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Nunzio Russo

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Nel tracciare una breve storia di questa industria, che poi e’ stata l’azienda della mia famiglia, ritengo corretta una nota iniziale tratta dalle fonti della storia.

 
Premessa
 
La pasta è nata in Sicilia, e il suo luogo d’origine e’ Termini Imerese. I ricercatori ci comunicano notizie di questo prodotto unico nella storia della scienza alimentare fin dal 1154. Quindi, da quando il geografo arabo Al Idrisi girò l’isola, scrivendo Il Libro di Ruggero, e così narrandone le meraviglie per conto del normanno Re Ruggero II di Sicilia. Questo avvenne cento anni prima della nascita di Marco Polo, per centinaia d’anni considerato l’esploratore che – scopertala in Cina – la fece poi conoscere in Occidente.
 
In verita’, nella sua ricerca Idrisi scrive di Trabia, piccolo centro a circa 30 km da Palermo, affermando:
 “La Trabia ha una pianura e dei vasti poderi nei quali si fabbrica molta quantità di paste(Yttriyya) da esportarne in tutte le parti, specialmente nella Calabria e in altri paesi di musulmani e di cristiani. (…)” 
Il luogo, pero’, e’ stato un errore di valutazione. La contrada individuata con precisione dall’autore era nota all’epoca come Mulinelli. Ancora ai nostri giorni la chiamano così. La località si trova oggi, come ieri, in territorio di Termini Imerese. Lo sbaglio è nato perché all’epoca dei fatti l’espansione di questa non era l’odierna, sebbene il territorio cittadino fosse molto vasto. Da qui nasce la storica disputa tra le due città per la primogenitura dello spaghetto. La controversia è finita nel 2005, con la prima presentazione del romanzo La Voce del Maestrale di Nunzio Russo (quattro edizioni). Nell’occasione i due sindaci presenti all’evento hanno convenuto che la pasta nascesse a Termini Imerese ma vicinissimo a Trabia, in questo aiutati dall’autore, che poi è figlio e nipote e pronipote di pastai da entrambi i rami della famiglia. Ai Mulinelli, dunque, troviamo le testimonianze del primo pastificio.
 
La Yttriyya (arabo), che poi i latini chiamarono Itria, di cui ci giungono notizie era una merce rustica e nutriente. Questa era prodotta in quantità limitate dalle famiglie, che poi ne facevano commercio. Era fatta a mano con pazienza, e poi lasciata ad asciugare al sole. La materia prima era ottenuta dalla macinazione del grano duro, cui era aggiunta acqua per ottenere l’impasto. Il resoconto di Idrisi narra di una pasta tirata a fili sottili. Di questo mito secolare oggi è rimasto poco nel posto d’origine. Agli inizi del novecento a Termini Imerese c’erano ancora quarantacinque fabbriche, che producevano pasta o macinavano grano. Di alcune è rimasta traccia.
 
ANTONINO RUSSO FU NUNZIO
Molino e Pastificio – Termini Imerese
 
“Non v’è chi non dica che le paste alimentari di Torre Annunziata e di Gragnano siano tra quelle di produzione italiana le supereccellenti; ed infatti non si può dire che tali prodotti siano da disprezzare; ma in omaggio alla giustizia ed al

LA VOCE DEL MAESTRALE di Nunzio Russo – 458 pag. – edito da EEE-book (Strada Vivero 15 – 10024 Moncalieri – TO – tel. 011 6472110 – www.edizioniesordienri.com) – brossurato – 2012 – prezzo 17,00 € – ISBN 978-88-6690-090-0

In questo romanzo Nunzio Russo racconta la storia del Pastificio Russo di Termini Imerese e dei suoi macchinari costruiti alla fine degli anni ’30 dalle Officine Reggiane.
 
E’ una storia siciliana d’ampio respiro, un’opera di letteratura sul mondo della pasta alimentare. Nella cornice di un secolo di storia che ha visto passare due Guerre Mondiali, il Ventennio fascista, la Campagna dAfrica, la caduta della monarchia e l’awento della Repubblica italiana, si snoda un racconto di fantasia che narra di una saga familiare, ricca di sfumature nel settore della produzione di pasta.
 
