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Uno Spazio Poesia sta davvero bene in questo blog. E poi, queste rime presentano le nozze d'oro e la famiglia. Scorrevoli e semplici versi intrisi d'essenziali verita'. Ecco Adele La Manna Giuffre', poetessa siciliana. La breve recensione è nel video.

DEI VERSI PER LE NOZZE D'ORO

Al Dottor Messineo genero mio

Piace tanto il cosiddetto… babbio

E in cio' siam d'accordo pienamente:

Pure a me piace parlar scherzosamente.

Ora egli sa che il trenta del mese

Purtroppo ricorre a nostre spese

Una data formidabile

Una data indimenticabile

Volete sapere quale essa sia?

E per cui mio genero mi chiede poesia?

Sapendo che alle volte pensieri diversi

Frullano nella mia mente a base di versi

A lui portando l'euforia

Di beffeggiarmi per la poesia,

Così io volendo rallegralo,

Cerchero' come meglio accontentarlo.

La data di cui sopra ho parlato

E per cui così tanto ho favellato

Si riferisce al dì del matrimonio

Che chiamerei dì… di manicomio

Parlo dei matrimoni in generale

Che, pensate, uniscono in legale

Due esseri in eterno, all'infinito

Fino al giorno del loro ultimo anelito.

E cio' non far vi par da manicomio?

O dobbiamo dir che sia il demonio

A carpirci quel sì

Che cambia il nostro destino da quel dì?

ma intanto per quell'occasioni

Che descrivo io di matrimoni

Si organizzano balli, canti e suoni,

Quasi che ognun di noi perda la testa

A voler per sè agognar quella gran festa,

Senza pensare che la liberta'

Tutta si perde in tal festivita'.

E guai poi a chi non la vorrebbe

Amarezze senza fine se ne avrebbe

E dovendo a quelle leggi sottostare

tanto vale non piu' fantasticare.

Esse tengono in man la disciplina

Che è una formidabile banchina:

Se non fosse per queste formalita'

Che ne sarebbe dell'umanita'?

Caro Nunzio, ho appena finito di rileggere "La Voce del Maestrale". 
Non più spinta dalla curiosità di sapere come la storia si sarebbe evoluta, mi sono abbandonata alla poesia della tua prosa assaporandone, riga dopo riga, il ritmo, lasciandomi avvolgere e coinvolgere dalle atmosfere, dalla forza dei personaggi, godendo di sfumature che mi erano sfuggite, di accenni cui non avevo prestato attenzione. Senza fretta, sono sprofondata nella narrazione fermandomi più volte, leggendo e rileggendo una descrizione, riflettendo su di una frase, meditando su di un dialogo. E, come la prima volta, giunta all'ultima pagina ho richiuso il libro con un senso profondo di nostalgia, mista ad amarezza, per la scomparsa di un mondo dove sentimenti come Dovere, Orgoglio, Famiglia, Onore, erano le fondamenta su cui si costruivano gli uomini. Quelli veri. 
Il tuo è un Grande Libro, Nunzio: lo considero – e non sono la sola – uno dei romanzi storici più belli della letteratura italiana dei nostri tempi… Grazie!

Maria Teresa Papale

)

