By Nunzio Russo
Grazie a Nunzio Russo per aver accettato di tenere una presentazione del suo libro per gli studenti di Minnesota University che andasse oltre la parte letteraria del libro e le parallele vicende dell’azienda familiare ma abbracciasse anche la storia della produzione della pasta in Sicilia, l’esportazione di essa negli USA già nell’Ottocento, il packaging dell’epoca, le differenze organolettiche dei vari grani e le differenze fra le sementi autoctone e quelle geneticamente modificate. Tutti temi di grande interesse per gli studenti che seguono corsi di marketing, di marchandising, di small & family business. Alessandro Adorno
fotografie di Armando Vincenzo Vinciguerra Photographer
Tratto da La Voce del Maestrale
"Continuò a parlare seduto sulla rotonda, mentre il tramonto velava ogni cosa e striava di cupe venature arancio le nubi che avanzavano dal mare".
“LA VOCE DEL MAESTRALE” è il romanzo che, a malincuore, ho appena terminato di leggere. Una storia che avrei voluto continuasse ancora un po’, quel tanto che mi rendesse più morbido il distacco dai personaggi che l’hanno vissuta.
E io con loro.
Una storia familiare che nasce in una Sicilia del 1910 e attraverso amori, nascite, morti e guerre, si conclude negli anni sessanta.
L’autore racconta con sensibilità e passione i drammatici eventi dei protagonisti come se li avesse vissuti lui stesso. L’attenta descrizione dei personaggi, reali fautori del periodo storico narrato, fanno quasi sembrare questo romanzo una biografia.
Il realismo che pervade in tutto il lungo racconto della famiglia, non è una semplice cronaca.
Per quanto sia puntuale e precisa, è pervasa da una delicato e talvolta lirico sentimento per i luoghi dove, in tempi diversi, cambiano scenari e vicissitudini
Essere una famiglia di pastai è un motivo d’orgoglio, e non solo, per i Musumeci. E’ una tradizione che si tramanda per tre generazioni, nonostante la guerra e opportunità alternative, portino lontano gli eredi del nonno fondatore, tanto amato e ucciso a tradimento.
Come ogni stagione, la vita nasce e muore, ma come si è vissuti e quello che si è creato sono molto più di un ricordo da lasciare a chi resta.
Sono l’eredità più ricca da custodire per i posteri con la speranza che facciano lo stesso.
Direi che il filo conduttore del romanzo è quel vento del maestrale che soffia accarezzando la terra di Sicilia calda al tramonto così cara a chi scrive e che si percepisce a pelle
Quel vento che soffia nell’indifferenza e nella crudeltà di una Mafia a cui, come scritto, spesso si soccombe.
Quattrocentoventi pagine di una storia dove ogni sentimento trova la propria collocazione e impossibile da raccontare in due righe senza svelare la trama.
Anche se, nonostante sia molto intrigante, non sia quella il punto cruciale.
E’ il messaggio che porta, secondo me.
Leggetelo e fatemi sapere…
Anna Cibotti
Tratto da La Voce del Maestrale
“E mentre il cielo si riempiva di stelle e la luna rischiarava i fertili campi di una volta, la voce del maestrale si trasformò in un canto di gioia”.
Consigliato a: amanti del romanzo storico, lettori attenti ai dettagli, siciliani in terra o fuori patria.