Turi Musumeci, mugnaio del paese di Granata, negli anni ha fatto fortuna e con le ricchezze accumulate ha potuto comprarsi il titolo di barone di Mezzocannolo al fine di mostrarsi in modo più autorevole nei riguardi del principe di Granata, senatore del Regno d’Italia, fondatore del paese oltre che potente “signore del pane”, in quanto proprietario dei mulini che macinano la gran parte della farina per i panettieri.
 
Musumeci, pero’, viene assassinato e le sue fortune passano al figlio Vincenzo, che decide di fondare un pastificio, avvalendosi dei macchinari delle Officine Reggiane. Ma la sua vita privata sarà scossa da una serie di eventi inaspettati e appassionanti.
 
pubblicato su Tecnica Molitoria (Chiriotti Editori), anno 64 – n. 7, luglio 2013
 

In tal senso tutti insieme abbiamo fatto "cultura" perché abbiamo costruito un significato da portare avanti nella quotidianita’, perche’ leggere un libro deve aprire nuovi orizzonti dando una delle possibili chiavi di lettura della controversa e multiforme realta’ in cui viviamo (…)

Venerdì 21 giugno, il primo giorno d’estate, a Trabia presso la Villa Falcone e Borsellino nell’ambito della rassegna "Il maggio dei libri", patrocinata dal Comune di Trabia, ho avuto il piacere di partecipare ad un evento, non dico unico, ma sicuramente raro. La presentazione del romanzo "La voce del maestrale" di Nunzio Russo, scrittore alla sua prima fatica letteraria, ma non per questo di poco pregio, si e’ ben presto trasformata in un talk! Il Sindaco di Trabia, Francesco Bondì, ha aperto le danze introducendo lo scrittore e me in quanto relatrice e instillando nel pubblico variegato di ragazzi e adulti la curiosità di scoprire una storia, quella narrata dall’Autore, nei luoghi di Termini Imerese e Trabia del secolo scorso attraverso la cornice dell’attivita’ dei pastifici più famosi per circa un secolo. Io ho puntualizzato alcuni elementi dell’avvincente storia del romanzo attraverso i luoghi, le persone, gli amori e concentrando l’attenzione sul file rouge della narrazione: il lavoro come elemento fondante della vita nella dimensione dell’attaccamento alla famiglia e della sua difesa a qualsiasi costo. Pochissime battute hanno entusiasmato gli intervenuti che subito hanno intavolato una discussione piuttosto interessante, spaziando dal senso e dalle radici dell’attività imprenditoriale termitana e non solo nel passato all’esigenza di riscoprire il legame con il lavoro attraverso la famiglia dietro l’esempio dei maestri pastai della famiglia Russo, al problema della globalizzazione che ha esasperato nel tempo la frattura all’apparenza incolmabile tra Nord e Sud del mondo, alla riscoperta dei paesaggi africani un tempo italiani, alle brillanti figure femminili del romanzo, madri, imprenditrici, medici e comunque donne dal profondo senso del dovere, alle radici della narrazione dal romanzo sociale del Settecento alla narrativa verista e realista tra Ottocento e Novecento.

Il dialogo vivace e partecipato ha fatto rivivere luoghi e personaggi del romanzo avvicinandoli al presente: quell’etica del sacrificio e del lavoro che produce lavoro insieme alla semplicita’ e alla morigeratezza si e’ trasformata in spunto di riflessione per leggere la crisi presente, le difficolta’ con cui il nostro territorio si confronta quotidianamente e per individuare un messaggio propositivo alle nuove generazioni per la valorizzazione delle risorse umane e strumentali in una terra che oggi piu’ di prima deve ricominciare a coltivare speranze.
In realtà tutti siamo stati relatori del romanzo e, soprattutto, della positivita’ che abbiamo insieme scoperto in esso e consegnato alla collettivita’: ricominciare significa sacrificio, investimento di tutte le risorse, capacita’ di mettersi in gioco e amore per i veri legami che la famiglia e un progetto lavorativo condiviso sanno creare. In tal senso tutti insieme abbiamo fatto "cultura" perché abbiamo costruito un significato da portare avanti nella quotidianita’, perché leggere un libro deve aprire nuovi orizzonti dando una delle possibili chiavi di lettura della controversa e multiforme realta’ in cui viviamo.
 
