una località tra Termini Imerese e Trabia nel 1154. Certo è che i primi mulini necessitavano della forza meccanica dell’acqua per le macine, quindi non potevano che sorgere nelle vicinanze di fiumi».

Lo scrittore, figlio di due famiglie di pastai, “Russo” di Termini Imerese e “Messineo” dbia, ha parlato della vivace industria pastaia del territorio a cavallo tra ‘800 e ‘900. Una presentazione arricchita da  aneddoti e curiosità – molte delle quali contenute ne «La voce del maestrale» – ma anche da documenti, disegni, lettere, tavole di progetti in originale e antichi marchi di pastifici. Tracce di una storia che nel romanzo guidano l’evolversi delle vite dei personaggi. «Di certo è un romanzo storico – lo ha definito la professoressa  Francesca Caronna nella sua presentazione – al cui interno ci sono riflessioni specifiche: industria, pasta, amori che definisco “amori naturali” perché nelle storie, spesso incrociate, si mantengono inalterati in ogni circostanza. Ci sono figli condivisi e famiglie in cui il legame ancestrale tra le persone è indissolubile nel rispetto assoluto e completo delle altre persone coinvolte. Nel romanzo l’eredità è elemento di cultura e forza dell’essere “famiglia”:  Nessuno si trova mai da solo». 

Nunzio Russo (autore del romanzo «La voce del maestrale», vincitore lo scorso settembre del Premio Elmo 2014 – Sezione Scrittori – Rizziconi RC) ha tracciato un affascinante percorso storico della pasta alimentare accompagnato da circa 170 slide in power point. «Non si può dire con precisione quando è nata la pasta – ha chiarito – perché nasce con l’impasto della massaia che mette insieme farina e acqua. Ma ci sono dei documenti, come quello del geografo arabo Al Idrisi, che ci parlano della produzione di pasta in una località tra Termini Imerese e Trabia nel 1154. Certo è che i primi mulini necessitavano della forza meccanica dell’acqua per le macine, quindi non potevano che sorgere nelle vicinanze di fiumi». Lo scrittore, figlio di due famiglie di pastai, “Russo” di Termini Imerese e “Messineo” di Trabia, ha parlato della vivace industria pastaia del territorio a cavallo tra ‘800 e ‘900. Una presentazione arricchita da aneddoti e curiosità – molte delle quali contenute ne «La voce del maestrale» – ma anche da documenti, disegni, lettere, tavole di progetti in originale e antichi marchi di pastifici. Tracce di una storia che nel romanzo guidano l’evolversi delle vite dei personaggi. «Di certo è un romanzo storico – lo ha definito la professoressa  Francesca Caronna nella sua presentazione – al cui interno ci sono riflessioni specifiche: industria, pasta, amori che definisco “amori naturali” perché nelle storie, spesso incrociate, si mantengono inalterati in ogni circostanza. Ci sono figli condivisi e famiglie in cui il legame ancestrale tra le persone è indissolubile nel rispetto assoluto e completo delle altre persone coinvolte. Nel romanzo l’eredità è elemento di cultura e forza dell’essere “famiglia”: nessuno si trova mai da solo». 

Venerdì 28 novembre, la cerimonia di apertura vedrà gli interventi di Marisa Russo, presidente dell’Associazione Dictinne Bobok, e della professoressa Maria Antonietta Spadaro, noto architetto e storico dell’Arte. A ripercorrere le origini della pasta italiana sarà Nunzio Russo attraverso la presentazione di un power point, prima del quale la professoressa Francesca Caronna parlerà del romanzo La Voce del maestrale dello stesso Russo. Si tratta della prima opera letteraria dello scrittore e imprenditore nato a Termini Imerese nel 1960 e discendente da una famiglia di produttori industriali di pasta siciliana. Nel suo romanzo, che lo scorso settembre ha vinto il Premio Elmo 2014 – Sezione Scrittori (Rizziconi RC), l’autore pluripremiato traccia un affascinante percorso storico della pasta alimentare che si srotola attraverso le vite dei personaggi. Una storia di “pasta, amore e fantasia” in una Sicilia immutabile e fuori dal tempo, dove il lavoro, la fatica e le tradizioni sono l’alimento fondamentale di una famiglia di pastai e di un territorio che ha assistito all’ascesa e anche al declino. 

