Author

Nunzio Russo

Browsing

 Nunzio Russo (Palermo 1960), discende da antichi produttori di pasta alimentare siciliana. Secondo la rigida tradizione familiare, appena adolescente si accosta all’attività imprenditoriale paterna. Oggi è un libero professionista, da volontario raccoglie testi antichi e classici trasferendoli su supporto elettronico a vantaggio delle future generazioni e si occupa di comunicazione ed editoria per il sindacato degli agenti immobiliari italiani. Ha due grandi passioni: la Sicilia e l’Africa. Il suo blog è www.nunziorusso.it

 
–          Conosciamo tutti che cosa è la “pasta” ma quale è il suo valore simbolico, oltre che nutrizionale, secondo lei che discende da antichi produttori di pasta alimentare?
È l’allegria del giorno di festa, della domenica e della tavola imbandita, ma non soltanto. Rappresenta l’unità della famiglia e i suoi sacri valori. Tocca ai nutrizionisti spiegare i benefici di quest’antico alimento. Mi limito ad affermare come la pasta è un cibo naturale e ricco di nutrienti, ottenuto dalla macinazione del grano con aggiunta di acqua. È Regina della Dieta Mediterranea, patrimonio culturale immateriale dell’umanità, Unesco 2010.
 
–       La pasta è nata in Sicilia, intorno al 1154, e il suo luogo d’origine è Termini Imerese. Il primato lo rivendica da molto tempo la vicina Trabia. Come stanno le cose?
Al Idrisi, il geografo arabo del Re Ruggero II di Sicilia, scrive di una pasta tirata a fili sottili e chiamata Yttriyya in un tomo del suo “Sollazzo di chi si diverte a girare il mondo” del 1154 circa. Al Idrisi asserisce, in effetti, di Trabia e individua anche la zona che è, in verità – oggi come ieri -, nel territorio di Termini Imerese. All’epoca dei fatti la città non aveva l’attuale espansione, sebbene il territorio fosse molto vasto. Tutto qui. Possiamo quindi sostenere che la pasta è nata a Termini Imerese, ma vicinissimo alla cara – nel mio animo – Trabia.
 
–       Il «romanzo della pasta italiana» è il titolo della mostra e si presenta come una raccolta di immagini e documenti originali che raccontano la storia di questo alimento. Il libro «La Voce del maestrale», recente vincitore del Premio Elmo 2014, presentato nella mostra, è invece un “cartaceo” che racconta la saga di una famiglia di pastai siciliani. Perché un “romanzo su pasta e pastai”?
Il romanzo è anche in edizione ebook e distribuito dalla piattaforma Stealth sui maggiori store del mondo. Nasce dal desiderio di dare voce alla parte migliore di tutti noi, gente del sud. Uomini e donne che con la loro esistenza hanno lasciato un positivo messaggio alle nuove generazioni, di fatto dando il via all’agro industria e al Made in Italy più famoso. Nello stesso tempo i protagonisti vivono secondo personali ideali gli amori e le delusioni, i successi e le sconfitte. Sulle vicende scende come una colonna sonora La Voce del Maestrale, il grido di un popolo che conquista la libertà.
 
–       Quando ha iniziato a interessarsi di tali documenti e come ha lavorato nel mettere tutto all’interno di un quadro logico?
Quando sono nato rappresentavo la quarta generazione di un’antica famiglia siciliana produttrice di pasta alimentare. Fare l’imprenditore era scelta obbligata, nonostante crescendo è maturata anche l’esigenza personale di dedicarmi alla ricerca storica e alla scrittura. 

