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La Voce del Maestrale

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La voce del maestrale parla da tempi remoti nelle terre siciliane, nascosta tra lo splendore della campagna e l’azzurro del mare. Totò Musumeci è cresciuto ascoltando quella voce e ha conosciuto antiche storie diventate leggenda. Ora una forza misteriosa lo chiama a diventare parte di un’avventura mai svelata, mentre l’impetuoso urlo del vento cerca di coprire ogni cosa. Totò è il nipote del barone di Mezzocannolo, ucciso dalla mafia. E’ anche un industriale del sud. Quanto ha ereditato è tradizione, e dovrà difenderla come ha già fatto il nonno dalla violenza del principe di Granata, il fondatore del paese, il padrone di tutto.
I tempi cambiano e la dinastia del principe si estingue, ma il male resta ed è sempre lo stesso. 
Il Sole sulla Terra si camuffa dietro accattivanti sembianze e diventa ancora più pericoloso.
Lo combatterà fino alla fine, nella certezza che dopo di lui qualcuno continuerà a percorrere la strada delle passate generazioni. 
E quel giorno, la voce del maestrale sarà il grido di un popolo che conquista la libertà. 
Una nota per il lettore
Dal racconto di un anziano mentore e dal manoscritto di un medico missionario venuto fuori all’improvviso, si sviluppa la vicenda di una famiglia della borghesia meridionale.
Attraverso un secolo, sullo sfondo di una Sicilia spettacolare e di un’Africa più vicina di quanto possibile immaginare, le alterne fortune di uomini e donne di una dinastia unita dal vincolo del sangue, diventano…una storia incredibile ma vera come la furia del vento, come…La voce del Maestrale

Tratto da La Voce del Maestrale

"Nino Ventura scendeva da Mezzocannolo e affrontava i chilometri in discesa che lo separavano da Granata. Aveva comprato una motocicletta per i suoi spostamenti. Era una Iso Rivolta 125 bicilindrica. Gli occhi gli lacrimavano abbondantemente. aveva vegliato, e poi si era appisolato prima dell’alba e non aveva sentito il suono della sveglia. era in ritardo. Alle sei del mattino doveva essere al pastificio, per aprire la porta agli operai che terminavano il turno di notte e si trovavano chiusi dentro la fabbrica. L’aveva decretato il barone trent’anni addietro, quando c’era la fame e la gente rubava molto piu’ di adesso, per quanto il furto per mangiare non fosse necessario ai dipendenti dei Musumeci". (cit. La Voce del Maestrale)

La Voce del Maestrale nella recensione di Maria Gargotta, scrittrice napoletana di origini siciliane e docente presso il Liceo Artistico Statale di Napoli. 

Mio padre era di Termini Imerese e, anche se per pochi anni giovanili, aveva lavorato in un mulino del suo paese; quella pasta bianca, di cui mi parlava spesso, che li aveva sfamati durante la guerra, gli era rimasta dentro. Suo fratello Nino nel pastificio ci aveva lavorato tutta la vita. Questo breve antefatto dal sapore personale, che mi si vorrà perdonare, spiega l'effetto che ha avuto per me la scoperta del romanzo di Nunzio Russo La Voce del Maestrale, giunto ormai alla sua quarta edizione e vincitore di recente del Premio Elmo (2014), incontrato, come per caso, nella sua prima edizione su una bancarella della mia Napoli; il sottotitolo Storia di pastai siciliani ha improvvisamente richiamato alla memoria quel pastificio familiare di Termini Imerese, dove attualmente sorge un negozio di ferramenta.

Ma, se la copertina ha rappresentato una sorta di richiamo della foresta, la lettura del romanzo è stata una rivelazione sorprendente, perché, nella giusta mistione di storia e fantasia, propone al lettore un'avventura fatta di emozioni forti, di eroismi e di grandi idealità di un passato che, pur apparendo oggi lontano anni-luce, appartiene alla nostra storia più autentica. Infatti, il romanzo di Nunzio Russo attraversa, con forza e delicatezza ad un tempo, le vicende nazionali, sociali e sentimentali, di personaggi, congiunti da una grande saga familiare e da intense passioni.

Gli anni cruciali – i più intricati e nodali del nostro Paese – che dal nazionalismo colonialista, seguito alle idealità tradite del Risogimento di fine Ottocento, giunge al secondo dopoguerra, accompagnano con passo leggero e trascinatore, nonostante gli eventi tragici, le azioni e le scelte della famiglia Musumeci, imprenditori coraggiosi, che dalla produzione di farina si trasformano, non senza difficoltà economiche, in pastai, capaci di imporsi a livello nazionale.