Sullo sfondo degli avvenimenti  politici ed economici  che caratterizzarono l’Italia  del ‘900, il romanzo di Nunzio Russo ripercorre, con grande fedeltà storica,  le trasformazioni sociali e culturali della borghesia siciliana nel periodo che intercorre tra gli anni dieci del ‘900 e i giorni nostri.
L’ analisi storica si concretizza attraverso la narrazione delle vicende che interessarono, per quattro generazioni, una famiglia di imprenditori. Il romanzo ha inizio con l’ascesa sociale del mugnaio Turi Musumeci il quale, dopo  aver sborsato un’ingente somma di denaro, acquista il titolo di barone di Mezzocannolo, una piccola località sperduta nelle campagne di Granata di Sicilia.   L’acquisizione del titolo nobiliare, tanto agognato,  non consentirà, tuttavia, al coraggioso e intraprendente Turi di raggiungere un ruolo sociale equiparabile a quello dell’antica nobiltà.   Nobiltà arrogante e “padrona” e così ben rappresentata, nel testo, dalla figura del  Principe di Granata. Una nobiltà sempre più in declino e, proprio per questo, sempre meno disposta a cedere   potere e privilegi  a una borghesia che, di contro, sta diventando sempre più organizzata e consapevole. Gli affetti, l’amore, tutto, nel libro, sembra essere trainato da quel sentimento di forte cambiamento che anima i tanti, e ben tratteggiati, personaggi  presenti nel romanzo. La meravigliosa terra di Sicilia, descritta con maestria dall’autore, è una Sicilia sulla quale alita un vento nuovo, forte come il maestrale quando soffia impetuoso.
Un testo davvero pregevole, questo di Nunzio Russo, che consiglio vivamente di leggere.  Una storia appassionante, a tratti poetica e di grande interesse storico, oltre che letterario, contrassegnata da quella cifra distintiva che caratterizzò la narrativa siciliana di De Roberto, di Pirandello de “I vecchi e i giovani” e di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. 
Anche qui, paradossalmente, come ne“ Il gattopardo”, il messaggio che giunge con forza al lettore è: “Se vogliamo che tutto rimanga com’è bisogna che tutto cambi”.

Nel mio viaggio verso Torino pensavo alla giovinezza. Valutavo quel periodo della vita incastonato tra la bellezza dei sogni e gli ideali. Gia’ a quei tempi i miei pensieri erano rivolti alla scrittura, intesa come mezzo di recupero dell’esistenza e del valore. Entrambi questi due punti rappresentano un segno, vero, dell’identità dell’essere umano che senza la dimensione della conoscenza non possiede futuro. Mi spiego. E’ la storia intima, e quindi per riservatezza dei protagonisti difficile da apprendere, che custodisce il dono della saggezza. Bisogna raccontare questo tipo d’avventura, il solo soggetto narrativo possibile. Questa é la missione di un autore, anche poco conosciuto.
Scrivevo delle tappe d’avvicinamento a questo XXVII Salone Internazionale del Libro. Sono molte le edizioni cui il sottoscritto ha partecipato, condotto fin lì dal vento de La Voce del Maestrale. Libro che ho scritto io, ma che appartiene ai lettori che in questi anni lo hanno apprezzato e amato. Ho incontrato alcuni di loro, che adesso sono amici, tra giovani e meno giovani, perché è così che faccio la mia parte. E’ il dono continuo di un piccolo e modesto sapere, di una storia umana viva e piena d’esperienze mai perdute nella memoria. E sto scrivendo di amore, di onore, di famiglia, di lavoro e di Patria. Forse, questo è un caso letterario controcorrente. Più passa il tempo e più vale.
 
Un caro amico, un medico, in Veneto, mi ha chiesto come mai un bel romanzo che non nasce sempre è pubblicato da un piccolo editore. Poi, ha fatto il paragone con un capolavoro della letteratura siciliana. Confesso di avere balbettato qualcosa, ma non una risposta concreta. In verità, il testo di cui parlava il mio amico è diventato leggenda dopo la morte del suo autore. Probabilmente, perché quello scrittore, un principe, non si allineò in vita ai dogmi e agli imperativi di una cultura che soltanto viveva la moda del momento. Ma questa non è vitamina, in altre parole il regalo perpetuo del soffio vitale. Ecco che bastano pochi mesi nelle classifiche, e poi occorre altro e ancora altro e di più. Alla luce di questo La Voce del Maestrale è un libro fortunato. Sapete perché? Perché è nato appunto, mentre si sviluppava l’era di internet e dei social, degli e-book e della libertà di affermare la propria personale verità. Senza queste novità, non ci sarebbe stato un romanzo pubblicato, e per il sottoscritto mai un Salone del Libro.
 
Ma guardiamo alla Fiera e, soprattutto, ai libri. Ho osservato con attenzione quanto avveniva nei padiglioni. Dopotutto sono un imprenditore per dovere, e soltanto uno scrittore per passione. Soprattutto in periodi di crisi, prestare attenzione ad un luogo dove si incontra la domanda con l’offerta, offre spunti d’interesse. Oltre il fascino e la ricchezza della zona dedicata all’ospite d’onore, che è stata la Santa Sede, ho percepito una sensazione. C’era sempre gente che comprava novità o libri in offerta, ma presso i piccoli editori e negli stand a tema o dedicati alle realtà locali dell’Italia, la gente s’incontrava e scambiava opinioni. In questi punti, sono state poche le vendite. Molte erano, invece, le idee che circolavano. E’ questa la novità giusta. Quando l’ideale va, diventa una leva poderosa. Antica, è vero, ma per questo eterna. E alla fine, vince. Quale che sia il contenuto.
 