Associazione Dictinne Bobok
 
L’Associazione Dictinne Bobok si occupa di Arte ed è nata in ricordo di Ginevra, unica figlia della presidente Marisa Russo, che studiava all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Con Dictinne Bobok, quindi, la grande passione di Ginevra riesce non solo a vivere ma anche a supportare chi, come lei, intende iniziare un percorso in un mondo spesso difficile e trascurato come quello dell’arte e dove l’opportunità di una guida può essere determinante.
L’Associazione è legata alla mostra da due elementi. Da un lato, il legame affettivo che lega la presidente Marisa Russo allo scrittore Nunzio Russo, suo cugino, nonché al nonno Nunzio (pastaio) che non ha conosciuto ma che per carattere schivo, determinato e creativo ricorda molto la figlia Ginevra. Da un altro lato, secondo la madre, l’improvvisazione grafica nell’esporre gli elementi della mostra avrebbe di certo divertito la giovane artista.
La scelta del nome Dictinne Bobok non è casuale poiché esprime il dualismo di una persona dai molteplici interessi: il mito, la letteratura, il fantastico, il teatro, la poesia, la magia quasi alchemica della trasformazione nell’incisione. Si, l’incisione, quel linguaggio dei segni tanto caro a Dictinne.
L’occhio e la mano sono il padre e la madre dell’attività artistica (BALTHUS).
«Questa frase di un grande artista, molto amato da Ginevra – dichiara Marisa Russo -, ci ha guidati nelle varie fasi di realizzazione dell’associazione. La voglia di mettersi in gioco, di conoscere, di spaziare tra le varie espressioni artistiche, di lottare perché gli altri capiscano, di non sentirsi mai arrivati al traguardo e soprattutto essere sé stessi fortemente e non, nel rispetto dei dubbi canoni di questa società, soltanto apparenza, costituiscono i cardini della nostra associazione. La mia "avventura" nel mondo dell’attività artistica sarebbe stata impossibile se non avessi avuto il supporto di due grafici speciali: Michele Lombardi e Maurizio Cipriano».
Dictinne Bobok organizza corsi, stages e workshop incentrati su specifici settori del mondo dell’Arte e volti a garantire sia una visione ampia e concreta delle varie forme di espressione artistica, sia la possibilità di sperimentarsi nell’utilizzo pratico di metodologie e tecniche altrimenti inaccessibili al fuori dei classici percorsi di studio. L’Associazione organizza anche viaggi di studio e di approfondimento nelle principali città italiane ed europee, che sono sedi di grandi musei, nonché visite alle principali mostre e partecipazione ad eventi di particolare rilevanza. Il coinvolgimento di docenti e professionisti fa si che la partecipazione alle attività si traduca in un momento di crescita intellettuale e professionale di effettiva utilità ed arricchimento culturale. L’Associazione, con il contributo dei partner, è sede per esposizioni e mostre sia degli elaborati degli associati e sia per produzioni esterne coerenti con i fini stessi dell’associazione. Dispone anche di una nutrita biblioteca tematica in continuo accrescimento.
«Tenendo conto della molteplicità ed eterogeneità degli interessi di Ginevra – conclude Marisa Russo – l’associazione è una realtà in continua evoluzione. Un work in progress la cui funzione fondamentale è mantenere vivo l’interesse e la curiosità intellettuale che &egrav

ALIVERIS, dall’Umbria una pasta molto particolare
 
 
La Pasta al Germe di Soia Aliveris unisce alla pasta (regina della dieta mediterranea) la soia, tipico ingrediente della cultura culinaria asiatica e molto usato in Cina, Giappone e Indonesia. Ma come e perché il Pastificio Bianconi si è imbarcato in un progetto scientifico di così grande rilievo e quali sono le caratteristiche di questa pasta? Ce lo spiega Agnese Bordoni, Coordinatrice del “Progetto Aliveris” per l’Industria Alimentare Filiberto Bianconi1947 S.p.A.
 
–   Per gli italiani la “pasta” è un alimento che non deve mancare sulla tavola di ogni giorno. Ma la pasta Aliveris (Alimenti Veri per la Salute) ha qualcosa in più, cosa?
Quando devo spiegare in poche parole l’essenza di Aliveris, la pasta con germe di soia, la definisco un perfetto mix culturale, perché inserisce in uno dei cibi principali della dieta mediterranea i benefici di alcuni alimenti a base di soia della tradizione culinaria asiatica.
 
