Lo scrittore, figlio di due famiglie di pastai, “Russo” di Termini Imerese e “Messineo” dbia, ha parlato della vivace industria pastaia del territorio a cavallo tra ‘800 e ‘900. Una presentazione arricchita da aneddoti e curiosità – molte delle quali contenute ne «La voce del maestrale» – ma anche da documenti, disegni, lettere, tavole di progetti in originale e antichi marchi di pastifici. Tracce di una storia che nel romanzo guidano l’evolversi delle vite dei personaggi. «Di certo è un romanzo storico – lo ha definito la professoressa Francesca Caronna nella sua presentazione – al cui interno ci sono riflessioni specifiche: industria, pasta, amori che definisco “amori naturali” perché nelle storie, spesso incrociate, si mantengono inalterati in ogni circostanza. Ci sono figli condivisi e famiglie in cui il legame ancestrale tra le persone è indissolubile nel rispetto assoluto e completo delle altre persone coinvolte. Nel romanzo l’eredità è elemento di cultura e forza dell’essere “famiglia”: Nessuno si trova mai da solo».
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