La lotta, che ha qualcosa di epico, tra i valori del lavoro onesto e dal volto umano, che sa privilegiare i rapporti sulle aride logiche economiche, e la malavita, che, seppure nel lungo arco di tempo, attraversano la narrazione, cambia forma e comportamenti, riassume sempre e comunque in sé le forze di un potere arrogante, che intercetta e distrugge ogni possibile sviluppo collettivo. Lungi dall'assumere un aspetto manicheo e meccanico, tale lotta, tra forze sociali positive e costruttive e quelle negative e distruttive, si inserisce e si consuma nel tessuto storico, che di volta in volta tesse la trama di un estremo meridione, sacrificato e abbandonato a un mancato riscatto.

I personaggi, legati da vincoli di sangue o di amicizia, che disegnano la vicenda complessa di una saga familiare di imprenditori siciliani, trovano in questa lotta la loro ragione di operare, di combattere, magari talvolta in maniera quasi donchisciottesca, ma che non rinunzia, a costo della vita, come nel caso del capostipite, il barone di Mezzocannolo, alla propria epica battaglia quotidiana per dar vita a una visione, che nei vincoli familiari trova i propri punti di forza e nell'investimento, talora azzardato, del denaro, prova a inventare lavoro e sviluppo.

La famiglia Musumeci, proprietaria di feudi fertili e baciati dal sole caldo del sud, inizia un'avventura rischiosa quanto avvincente, quando si avvia sulla strada dell'imprenditoria, con la produzione della pasta, offrendo un'opportunità umana e sociale di grande rilievo a quella fetta di terra siciliana posta, in maniera non b

“LA VOCE DEL MAESTRALE” è il romanzo che, a malincuore, ho appena terminato di leggere. Una storia che avrei voluto continuasse ancora un po’, quel tanto che mi rendesse più morbido il distacco dai personaggi che l’hanno vissuta.

E io con loro.

Una storia familiare che nasce in una Sicilia del 1910 e attraverso amori, nascite, morti e guerre, si conclude negli anni sessanta.

L’autore racconta con sensibilità e passione i drammatici eventi dei protagonisti come se li avesse vissuti lui stesso. L’attenta descrizione dei personaggi, reali fautori del periodo storico narrato, fanno quasi sembrare questo romanzo una biografia.

Il realismo che pervade in tutto il lungo racconto della famiglia, non è una semplice cronaca.

Per quanto sia puntuale e precisa, è pervasa da una delicato e talvolta lirico sentimento per i luoghi dove, in tempi diversi, cambiano scenari e vicissitudini

Essere una famiglia di pastai è un motivo d’orgoglio, e non solo, per i Musumeci. E’ una tradizione che si tramanda per tre generazioni, nonostante la guerra e opportunità alternative, portino lontano gli eredi del nonno fondatore, tanto amato e ucciso a tradimento.

Come ogni stagione, la vita nasce e muore, ma come si è vissuti e quello che si è creato sono molto più di un ricordo da lasciare a chi resta.

Sono l’eredità più ricca da custodire per i posteri con la speranza che facciano lo stesso.

Direi che il filo conduttore del romanzo è quel vento del maestrale che soffia accarezzando la terra di Sicilia calda al tramonto così cara a chi scrive e che si percepisce a pelle

Quel vento che soffia nell’indifferenza e nella crudeltà di una Mafia a cui, come scritto, spesso si soccombe.

Quattrocentoventi pagine di una storia dove ogni sentimento trova la propria collocazione e impossibile da raccontare in due righe senza svelare la trama.

Anche se, nonostante sia molto intrigante, non sia quella il punto cruciale.

E’ il messaggio che porta, secondo me.

Leggetelo e fatemi sapere…

Anna Cibotti

Consigliato a: amanti del romanzo storico, lettori attenti ai dettagli, siciliani in terra o fuori patria.

LA VOCE DEL MAESTRALE
di Nunzio Russo
Edizioni Esordienti E-book, 2014, pag.454
Genere: romanzo

Dove comprarlo: Amazon
                           La Feltrinelli 
 

Penso che nessuno sappia scrivere le meraviglie e le contraddizioni della Sicilia meglio di un siciliano. Nunzio Russo conferma questa mia ipotesi in un romanzo storico, familiare e regionale che ha il dono di fare sentire al lettore il profumo del mare, della terra e persino le voci dall’accento inconfondibile. Totò Musumeci eredita dal nonno il titolo nobiliare, il mulino e una fiorente produzione di pasta alimentare che dovrà essere difesa dalla prepotenza del principe di Granata, padrone del paese. Qui è la tradizione familiare a recitare il ruolo di protagonista principale, una storia che si snoda per generazioni a partire dal 1910, che attraversa due guerre e le trasformazioni sociali e culturali del secolo scorso. I protagonisti del romanzo diventano voci narranti di amori, odi, perdite e tentativi di riscatto e il vincolo familiare tiene le redini di un’azienda che, oltre agli inevitabili problemi, deve ogni giorno resistere ad un nemico che cambia volto ma ha sempre odore di mafia. Ciò che rimane invece immutata è la voce del maestrale che soffia sereno o diventa un “urlo lacerante e selvaggio” forse anche adattandosi agli umori del momento. Un romanzo da leggere con calma, la trama richiederebbe di non fermarsi, ma credo che meriti una lettura attenta e partecipe.