LA VOCE DEL MAESTRALE
di Nunzio Russo
Edizioni Esordienti E-book, 2014, pag.454
Genere: romanzo
Dove comprarlo: Amazon
La Feltrinelli
Penso che nessuno sappia scrivere le meraviglie e le contraddizioni della Sicilia meglio di un siciliano. Nunzio Russo conferma questa mia ipotesi in un romanzo storico, familiare e regionale che ha il dono di fare sentire al lettore il profumo del mare, della terra e persino le voci dall’accento inconfondibile. Totò Musumeci eredita dal nonno il titolo nobiliare, il mulino e una fiorente produzione di pasta alimentare che dovrà essere difesa dalla prepotenza del principe di Granata, padrone del paese. Qui è la tradizione familiare a recitare il ruolo di protagonista principale, una storia che si snoda per generazioni a partire dal 1910, che attraversa due guerre e le trasformazioni sociali e culturali del secolo scorso. I protagonisti del romanzo diventano voci narranti di amori, odi, perdite e tentativi di riscatto e il vincolo familiare tiene le redini di un’azienda che, oltre agli inevitabili problemi, deve ogni giorno resistere ad un nemico che cambia volto ma ha sempre odore di mafia. Ciò che rimane invece immutata è la voce del maestrale che soffia sereno o diventa un “urlo lacerante e selvaggio” forse anche adattandosi agli umori del momento. Un romanzo da leggere con calma, la trama richiederebbe di non fermarsi, ma credo che meriti una lettura attenta e partecipe.
Nunzio Russo’s The Maestrale Voice could be defined as a painting, rather than a novel. The author’s delicate pen gently describes a century of Sicily, specifically the part of the island that gave birth to the product that most represents Italy: the pasta. His vivid descriptions include all aspects of the reality of those days, never forgetting the wonders of that land. So its colors, its perfumes, its sunsets, but also its people’s faces and their moods, their behaviors, their real essence: all these elements emerge on the surface of a canvas made of words.
This novel is not only the story of a pasta plant, but also the story of the families that gravitate around it; the background of a country that went through war, governed by the Fascist Regime which, in that land kissed by the sun, has merged its interests with the ones of an obscure power: the Mafia. But besides all these events, what mostly delights the reader’s minds and eyes are the images of a 20th century Sicily, cradled by the immense blue sea, caressed by the intense Maestrale.
E’ la prima opera di narrativa sul mondo della pasta alimentare. Una vicenda unica – quella di questo prodotto – che tutti invidiano all’Italia. E’ anche memoria delle verità ritrovate per caso negli archivi di un pastificio siciliano. Nel tracciare una breve storia di questa industria, che poi e’ stata l’azienda della mia famiglia, ritengo corretta una nota iniziale tratta dalle fonti della storia.
Premessa
La pasta è nata in Sicilia, e il suo luogo d’origine e’ Termini Imerese. I ricercatori ci comunicano notizie di questo prodotto unico nella storia della scienza alimentare fin dal 1154. Quindi, da quando il geografo arabo Al Idrisi girò l’isola, scrivendo Il Libro di Ruggero (Flaccovio Editore, 2008), e così narrandone le meraviglie per conto del normanno Re Ruggero II di Sicilia. Questo avvenne cento anni prima della nascita di Marco Polo, per centinaia d’anni considerato l’esploratore che – scopertala in Cina – la fece poi conoscere in Occidente.
In verita’, nella sua ricerca Idrisi scrive di Trabia, piccolo centro a circa 30 km da Palermo, affermando:
“La Trabia ha una pianura e dei vasti poderi nei quali si fabbrica molta quantità di paste(Yttriyya) da esportarne in tutte le parti, specialmente nella Calabria e in altri paesi di musulmani e di cristiani. (…)”
Il luogo, pero’, e’ stato un errore di valutazione. La contrada individuata con precisione dall’autore era nota all’epoca come Mulinelli. Ancora ai nostri giorni la chiamano così. La località si trova oggi, come ieri, in territorio di Termini Imerese. Lo sbaglio è nato perché all’epoca dei fatti l’espansione di questa non era l’odierna, sebbene il territorio cittadino fosse molto vasto. Da qui nasce la storica disputa tra le due città per la primogenitura dello spaghetto. La controversia è finita nel 2005, con la prima presentazione del romanzo La Voce del Maestrale di Nunzio Russo (tre edizioni). Nell’occasione i due sindaci presenti all’evento hanno convenuto che la pasta nascesse a Termini Imerese ma vicinissimo a Trabia, in questo aiutati dall’autore, che poi è figlio e nipote e pronipote di pastai da entrambi i rami della famiglia. Ai Mulinelli, dunque, troviamo le testimonianze del primo pastificio.