Francesca Caronna

“La grandezza di quest’opera, degna di entrare tra i classici della letteratura siciliana, sicuramente sta nel portare alla luce …”

Mi sono imbattuta con “La voce del maestrale” di Nunzio Russo per caso e, di fatto, ne sono stata folgorata. Nato in Sicilia nel 1960 e discendente di una famiglia di produttori di pasta, l’autore ha mostrato grande talento letterario con questa sua opera prima. “La voce del maestrale” (2008) e’ un libro ambientato tra la Sicilia e l’Africa in un lasso di tempo che scorre tra il 1910 e il 1996. Romanzo in parte autobiografico, in parte inventato, e’ la saga familiare dei Musumeci che si sviluppa tra eventi storici d’interesse rilevante, come la prima e la seconda guerra mondiale, il ventennio fascista, la campagna d’Africa, lo sbarco in Sicilia delle truppe americane, l’avvento della Repubblica, il boom economico e cio’ che ne consegue. Capostipite della famiglia, Salvatore Musumeci, mugnaio di Granata, che e’ riuscito ad arricchirsi grazie al suo duro e onesto lavoro e per salire di ceto a comprarsi il titolo nobiliare di barone di Mezzocannolo. Il suo non sottostare al principe di Granata, senatore del Regno d’Italia, proprietario della maggior parte dei mulini della zona, lo portera’ a una morte barbara per mano di un mafioso. Il mulino passa cosi’ a suo figlio Vincenzo che comincia a produrre semole da pasta e fonda il Pastificio Musumeci, con ottimi guadagni. Vincenzo sposa Ada, donna mentalmente instabile, da cui avra’ il figlio Toto’, ma il suo unico e vero amore e’ Maddalena, medico missionario in Africa, che resta incinta di lui e che, per salvare se stessa e la famiglia, sposa un ufficiale italiano, Adriano Baggio. A Toto’ piacerebbe tanto studiare musica e diventare direttore d’orchestra ma, come desidera il padre, s’iscrive alla facolta’ di economia per prendere le redini del pastificio che riesce a ingrandire, aumentandone ben presto la produzione ed esportando la pasta Musumeci persino in America. Toto’ diventa anche deputato della Democrazia Cristiana e si batte per i pastifici siciliani che durante gli anni settanta soccomberanno ai nuovi pastifici del nord. D’altronde Toto’ insieme all’amico del cuore Nino Ventura aveva piu’ volte salvato il proprio pastificio dal fallimento e soprattutto durante la seconda guerra mondiale dalla distruzione, murando in uno scantinato tutti i nuovi macchinari, appena comprati dalle Officine Reggiane. Caparbio sino all’inverosimile, Toto’ amerà per tutta la vita Elena, da cui pero’ non avra’ eredi maschi. Il nipote Adriano, figlio del fratellastro Peppuccio stroncato, da un brutto male, a causa d’investimenti sbagliati in Africa dimezzera’ il patrimonio dei Musumeci e sarà causa dell’epilogo della famiglia. In questo romanzo l’amore, l’amicizia, la lealtà, il senso della famiglia sono analizzati e descritti in tutta la loro sicilianità come, invece, i temi atavici di una terra feudale, latifondista, nelle mani dei gabellotti locali, sono analizzati e descritti in tutta la loro sicilitudine. Una vicenda narrata con una prosa elegante che descrive la storia di alcuni uomini che hanno fatto l’imprenditoria del Sud con enormi difficolta’ e che hanno dovuto soccombere soprattutto a causa dei costi di trasporto e dell’assenza di una rete autostradale ai produttori delle regioni settentrionali ad aziende molto piu’ grosse, più all’avanguardia e vicine ai mercati. La grandezza di quest’opera, degna di entrare tra i classici della letteratura siciliana, sicuramente sta nel portare alla luce con documenti alla mano la chiusura di oltre quarantacinque piccole industrie nella zona di Termini Imerese che riuscivano a produrre giornalmente 14.521 quintali di pasta. La pasta e’ nata in Sicilia tra Termini Imerese e Trabia nel 1154, cento cinquant’anni prima, dunque, che Marco Polo giungesse dall

Una pagina di storia tra Emilia e Sicilia.

