A questo punto si condiscono gli spaghettoni e il finocchio con il sugo di sarde, si cosparge di mandorle tostate e si mette in teglia, intramezzando sempre con il sugo di sarde. Si ricopre ancora con le mandorle tostate, si condisce con un filo di olio extra vergine di oliva crudo. Passare al forno, ben caldo, per 10-15 minuti.
Nell'immenso sole che bagna la città dove sono nato, oggi l'arte è di tutti come dono dell'infinito.
Di mio sono sensibile, e così ho vissuto un momento speciale. Sarà stato il sole o la musica, ma ho sognato e finanche rivisto tanti momenti. Ecco, in ogni caso, un pezzetto di Palermo.
Nunzio Russo
E’ una pietanza originaria della zona di Palermo. Si prepara d’estate.
Una varietà della Zucca Lagenaria e’ la cosiddetta Serpente di Sicilia, lunga anche più di un metro e spessa dai quattro ai cinque centimetri circa. La pianta ha dei rami principali, dove si sviluppa il frutto. Da questi nascono dei secondi gettiti, dalle foglie con particolare consistenza vellutata, che si raccolgono insieme con i rametti. Queste cime, le più tenere, appunto i tenerumi, sono usate in cucina.
LA PASTA CON I TENERUMI
Ingredienti (per 4 persone):
300 gr Spaghetti (ma vanno benissimo anche Strangozzi Umbri o Reginette Napoletane)
8 rametti di Tenerumi
4 Pomodori per salsa da spellare
2 spicchi d’Aglio
1 piccola Cipolla
Sale e Pepe q.b.
Olio Extra Vergine d’Oliva q.b.
Preparazione:
Si comincia subito, preparando il picchi pacchio siciliano. Pelare i pomodori, togliere i semi e farne dei cubetti. Poi si taglia la cipolla a strisce molto sottili e si soffrigge in poco olio, unendo l’aglio tritato (oppure in camicia e poi toglierlo) e aggiungendo i pelati. Aggiustare sale e pepe, quindi far cuocere finché il pomodoro appassisce.
Si scelgono le foglie di verdura più verdi e vellutate: lavarle e tagliarle a strisce. Si cuociono i tenerumi in acqua salata per circa quindici minuti. Quindi si scola con un colino, ma senza strizzare, e avendo cura di mantenere l’acqua della pentola in ebollizione per la successiva cottura della pasta. Unire i tenerumi al picchi pacchio e mescolare. Infine si aggiunge la pasta al condimento, maneggiando con cura. Servire in un piatto di portata.
Questo piatto è unico nella tradizione siciliana. Le vecchie storie dicono che fu pensato dalla signora Adele La Manna Giuffrè di Termini Imerese, proprietaria terriera e poetessa.
500 gr. di rigatoni
600 gr. di carne di manzo per sugo
100 gr di estratto di pomodoro
2 melanzane
1/2 cipolla
1 mazzo di basilico
1 noce moscata
1 cucchiaio di zucchero
1 cucchiaio di parmigiano
olio di oliva
Preparazione:
Tagliare in tre parti la carne. Versare un poco di olio in un tegame e riscaldare leggermente. Poi rosolare il manzo da ogni lato, quindi poggiarlo in un piatto. Nello stesso tegame soffriggere la mezza cipolla fin quando diventa bionda, aggiungere l’estratto di pomodoro e scioglierlo con acqua calda. Quindi, tornare a mescolare la carne nel sugo. Spandere ancora abbondante acqua calda, portare a ebollizione e far cuocere per circa due ore a fuoco moderato. Attendere che l’intingolo si rapprenda. Quando la carne è ben cotta bisogna metterla su un tagliere, spezzettarla e poi depositarla in un’altra pentola. Friggere le melanzane tagliate a fette, tagliuzzarle e unirle al manzo. Condire con due – tre mestoli di sugo, basilico, zucchero, sale, parmigiano e un pizzico di noce moscata. Cuocere i rigatoni e, dopo avere eliminato l’acqua di cottura, maneggiarli insieme al condimento. Servire in un piatto di portata.
“Qui la gente è ancora genuina, lavora e produce, oltre ad essere particolarmente generosa. Il numero dei donatori Avis , in rapporto agli abitanti, è secondo soltanto alla città di Milano. Per chi viene da fuori è uno spettacolo guardare Ibla, la sera e dall’alto, così simile ad un presepe d’altre epoche. Insomma, parlo di luoghi bellissimi e paradisiaci, come li ha recentemente definiti Roberto Benigni, che lo scorso settembre ha visitato questa provincia”. Ha risposto la signora Di Forti.
Ogni anno è la festa patronale con più devoti al seguito, la terza nel mondo. Stiamo parlando dell’omaggio di Catania alla sua Santa Patrona: S. Agata. La data fra il 3 e il 5 febbraio.
Agata nacque da una famiglia ricca e nobile verso il 230. Essa visse a Catania con la sua famiglia. Secondo la tradizione cattolica S. Agata si consacrò a Dio all’età di 15 anni circa, ma studi storici approfonditi rivelarono un’età non inferiore ai 21 anni: non prima di quest’età, infatti, una ragazza poteva essere consacrata diaconessa come effettivamente era Agata, cosa documentata dalla tradizione orale di Catania, dai documenti scritti narranti il suo martirio e dalle raffigurazioni iconografiche visitabili a Ravenna, con particolare riferimento alla tunica bianca e al pallio rosso. Inoltre, da un punto di vista giuridico, Agata aveva il titolo di "proprietaria di poderi", in altre parole di beni immobili. Per avere questo titolo le leggi del’impero romano pretendevano il raggiungimento del ventunesimo anno d’età. La santa morì martire sui carboni ardenti, dopo un ingiusto processo chiuso con un’insurrezione popolare contro Quinziano, che dovette fuggire per sottrarsi al linciaggio della folla catanese.
“La nostra città tutta è devota alla sua santa patrona, la cui storia e martirio sono esempio ancora oggi di dedizione e impegno in favore delle giuste cause “. Ha dichiarato Carmelo Mazzeppi, presidente Provinciale Fiaip – Federazione Italiana Agenti Immobiliari Professionali di Catania, commentando questa bella pagina dei Quaderni di Sicilia.