In oltre 300 visitano la mostra «Il Romanzo della Pasta Italiana», excursus storico e romantico su un prodotto tipicamente italiano nato in una Sicilia di altri tempi.

Oltre 300 visitatori in soli tre giorni per la mostra «Il Romanzo della Pasta Italiana», inaugurata venerdì 28 novembre nei locali dell’Associazione Dictinne Bobok di Palermo (via E. Albanese n. 7) e ideata da Nunzio Russo, discendente da produttori industriali di pasta siciliana. Hanno visitato la mostra anche molti discendenti dei pastifici attivi nei decenni scorsi sui territori di Termini imerese e della provincia di Palermo. Si è così chiuso con successo l’excursus storico e romantico su un prodotto tipicamente italiano, nato in una Sicilia di altri tempi e ben presentato dal discendente del pastificio Russo di Termini Imerese, chiuso alla fine degli anni ‘70 come tanti altri pastifici della città. La mostra, a cui ha partecipato anche la storica dell’arte Maria Antonietta Spadaro, è stata realizzata in collaborazione con Aliveris (società che detiene il brevetto di questa pasta il cui unico produttore al mondo è il Pastificio Filiberto Bianconi) e con l’Archivio Digitale Reggiane presso l’Unimore. Il brevetto internazionale è stato ottenuto dai ricercatori Carlo Clerici e Kenneth DR Setchell.

Nunzio Russo (autore del romanzo «La voce del maestrale», vincitore lo scorso settembre del Premio Elmo 2014 – Sezione Scrittori – Rizziconi RC) ha tracciato un affascinante percorso storico della pasta alimentare accompagnato da circa 170 slide in power point. «Non si può dire con precisione quando è nata la pasta – ha chiarito – perché nasce con l’impasto della massaia che mette insieme farina e acqua. Ma ci sono dei documenti, come quello del geografo arabo Al Idrisi, che ci parlano della produzione di pasta in una località tra Termini Imerese e Trabia nel 1154. Certo è che i primi mulini necessitavano della forza meccanica dell’acqua per le macine, quindi non potevano che sorgere nelle vicinanze di fiumi». Lo scrittore, figlio di due famiglie di pastai, “Russo” di Termini Imerese e “Messineo” di Trabia, ha parlato della vivace industria pastaia del territorio a cavallo tra ‘800 e ‘900. Una presentazione arricchita da aneddoti e curiosità – molte delle quali contenute ne «La voce del maestrale» – ma anche da documenti, disegni, lettere, tavole di progetti in originale e antichi marchi di pastifici. Tracce di una storia che nel romanzo guidano l’evolversi delle vite dei personaggi. «Di certo è un romanzo storico – lo ha definito la professoressa  Francesca Caronna nella sua presentazione – al cui interno ci sono riflessioni specifiche: industria, pasta, amori che definisco “amori naturali” perché nelle storie, spesso incrociate, si mantengono inalterati in ogni circostanza. Ci sono figli condivisi e famiglie in cui il legame ancestrale tra le persone è indissolubile nel rispetto assoluto e completo delle altre persone coinvolte. Nel romanzo l’eredità è elemento di cultura e forza dell’essere “famiglia”: nessuno si trova mai da solo».
 
Venerdì, Russo ha ricevuto il guidoncino del Lions Club Termini Himera Cerere dal presidente Fabio Lo Bono per il suo impegno nel diffondere la storia dei pastifici di Termini Imerese. Il Club si è poi offerto come partner per futuri eventi volti a diffondere tali notizie.
 