Se si richiama il passato industriale di Termini Imerese non si puo’ non pensare alla Fiat, passato ancora prossimo e ferita ancora aperta per ogni termitano. Molti, pero’, non hanno dimenticato la presenza dei numerosi pastifici che dagli inizi del secolo fino agli anni Ottanta hanno prodotto qui pasta e farina. 
Di questo passato si e’ ricordata l’Universita’ di Modena e Reggio Emilia, sollecitata da una persona che ha letto il libro di Nunzio Russo, scrittore termitano che in “La voce del maestrale” ha ripercorso la storia della sua famiglia, proprietaria di un pastificio. Reggiane erano le Officine che producevano i macchinari utilizzati da questo pastificio, Adriano Riatti, direttore dell’archivio di Stato delle Reggiane, insieme alla figlia Francesca, ha intrapreso cosi’ un viaggio in Sicilia per ritrovare i luoghi dove venivano impiegati i macchinari prodotti dall’allora fiorente produzione delle Officine Reggiane. L’ing. Riatti, accompagnato da Nunzio Russo, e’ venuto a far visita al sindaco Toto’ Burrafato. Insieme e’ stata ripercorsa la storia delle Officine Reggiane che dagli inizi del secolo scorso hanno rappresentato, identificandosi con essa, la città di Reggio Emilia. 
Si e’ scoperto così che le Officine producevano caldaie, carri ferroviari, macchine agricole, macchine per mulini e pastifici e anche le carrozze dell’Orient Express. Dopo il periodo bellico, oltre ai macchinari per i mulini, ha continuato la produzione ferroviaria, la produzione di macchine per le miniere (tutta la zona del nisseno utilizza macchinari e attrezzature delle Officine Reggiane). E ha continuato la produzione di aerei che erano stati impiegati anche nella guerra e partivano dagli aeroporti di Birgi e Boccadifalco. 
La scoperta da parte delle truppe alleate della presenza di aerei in Sicilia determino’ la decisione di distruggere le Officine che le producevano. Reggio Emilia con le sue aziende fu bombardata, molti macchinari furono salvati perché seppelliti sotto terra. In seguito le Officine sono state acquistate da Caproni che ha proseguito la produzione, ma con il tempo si e’ ridotta sempre più fino all’attuale produzione di gru per i porti.
Negli archivi delle Officine Reggiane sono stati trovati progetti di un trans-aereo, di pale eoliche e bozzetti di un’auto di lusso con compressore, interni in pelle e alluminio per la scocca. Il sindaco Toto’ Burrafato con amarezza ha sottolineato: “Al nostro territorio devastato – da un punto di vista ambientale – da quarant’anni di produzione di automobili, oggi restano soltanto le vecchie macchine delle Officine Reggiane e pastifici che non esistono più”. 
Il libro di Nunzio Russo “La voce del maestrale” sarà presentato il prossimo 22 aprile presso l’Università di Modena e Reggio Emilia.  

Universita’ di Modena e Reggio Emilia. Un romanzo di Nunzio Russo, ambientato in Sicilia fa rivivere l’epopea delle Officine “Reggiane”, rivelando un aspetto poco noto della attività di questa grande industria, assai fiorente verso la metà del secolo scorso. La voce del maestrale, il titolo del romanzo, la saga di una famiglia proprietaria di un pastificio a Termini Imerese, e la costruzione di una impastatrice, uscita dalla fabbrica reggiana, saranno ripercorse in un incontro lunedì 22 aprile a Reggio Emilia. 
Può essere curioso che un romanzo, ambientato nelle terre di Sicilia, faccia rivivere l’epopea delle officine “Reggiane”, la famosa fabbrica di Reggio Emilia, arrivata ad occupare oltre 12.000 persone intorno al 1940. Nunzio Russo, l’autore del romanzo, nel ricostruire la storia del pastificio di famiglia di Termini Imerese, in provincia di Palermo, fa una curiosa scoperta che porta la mente alle “Reggiane”, un’industria conosciuta quasi esclusivamente per la produzione di aerei, locomotori e vagoni ferroviari, ma che tra le sue attività annovera anche per la produzione di macchine destinate a pastifici.
La storia di questo legame, e di altre interessanti scoperte d’archivio, potrà essere meglio compresalunedì 22 aprile 2013, alle ore 17.00, presso l’Aula Magna “P: Manodori” della sede universitaria Palazzo Dossetti (viale Allegri, 9) a Reggio Emilia in occasione della presentazione del romanzo La voce del maestrale, di Nunzio Russo, nell’ambito di vero e proprio evento promosso da Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, Rotary Club di Reggio Emilia e Val di Secchia, Club Unesco e Boorea.