 

Nunzio Russo’s The Maestrale Voice could be defined as a painting, rather than a novel. The author’s delicate pen gently describes a century of Sicily, specifically the part of the island that gave birth to the product that most represents Italy: the pasta. His vivid descriptions include all aspects of the reality of those days, never forgetting the wonders of that land. So its colors, its perfumes, its sunsets, but also its people’s faces and their moods, their behaviors, their real essence: all these elements emerge on the surface of a canvas made of words.


This novel is not only the story of a pasta plant, but also the story of the families that gravitate around it; the background of a country that went through war, governed by the Fascist Regime which, in that land kissed by the sun, has merged its interests with the ones of an obscure power: the Mafia. But besides all these events, what mostly delights the reader’s minds and eyes are the images of a 20th century Sicily, cradled by the immense blue sea, caressed by the intense Maestrale.

E’ la prima opera di narrativa sul mondo della pasta alimentare. Una vicenda unica – quella di questo prodotto – che tutti invidiano all’Italia. E’ anche memoria delle verità ritrovate per caso negli archivi di un pastificio siciliano. Nel tracciare una breve storia di questa industria, che poi e’ stata l’azienda della mia famiglia, ritengo corretta una nota iniziale tratta dalle fonti della storia.
 
Premessa
 
La pasta è nata in Sicilia, e il suo luogo d’origine e’ Termini Imerese. I ricercatori ci comunicano notizie di questo prodotto unico nella storia della scienza alimentare fin dal 1154. Quindi, da quando il geografo arabo Al Idrisi girò l’isola, scrivendo Il Libro di Ruggero (Flaccovio Editore, 2008), e così narrandone le meraviglie per conto del normanno Re Ruggero II di Sicilia. Questo avvenne cento anni prima della nascita di Marco Polo, per centinaia d’anni considerato l’esploratore che – scopertala in Cina – la fece poi conoscere in Occidente.
 
In verita’, nella sua ricerca Idrisi scrive di Trabia, piccolo centro a circa 30 km da Palermo, affermando:
 “La Trabia ha una pianura e dei vasti poderi nei quali si fabbrica molta quantità di paste(Yttriyya) da esportarne in tutte le parti, specialmente nella Calabria e in altri paesi di musulmani e di cristiani. (…)” 
Il luogo, pero’, e’ stato un errore di valutazione. La contrada individuata con precisione dall’autore era nota all’epoca come Mulinelli. Ancora ai nostri giorni la chiamano così. La località si trova oggi, come ieri, in territorio di Termini Imerese. Lo sbaglio è nato perché all’epoca dei fatti l’espansione di questa non era l’odierna, sebbene il territorio cittadino fosse molto vasto. Da qui nasce la storica disputa tra le due città per la primogenitura dello spaghetto. La controversia è finita nel 2005, con la prima presentazione del romanzo La Voce del Maestrale di Nunzio Russo (tre edizioni). Nell’occasione i due sindaci presenti all’evento hanno convenuto che la pasta nascesse a Termini Imerese ma vicinissimo a Trabia, in questo aiutati dall’autore, che poi è figlio e nipote e pronipote di pastai da entrambi i rami della famiglia. Ai Mulinelli, dunque, troviamo le testimonianze del primo pastificio.
 
La Yttriyya (arabo), che poi i latini chiamarono Itria, di cui ci giungono notizie era una merce rustica e nutriente. Questa era prodotta in quantità limitate dalle famiglie, che poi ne facevano commercio. Era fatta a mano con pazienza, e poi lasciata ad asciugare al sole. La materia prima era ottenuta dalla macinazione del grano duro, cui era aggiunta acqua per ottenere l’impasto. Il resoconto di Idrisi narra di una pasta tirata a fili sottili. Di questo mito secolare oggi è rimasto poco nel posto d’origine. Agli inizi del novecento a Termini Imerese c’erano ancora quarantacinque fabbriche, che producevano pasta o macinavano grano. Di alcune è rimasta traccia.
 
ANTONINO RUSSO FU NUNZIO
Molino e Pastificio – Termini Imerese

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