Da scrittore, ma anche da figlio e pronipote di pastai, vi assicuro che intervistare l'avvocato Lorenzo Pusateri è stata una sorpresa. Ho conosciuto tante verità su questo prodotto davvero amato dai consumatori.

Di pasta si deve parlare con chi se ne intende, sul serio. Per questo sono in Sicilia e nel mio studio. Devo incontrare l’avvocato Lorenzo Pusateri. Quando arriva, puntuale come deve essere un industriale, lo trovo eretto, elegante e sempre in buona forma. E’ l’ultimo di un mito, che, nella regione, conta quasi novecento anni di storia. E’ nato nel ’29, e conseguita la laurea in giurisprudenza con il massimo dei voti, giunge a Roma come procuratore legale di un noto studio della capitale. Dopo alcuni anni, però, il padre lo richiama ai doveri verso l’azienda di famiglia, fondata nel 1874. Il giovane avvocato lascia la professione, ponendo alcune condizioni: la piena autonomia decisionale e l’autorizzazione a programmare un piano quadriennale d’investimenti, per ammodernare il molino e pastificio. Siamo nel 1958. Da quei tempi, e per cinquant’anni, Lorenzo è stato tra i più brillanti e lungimiranti produttori di pasta siciliani. Impegnato nella società civile, ha ricoperto la carica di presidente del Rotary Palermo Est, di presidente della Sezione Mugnai presso Confindustria Palermo, di membro della Commissione Prezzi Cerealicoli. Più volte consigliere comunale e assessore della Città di Termini Imerese. Le vicende di Antonino Arrigo & Figli e diPastarrigo sono le sue. Senza dubbio, posso aggiungere, riprendono anche quelle di tutti i più noti pastifici dell’isola.

Incomincerò dalla domanda più difficile per un pastaio della tradizione. Avvocato Pusateri come definisce il moderno pastificio industriale?

E’ scomparso il pastificio come si conosceva un tempo, al suo posto è subentrata la fabbrica. Non vi è più il profumo che emana l’impasto, né la pasta con il sapore di pasta. Dalla materia prima al prodotto finito, confezionato a fardelli e stoccato nel magazzino automatico, a sovrintendere tutto c’è il personal computer. Tutto è impersonale e asettico. Manca l’amore, continuo e appassionato, che accompagnava la produzione. Il pastaio si chiama “tecnologo”, e controlla tutto il processo produttivo per mezzo di un video e di una tastiera, anche a distanza.

Qual è stato il recente passato della produzione in Sicilia, la terra dove ha avuto origine la pasta secca?

Il primo pastificio interamente automatico, con linee di pasta lunga e corta, è stato realizzato da Antonino Arrigo & Figli di Termini Imerese nel 1963 in un immobile su più livelli all’interno del centro urbano. Nel 1971 seguì un moderno stabilimento, tutto su un piano, con superficie di 6.000 metri quadrati, dei quali 4.500 coperti. La ragione sociale divenne Pastarrigo s.r.l., anche per dotare l’azienda di uno statuto più adatto ai nuovi tempi. Sono state installate quattro linee per paste lunghe, corte e speciali. La capacità produttiva iniziale era di 400 quintali nelle ventiquattro ore. Dal 1980, si raggiunsero i dieci quintali di prodotto per ogni ora di lavoro.

Ai lettori farebbe piacere conoscere lo sviluppo tecnologico delle aziende sicilianeInsomma, avvocato, perché queste aziende erano considerate all’avanguardia?

Racconta la tua esperienza come autore
Senza dubbio è atto d’amore. Quel sentimento che nasce dal venire al mondo, e da una crescita educata al rispetto dei valori. E’ difficile scrivere storie, per questo motivo bisogna possedere buona coscienza e spirito di servizio verso l’altro. In questo caso, il lettore.