L’introduzione ai lavori è affidata al Pro Rettore della sede di Reggio Emilia, prof. Luigi Grasselli, a cui seguiranno gli interventi di Maria Grazia Degola su “La magia del maestrale”, Adriano Riatti, curatore dell’archivio digitale “Reggiane” presso la Mediateca universitaria su “Le produzioni “Reggiane” per il settore alimentare”, Francesca Caronna su “Storia delle industrie in Sicilia”. 

 La rivista "L’Agente Immobiliare" organo ufficiale della FIAIP – Federazione Italiana Agenti Immobiliari Professionali, la più grande associazione del comparto immobiliare in Italia, ha dedicato un articolo a "La Voce del Maestrale".

" Nunzio Russo è autore di un volume, La Voce Del Maestrale (Robin Edizioni), che traccia una storia a tinte forti immersa negli splendori e nelle contraddizioni della Sicilia… …Un romanzo ambientato nei primi del Novecento, nel quale si legge però anche una testimonianza diretta di impegno su un fronte attualissimo, che di letterario e di fantasioso ha ben poco. La vicenda si snoda su territori, situazioni e caratteri molto noti all’autore.."

pubblicato 10/01/2010

Torino, 17 maggio 2013. “Sono un editore scopritore di talenti, non un editore detentore di diritti”. Piera Rossotti Pogliano ha presentato in questi termini la sua casa editrice a stampa e pubblico della XXVI Fiera del Libro. Parole che promuovono Edizioni Esordienti E-book, e non soltanto perche’ in pochi mesi i lettori ne hanno decretato il successo, scaricando migliaia di copie dai principali web store di distribuzione, Amazon in testa. Sono circa 40 i partner di Edizioni Esordienti nella vendita on line degli autori pubblicati. Questi numeri pongono l’editore di Moncalieri (TO) al livello delle migliori case editrici italiane. Il segreto del successo? Edizioni Esordienti nasce per la pubblicazione digitale. L’ebook è il futuro dell’editoria come confermano i dati dell’evoluto mondo anglosassone e d’oltre oceano. I costi di produzione sono minori, mentre la vetrina e’ internazionale. Questo permette a Piera di selezionare opere di scrittori emergenti, contraddistinte dal segno del valore. E poi, quel che conta, e’ l’assoluta trasparenza, che spesso manca agli editori tradizionali. Il cartaceo e’ prodotto in una fase successiva, per rendere anche il senso fisico del contatto con il libro. Presso lo stand P115 sono presenti e disponibili le edizioni delle 135 opere promosse nel catalogo.
 
“Sono intervenuto con piacere a quest’edizione della Fiera, perche’ conosco e stimo l’opera di Piera Rossotti Pogliano da molto tempo, avendo collaborato insieme con lei al Rifugio Degli Esordienti. Il Rifugio è il sito di cui Piera e’ sempre responsabile del servizio di Lettura Incrociata, e dunque disponibile a consigliare chi si avvicina al mondo della scrittura. Poi, i suoi romanzi sono testimoni di un’elevata sensibilita’ e padronanza di mezzi. E’ un privilegio e un grande onore essere pubblicato da Edizioni Esordienti. Tutto e’ curato nei dettagli con la passione che solo un artigiano mette in cio’ che produce. Per finire, gli italiani nel mondo possono leggere La Voce del Maestrale, scaricando un file a qualunque latitudine”.
 
Nunzio Russo  
 

"Oggi, il pensiero corre veloce alle care Officine Reggiane. E’ grazie al gran cuore dell’Emilia che in tempi lontani salvo’ il patrimonio di un’industria e delle sue maestranze, se oggi sono qui testimone di questa storia. Invio un sincero in bocca al lupo all’Archivo Digitale Reggiane e al curatore come all’Universita’, considerandomi sempre a disposizione di questo, per quanto posso come persona. Ringrazio la Citta’ di Reggio nell’Emilia, per l’accoglienza sempre ricevuta". (Nunzio Russo autore de "La Voce del Maestrale", Aula Magna Universita’ degli Studi, Reggio Emilia 22 aprile 2013)
 
Nella citta’ di Reggio Emilia il romanzo "La Voce del Maestrale" è in vendita presso:
 
– Librerie UVER, Via Simonazzi 27, Reggio Emilia
– Libreria del Teatro, Via Francesco Crispi 6, Reggio Emilia 

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