–   Non stupisce il fatto che tale particolarità si sia sviluppata proprio in Italia, dove la pasta è nata ed è cresciuta, così come raccontato nel romanzo di Nunzio Russo “La voce del maestrale”..
Per essere più precisi l’idea non è stata concepita in Italia ma è venuta dallo scienziato inglese Kenneth DR Setchell, grandissimo amante del tè verde e della pasta. Nel 1980 il prof. Setchell, assieme al suo team di ricercatori, ha isolato per primo i lignani e gli isoflavoni nelle urine umane, si tratta di molecole di origine vegetale presenti in alcune piante come la soia. Poi, per tutta la vita, ne ha studiato i benefici ed ha analizzato il fatto che alcune popolazioni asiatiche, che ne consumano costantemente, hanno un’incidenza minore rispetto ad alcune patologie da noi molto diffuse (malattie cardiovascolari, diabete e alcuni tumori). Considerando il fatto che in occidente non si assumono facilmente gli isoflavoni, ha iniziato le sue ricerche per capire quale cibo sarebbe potuto essere il veicolo ideale per introdurli. Il caso ha poi voluto che si incontrasse con il Dott. Carlo Clerici, medico e ricercatore di larghe vedute, e dopo aver condiviso le rispettive conoscenze ed esperienze di lavoro e ricerca, hanno deciso che l’alimento ideale doveva essere la PASTA, dunque il luogo ideale di produzione non poteva che essere l’Italia!
 
–   Come viene accolta sia in Italia che all’estero la “pasta con germe di soia” e quale futuro ci si può attendere in questo settore?
D’impatto l’italiano medio non vuole una pasta “modificata”, ma quando scopre che il gusto, sebbene si tratti di una pasta speciale, rimane inalterato (o addirittura migliorato), l’interesse si accende. La curiosità e la voglia di indagare poi aumenta soprattutto di fronte al fatto che l’alimento finito, la pasta Aliveris, così come la si trova in commercio è stata oggetto di importanti studi clinici con risultati talmente importanti e postivi da ottenere pubblicazioni scientifiche nelle riviste mediche più autorevoli in materia di alimentazione: Diabetes Care e The Joutnal of Nutrition.
 
 
 
UFFICIO STAMPA e informazioni:
Maria Grazia D’Agostino

cell. 320.6213118 

Officine Meccaniche Italiane – Reggiane
 
 
 
Furono le Officine Meccaniche Italiane (OMI) – più note come Reggiane – a costruire, negli anni Trenta, la macchina semolatrice (pulitrice quadrupla da semole) che per anni ha contribuito a produrre pasta alimentare a Termini Imerese e in Sicilia. La semolatrice è poi tornata a Reggio Emilia grazie all’impegno di Nunzio Russo e di Angelo Cascino. In vero, le “Reggiane” sono nate ad inizio ‘900 per produrre aerei civili e militari, locomotive, motori ferroviari e gru. Nel 1951, dopo una lunga occupazione della fabbrica da parte degli operai contro i duemila licenziamenti, l’azienda riconvertì la propria produzione da bellica a civile. Le “Reggiane” scrissero importanti pagine della storia nazionale, tutte raccolte nell’Archivio Digitale delle OMI presso l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia. Gli archivi multimediali dell’Unimore raccolgono, quindi, un enorme patrimonio documentale di dati e immagini e conservano persino parte dell’Archivio Pasta Russo 1875 di Termini Imerese. L’ingegnere Adriano Riatti, appassionato ed esperto di storia dell’aeronautica, è curatore dell’Archivio Digitale delle Reggiane.
 
 
–         Come mai l’Archivio Digitale Reggiane, presso l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, sostiene e promuove “Il romanzo della pasta italiana”, in mostra dal 28 al 30 novembre a Palermo?
Un pezzo della nostra storia industriale è oggi ritornato a Reggio Emilia grazie all’attenzione e alla disponibilità di Nunzio Russo e di Angelo Cascino, entrambi di Termini Imerese, che hanno reso disponibile la macchina dopo averla smontata. La semolatrice infatti è stata ritrovata in modo quasi fortuito a Termini Imerese.
 