La Yttriyya (arabo), che poi i latini chiamarono Itria, di cui ci giungono notizie era una merce rustica e nutriente. Questa era prodotta in quantità limitate dalle famiglie, che poi ne facevano commercio. Era fatta a mano con pazienza, e poi lasciata ad asciugare al sole. La materia prima era ottenuta dalla macinazione del grano duro, cui era aggiunta acqua per ottenere l’impasto. Il resoconto di Idrisi narra di una pasta tirata a fili sottili. Di questo mito secolare oggi è rimasto poco nel posto d’origine. Agli inizi del novecento a Termini Imerese c’erano ancora quarantacinque fabbriche, che producevano pasta o macinavano grano. Di alcune è rimasta traccia.
ANTONINO RUSSO FU NUNZIO
Molino e Pastificio – Termini Imerese
Nella calma e ordinata campagna umbra, ancora si respira amore. Amore della tradizione e della storia, segni indelebili come le tracce lasciate dai calzari dei Santi che nei secoli hanno attraversato questo territorio.
Sono stati due giorni intensi e carichi d’emozione quelli vissuti qui, a Giano dell’Umbria. Tra chi vive il moderno dei tempi, guardando agli insegnamenti del passato, sono stato davvero bene. E’ questo quanto necessario a riconquistare l’essenza della vita. Troppe volte tale fondamento e’ stato dimenticato. Un grato pensiero, quindi, lo rivolgo all’Amministrazione Comunale e al sindaco dr. Paolo Morbidoni.
Ho avuto il privilegio di conoscere un’antica famiglia di pastai umbri, i signori Bianconi. Nella fabbrica si respira l’aria di una volta, e cosi’ si affrontano con successo le sfide dei nuovi mercati internazionali. E’ tutta una questione di esempio e di necessario rispetto della persona. Il pastificio Filiberto Bianconi 1947 S.p.A. è un’azienda che interpreta questi valori. La cosa mi ha fatto riflettere, e non poco, visto che provengo da quest’educazione. Allora, c’e’ ancora da sperare per le sorti d’Italia. Ne sono sicuro.
Ho incontrato i bambini delle scuole elementari di Giano e le insegnanti, in Sala Fra’ Giordano. E’ stato un momento che restera’ nella memoria. Si e’ trattato di un umile ritorno tra i banchi di scuola, senza esagerare, per rispondere alle mille domande riguardo alla mia Sicilia e molto di piu’. Aiutato dai piccoli, ho raccontato la storia della pasta alimentare, dalle origini siciliane ai nostri giorni. Alla fine, ho visitato lo stabilimento Bianconi in fila per due e tra loro. Li’ e’ prodotta anche la speciale pasta Aliveris con Germe di Soia. Mi è piaciuto.
A Spoleto e’ finito il viaggio in Umbria. Nella sede regionale di Cittadinanza Attiva, ancora una volta ho presentato ai lettori La Voce del Maestrale. E’ stato un momento di dialogo su vari temi, percorrendo la storia com’e’ descritta e tramandata, dai ricordi e dalle generazioni. Il passato è qualcosa che vive in questo modo, e finanche diventa strumento per affrontare il presente come il domani. Ringrazio il buon Dio, perche’ non ha fatto di me un sapiente o un intellettuale. Sono soltanto uno scrittore, convinto della missione affidata alla specie: il dono di se stesso all’altro.
Termino, e credete ne vale la pena, con la poesia a me dedicata dai bimbi delle elementari. Il mondo e’ bene osservarlo con innocenza, giusto come fanno loro. E’ proprio cosa buona. Almeno, credo io.
DEDICATA A NUNZIO RUSSO
Benvenuto Nunzio Russo, egregio scrittore,
e’ per noi una gran gioia e vero onore
conoscerla a Giano, nostro paesello,
piccolo, grazioso e assai bello!
Mille domande le vorremmo fare
e le sue storie non ci stancheremo di ascoltare…
ricette tipiche dei paesi da lei conosciuti
dai sapori a volte dolci, a volte acuti…
libri di “arte culinaria” da lei pubblicati
che la curiosita’ di grandi e di piccini vedra’ appagati…