Che cosa ispira il tuo modo di scrivere
Quanto è sempre attuale nell’animo di ciascuno, pure se taluni evitano di mostrare questa essenza: la famiglia. E’ li che si custodisce il passato, e senza questo è impossibile vivere il presente e realizzare il miglior futuro.

Parla della trama del tuo libro
La Voce del Maestrale parla da tempi remoti nelle terre siciliane, nascosta tra lo splendore della campagna e l’azzurro del mare. In questo contesto vive e opera agli inizi del novecento una famiglia di industriali del sud, interpreti di un sogno che resiste ai venti del cambiamento che giungono da governi nazionali e dalla criminalità. Attraverso le generazioni si sviluppa la vicenda dei protagonisti, i successi e le sconfitte, gli amori e le delusioni. Su tutti scende come una colonna sonora la voce del maestrale, che poco per volta diventa quel grido di un popolo che conquista la libertà.

I tuoi personaggi prendono spunto da alcuni lati del tuo carattere
No, vivono di luce propria. Hanno carattere e personalità uniche come nelle vita reale. La cosa difficile è entrare nella testa di ciascuno, guardare il mondo con quegli occhi. Ma questa è altra cosa: è il mestiere dello scrittore.

Prediligi un genere specifico oppure la tua scrittura spazia in altri campi
Amo i romanzi, soprattutto quelli con una forte connotazione storica. Allo stesso tempo è opportuno e vitale che dalla storia nasca un messaggio utile alla società di oggi e di domani. Ho scritto anche un saggio sulla vicenda del prodotto più famoso del Made in Italy, Il Romanzo della Pasta Italiana, sempre pubblicato da Edizioni Esordienti Ebook.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro
Scrivere un romanzo che, come La Voce del Maestrale, sia apprezzato e letto per tanti e lunghi anni. E’ questa la migliore tradizione della letteratura siciliana, da Tomasi di Lampedusa a Verga, da Pirandello a Sciascia, passando per De Roberto e tanti altri illustri nomi.

Cosa consiglieresti a un autore esordiente
Artista o ci nasci o non lo diventi. Ma attenzione, esiste un’altra via. Tanti anni addietro, da ragazzo, decisi di realizzare un sogno: correre da pilota la Targa Florio, la gara automobilistica più antica del mondo. Un grande pilota del passato, vincitore di un’edizione mondiale della corsa, mi dava lezioni di guida veloce. Un giorno mi disse di provare, riprovare e iscrivermi ovunque c’erano delle competizioni. Alla fine imparerai, concluse. Ebbene, sono riuscito a coronare quel desiderio giovanile. Ho fatto la Targa Florio, guidando un’Alfa Romeo rossa. Sono stato tra i pochi piloti siciliani giunti al traguardo. Questa breve storia, forse, può servire.

Nel caldo sole che accompagna i giorni in una terra ricca di storia, cresce la notorietà del Premio Elmo. Dedicato a San Teodoro, soldato di Roma e martire cristiano vissuto tra il III e IV secolo, l’edizione 2014 ha donato due giorni di eventi che hanno fatto di Rizziconi (RC) centro di cultura aperto sul mediterraneo.

Le associazioni dei giovani – Piazza Dalì e Gianmarco Pulimeni in testa – hanno sostenuto l’evento con entusiasmo. Riconoscimenti a personalità del sud impegnate nell’arte, nel giornalismo, nella scrittura e nel sociale. La prima serata Chiacchierando di Ordinaria Cultura, nel corso della quale è stato presentato il romanzo La Voce del Maestrale, è stata condotta dalla giornalista e critica cinematografica Maria Teresa Papale, presidente di Arte & Cultura a Taormina. La cerimonia di premiazione è stata presentata da Marina Malara di Rai Calabria.

"Nell’andare alterno dell’esistenza, alle volte si presentano unici eventi. Il riconoscimento del Premio Elmo 2014 a La Voce del Maestrale e al sottoscritto è una delle testimonianze, perché giunge a nove anni dalla prima uscita del romanzo, oggi pubblicato da Edizioni Esordienti Ebook (in stampa la IV ed.). Bisogna sempre credere nell’onesto lavoro, in tutti i campi delle umane attività, come un tempo è stato patrimonio dei nostri nonni e dei nostri genitori. Un invito alla riscoperta dei valori più importanti. E’ questa la magia  del Maestrale". Sono stati i pensieri di Nunzio Russo, vincitore nella sezione scrittori.