–         Un macchinario prodotto negli anni ‘30, la “semolatrice”, unisce quindi Reggio Emilia e Termini Imerese. Per le Officine Meccaniche Reggiane cosa rappresenta oggi il recupero della semolatrice?
Le officine “Reggiane” oggi non esistono più. La semolatrice è, ad oggi, l’unico prodotto integro esistente e restaurato, visibile al Tecnopolo di Reggio Emilia. Rappresenta una conoscenza delle lavorazioni del legno e del metallo sicuramente accresciute dalla scuola professionale "Reggiane", che formava maschi e femmine per un altro anno dopo i tre della scuola di stato e sotto la guida di esperti operai. Ciò che si dovrebbe fare ancora oggi. Un apposito libro di testo era stato realizzato come compendio della formazione.
 
–         Nel suo romanzo “La voce del maestrale” Nunzio Russo parla anche delle macchine delle Reggiane. Quale ruolo ebbero nella storia della pasta italiana?
Sicuramente un ruolo importante. I principali pastai italiani, come Petrini, Voiello, Russo, utilizzavano macchinario “Reggiane”.
 
 
 
 
UFFICIO STAMPA e informazioni:
Maria Grazia D’Agostino

cell. 320.6213118 

 La Pasta di semola con Germe di Soia

Introdurre nella pasta di semola il “germe di soia”, ricco di isoflavoni (molecole che permettono di prevenire alcune malattie diffuse tra le popolazioni occidentali), è stato l’obiettivo perseguito per anni dal professore Kenneth DR Setchell (sin dal 1980) e, più tardi, dal professore Carlo Clerici, docente all’Università di Perugia e direttore dell’unità di gastroenterologia dell’Ospedale di Santa Maria della Misericordina di Perugia. I due ricercatori hanno lavorato insieme a questo progetto dalla fine degli anni ’90 arrivando, nel 2000, all’attuale formulazione della pasta Aliveris, che per porzione contiene 33 mg di isoflavoni (ovvero quanto presente in una dieta di tipo asiatico). Nel 2003 è arrivato per il professore DR Setchell il premio internazionale Roche per l’innovazione nel campo della nutrizione (International Award for Innovative Research in Human Nutrition) e da lì una serie di pubblicazioni sugli studi dei due ricercatori. Studi e ricerche che continuano tutt’oggi. I professori Kenneth DR Setchell e Carlo Clerici hanno così risposto ad alcune domande.
 
–        Quale è il valore aggiunto che il Germe di Soia dà alla pasta Aliveris?
Il Germe di Soia ha tantissime proprietà e, aggiunto durante il processo di pastificazione, si rende possibile l’attivazione di alcune molecole in esso contenute molto importanti, in particolare gli isoflavoni, che attraverso questa pasta possono rilasciare effetti biologici positivi. Allo stesso modo di come generalmente li rilasciano quando si assumono alimenti della tradizione culinaria asiatica, prevalentemente i cibi a base di soia fermentata. Gli isoflavoni sono fitoprotettori naturali, si trovano nelle leguminose, ma in una concentrazione più elevata li possiamo trovare nei semi di soia, nel trifoglio rosso o nel kudzu.
 
–       Le vostre ricerche si sono concentrate sulla possibilità di produrre una pasta che potesse essere più adatta alle necessità dall’uomo. Quali difficoltà avete incontrato prima di arrivare alla pasta Aliveris?
Le difficoltà più grandi in realtà le abbiamo riscontrate nel momento in cui abbiamo ottenuto il prodotto e via via che ottenevamo risultati statisticamente positivi dagli studi clinici. Infatti, la pasta con Germe di Soia ha più che altro problematiche a livello commerciale e di promozione del prodotto in senso stretto. Pur avendo serie pubblicazioni scientifiche, e dunque risultati positivi rilevanti su persone con varie problematiche, non è ancora possibile vantare claim salutistici in quanto l’EFSA (l’ente europeo per la sicurezza alimentare) in questo momento non lo permette. Non potendo spiegare nella confezione gli effetti positivi per la salute già testati, risulta davvero complicato arrivare al consumatore. Una persona media non riesce a capire il motivo per il quale dovrebbe acquistare, dunque consumare, abitualmente questa “nuova” pasta con germe di soia, a meno che non abbia una conoscenza specifica nel settore dei fitoprotettori naturali.
 