Un servi

Comunicato stampa
 
«Il Romanzo della Pasta Italiana», excursus storico e romantico su un prodotto tipicamente italiano nato in una Sicilia di altri tempi.
Inaugurazione il 28 Novembre 2014 – Associazione Dictinne Bobok – via E. Albanese n. 7 – Palermo
 
La pasta è nata in Sicilia. Un’affermazione che scaturisce dallo studio di antichi documenti, alcuni dei quali testimoniano la presenza del primo rudimentale pastificio in una zona compresa tra Termini Imerese e Trabia. Questa documentazione sarà oggetto della mostra «Il Romanzo della Pasta Italiana» che verrà inaugurata venerdì 28 novembre alle ore 18.00, nei locali dell’Associazione Dictinne Bobok di Palermo, in via Enrico Albanese n. 7. In esposizione ci saranno anche immagini, disegni, lettere e alcune tavole di vari progetti in originale. Tra questi, anche il progetto delle Officine Meccaniche Italiane-Reggiane relativo alla costruzione del molino Russo di Termini Imerese, datato 1940, la cui storia è molto particolare. Documenti contabili in originale, che attestano pagamenti dell’epoca, ma anche le prime scatole di cartone del peso di una libbra (453,6 grammi), con cui veniva confezionata la pasta in attesa di essere spedita oltreoceano, ed i sacchetti di cotone per il confezionamento delle pastine. La mostra è stata realizzata in collaborazione con Aliveris (società che detiene il brevetto di questa pasta il cui unico produttore al mondo è il Pastificio Filiberto Bianconi) e con l’Archivio Digitale Reggiane presso l’Unimore. Il brevetto internazionale è stato ottenuto grazie ai ricercatori Carlo Clerici e Kenneth DR Setchell. La mostra resterà aperta anche sabato 29 (dalle 10 alle 12 e dalle 17.30 alle 19.30) e a domenica 30 novembre (dalle 10 alle 13), con ingresso gratuito.
Venerdì 28 novembre, la cerimonia di apertura vedrà gli interventi di Marisa Russo, presidente dell’Associazione Dictinne Bobok, e della professoressa Maria Antonietta Spadaro, noto architetto e storico dell’Arte. A ripercorrere le origini della pasta italiana sarà Nunzio Russo attraverso la presentazione di un power point, prima del quale la professoressa Francesca Caronna parlerà del romanzo La Voce del maestrale dello stesso Russo. Si tratta della prima opera letteraria dello scrittore e imprenditore nato a Termini Imerese nel 1960 e discendente da una famiglia di produttori industriali di pasta siciliana. Nel suo romanzo, che lo scorso settembre ha vinto il Premio Elmo 2014 – Sezione Scrittori (Rizziconi RC), l’autore pluripremiato traccia un affascinante percorso storico della pasta alimentare che si srotola attraverso le vite dei personaggi. Una storia di “pasta, amore e fantasia” in una Sicilia immutabile e fuori dal tempo, dove il lavoro, la fatica e le tradizioni sono l’alimento fondamentale di una famiglia di pastai e di un territorio che ha assistito all’ascesa e anche al declino.
I ricercatori danno notizie di questo prodotto unico nella storia della scienza alimentare fin dal 1154 con gli scritti del geografo arabo Al Idrisi, ovvero cento anni prima della nascita di Marco Polo, da sempre considerato colui che ha scoperto questo alimento in Cina e l’ha poi diffuso in Occidente. Al Idrisi, scrivendo Il Libro di Ruggero, parla di una località in cui si fabbricava una grande quantità di paste (Yttriyya) da esportare persino in paesi musulmani e cristiani. La pasta di Termini Imerese non conobbe sosta, arrivò in America a metà dell’800 quando nella cittadina siciliana erano tanti i pastai e i mugnai. Uno spaccato di vita ben raccontato dall’autore.

Pin It