–       Le ricerche continuano al momento? Come e quale è il prossimo obiettivo?
Non abbiamo mai terminato le ricerche, ogni volta di fronte ad un risultato positivo abbiamo voluto indagare ulteriormente, ma per fare questi lavori seriamente ci vuole molto tempo e nulla può essere lasciato al caso. Ogni dettaglio è rilevante. In questo momento è in corso uno studio i cui volontari sono soggetti sani.

Maria Antonietta Spadaro, architetto e storico dell’arte, è stata docente di Storia dell’Arte nei licei e alla Scuola di Specializzazione della Lumsa di Palermo. È vicepresidente nazionale Anisa per l’educazione all’arte (Associazione Nazionale Insegnanti Storia dell’Arte). In passato, ha fatto parte della delegazione di Palermo del FAI (Fondo Ambiente Italiano). Ha pubblicato per bambini racconti fantastici ambientati a Palermo e dintorni ed è autrice di numerosi saggi sull’arte siciliana e non solo, tra cui Raffaello e lo Spasimo di Sicilia (1991), Palermo. Palazzo delle Aquile (2004) e Renato Guttuso (2010). Ha curato mostre d’arte tra le quali Novecento Siciliano (2003-04), Giovanni Lentini. Un palermitano a Milano (1882-1948) (2011) e Michele Catti (2013).
 
 
–       Uno storico dell’Arte, come lo è lei, quali interessi può avere sull’archeologia industriale legata alla pasta alimentare?
L’archeologia industriale si occupa di fabbriche dismesse che fanno parte integrante del territorio e della storia dei luoghi. Il destino di tali strutture è molto importante: esse non vanno demolite per non cancellare la memoria del nostro passato, anche industriale. Nel mondo tanti edifici industriali sono stati riconvertiti con enorme successo. Al momento mi sto occupando, con altri studiosi, dell’Archeologia industriale a Palermo: si è appena conclusa una grande mostra su tale argomento. Tuttavia abbiamo già avviato lo studio delle emergenze presenti in tutta la Sicilia. Termini Imerese è stata una terra ricca di opifici, in particolare pastifici, strutture di grande interesse.
Le tipologie architettoniche industriali sono oggetto di studio da parte di ingegneri e architetti e rientrano a pieno titolo nei Beni Culturali.
 
–       La mostra “Il romanzo della pasta italiana” racconta, con documenti in originale, l’anima imprenditoriale di una Sicilia lontana ma molto vivace nella produzione di farine e di pasta. Secondo lei, che è stata docente per molti anni, come si può tenere viva una tale memoria?
Tenere viva la memoria della cultura del lavoro nell’Isola credo sia un dovere per le nuove generazioni, proprio in un periodo di crisi economica come quello che stiamo vivendo.
 
 
 
 
UFFICIO STAMPA e informazioni:
Maria Grazia D’Agostino

cell. 320.6213118 

Francesca Caronna è, da 16 anni, docente di lettere, latino e greco ed è anche Dott.ssa in Psicologia clinica dell’arco di vita. Da tempo insegna ai giovani studenti del Liceo Classico Gregorio Ugdulena di Termini Imerese. Lettrice appassionata di testi classici, ma anche di saggi storici e di psicologia, ama stare in mezzo ai propri studenti con cui condivide percorsi di studio e non solo.

 
–       Il romanzo «La Voce del Maestrale» di Nunzio Russo è un’opera di letteratura sul mondo della pasta alimentare. Quale è il valore aggiunto di questo romanzo? 
Il valore aggiunto è la storia personale dello scrittore, nato con il naso “infarinato” e vissuto tra mulini, impastatrici e uomini della pasta… perché la storia del pastificio Russo è una storia di uomini, donne, famiglie che della pasta hanno fatto non un semplice prodotto, ma una sentita e vera ragione di vita!
 
–       Il libro, pubblicato da EEEbook, è stato di recente vincitore del Premio Elmo 2014 – Sezione Scrittori (Rizziconi RC, 6-7 settembre 2014). Un importante riconoscimento per uno scrittore che, nella vita, è stato imprenditore esercitando un’altra professione…
Nunzio è un uomo dal “multiforme ingegno” senza alcuna presunzione, anzi con la modestia di chi è stato educato a lavorare, a non fermarsi mai, a rischiare ogni giorno per obiettivi sempre nuovi, ad esercitare la quotidianità con onestà, determinazione e rispetto per qualsiasi cosa faccia e qualsiasi persona incontri nel suo cammino. Se non fosse stato il figlio di un grande imprenditore, che per il suo pastificio ha investito tutta la vita, sogni, passioni, tempo, affetti etc. e se lui non avesse lavorato ogni giorno per i suoi figli, oggi non sarebbe lo scrittore che conosciamo. La vita è la palestra della sua scrittura e la passione per tutto ciò che fa è “l’attrezzo” principale dei suoi esercizi di vita e di letteratura.
 
–       Parlando dell’excursus storico della pasta italiana, il libro affronta vari fatti. Come è cambiato il settore della pasta nel tempo, anche in considerazione del fatto che a Termini Imerese (dove la pasta ebbe i suoi natali) c’è solo il ricordo di un vecchio mulino?
Oggi la pasta è un prodotto industriale privo di identità, che vive gli effetti di una crisi che non risparmia nessuno: è di pochi giorni fa, ad esempio, l’allarmante notizia delle difficoltà in cui versa il pastificio Tomasello. Un tempo mangiare la pasta dei pastifici termitani era un fatto di identità e di sentimenti, amore per la propria terra e rispetto per il lavoro e la fatica di tutti dall’imprenditore all’operaio. Oggi molto spesso un prodotto vale l’altro, perché la moderna industria ha cestinato tradizioni, cultura e radici territoriali.
 
–       Perché parlare della storia della pasta italiana in un periodo in cui anche il settore pastificio subisce la forte crisi economica?
Non è nostalgia di un passato perfetto, perché la perfezione non ci appartiene in nessun tempo, ma riparlare di quelle antiche radici significa ripercorrere la storia di persone che hanno caratterizzato la storia di un territorio, che hanno fatto scelte giuste o sbagliate (non importa!), ma che lo hanno amato fino al sacrificio di tempo, affetti etc. L’industrializzazione forzata, la massificazione del prodotto, la perdita di un’identità specifica sono stati un fallimento culturale ed economico

Il Romanzo della Pasta Italiana. Omaggio alle Officine Meccaniche Reggiane e al Mulino e Pastificio Russo. Gli archivi fanno vivere le vicende delle due aziende, e oggi custodiscono un pezzo importante della storia della pasta italiana. L’Archivio Digitale Reggiane, presso l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, conserva anche parte dell’Archivio Pasta Russo 1875 di Termini Imerese (Pa). Una vicenda narrata pure nel romanzo storico "La Voce del Maestrale" di Nunzio Russo vincitore del Premio Elmo 2014 (sez. scrittori) – Rizziconi RC, 6-7 settembre 2014. Il romanzo è pubblicato da EEEbook, 2014 quarta edizione, isbn 978-88-6690-214-0

Video dedicato all’evento "Le Macchine per La Vita" – Officine Meccaniche Reggiane, tenuto presso il Tecnopolo Reggiano dell’Universita’ degli Studi di Modena e Reggio E. con la partecipazione del romanzo storico "La Voce del Maestrale" di Nunzio Russo vincitore del Premio Elmo 2014 (sez. scrittori) – Rizziconi RC, 6-7 settembre 2014. Il romanzo è pubblicato da EEEbook, 2014, quarta edizione, isbn 978-88-6690-214-0. Distribuito attraverso la piattaforma Stealth. A questo link trovi l’elenco costantemente aggiornato dei webstore di tutto il mondo in cui è presente La Voce del Maestrale. http://blog.sbfstealth.com/

Pin It