Nei link, è possibile leggere la rassegna stampa. A seguire, le immagini dei premiati.

edizioniesordientiebook.altervista.org/premio-elmo-2014/

http://www.ilcaleidoscopio.info/Comunicati

pc.tnx.it/premioceleste/ita_artista_news/idu:75923/idn:28966/

www.giornalistitalia.it/premio-elmo-giornalista-manuela-iati/

http://ildispaccio.it/agora/39-reggio-calabria/53769-rizziconi-rc-il-6-e-il-7-settembre-la-terza-edizione-del-premio-elmo

247.libero.it/dsearch/premio+elmo/

www.tuttoqui.it/node/12032

www.mnews.it/2014/09/lassociazione-piazza-dali-presenta-la.html

www.calnews.it/index.php

Un piccolo, prezioso documento sulla pasta e sui pastai siciliani, testimonianza, anche, di come si faceva imprenditoria in Sicilia, nell'Ottocento e meta' del Novecento. Figlio di due famiglie di pastai, l'autore parla della storia della pasta in Sicilia, come un romanzo, partendo dal 1100 e arrivando ai giorni nostri, portando alla luce, con documenti alla mano, il successo e il declino di numerosi pastifici siciliani, che hanno dovuto soccombere a quelli delle regioni settentrionali, molto più grandi, più all'avanguardia, meno artigianali. " Il sogno dei pastai di Sicilia, la terra dove e' nata la pasta, e' stato portato via dall'inesorabile scorrere del tempo".

L'amore dell'autore nei confronti della cultura della pasta e' dimostrato anche dal fatto di aver donato i più antichi documenti del Pastificio Russo all'Archivio Digitale Reggiane, tenuto dall'Università di Modena e Reggio Emilia, rendendolo fruibile a studenti e ricercatori. Le Officine Meccaniche Reggiane di Reggio Emilia, infatti, erano i fornitori degli impianti con cui si produceva la pasta siciliana e furono i costruttori di una macchina industriale la pulitrice delle semole (all'interno del libro numerose immagini ricordano l'iter di produzione) che per anni ha contribuito a produrre pasta alimentare a Termini imerese e in Sicilia.

da Civiltà della Tavola, n. 285 settembre 2016, rivista dell'Accademia Italiana Della Cucina.

Francesca Caronna è, da 16 anni, docente di lettere, latino e greco ed è anche Dott.ssa in Psicologia clinica dell’arco di vita. Da tempo insegna ai giovani studenti del Liceo Classico Gregorio Ugdulena di Termini Imerese. Lettrice appassionata di testi classici, ma anche di saggi storici e di psicologia, ama stare in mezzo ai propri studenti con cui condivide percorsi di studio e non solo.

 
–       Il romanzo «La Voce del Maestrale» di Nunzio Russo è un’opera di letteratura sul mondo della pasta alimentare. Quale è il valore aggiunto di questo romanzo? 
Il valore aggiunto è la storia personale dello scrittore, nato con il naso “infarinato” e vissuto tra mulini, impastatrici e uomini della pasta… perché la storia del pastificio Russo è una storia di uomini, donne, famiglie che della pasta hanno fatto non un semplice prodotto, ma una sentita e vera ragione di vita!
 
–       Il libro, pubblicato da EEEbook, è stato di recente vincitore del Premio Elmo 2014 – Sezione Scrittori (Rizziconi RC, 6-7 settembre 2014). Un importante riconoscimento per uno scrittore che, nella vita, è stato imprenditore esercitando un’altra professione…
Nunzio è un uomo dal “multiforme ingegno” senza alcuna presunzione, anzi con la modestia di chi è stato educato a lavorare, a non fermarsi mai, a rischiare ogni giorno per obiettivi sempre nuovi, ad esercitare la quotidianità con onestà, determinazione e rispetto per qualsiasi cosa faccia e qualsiasi persona incontri nel suo cammino. Se non fosse stato il figlio di un grande imprenditore, che per il suo pastificio ha investito tutta la vita, sogni, passioni, tempo, affetti etc. e se lui non avesse lavorato ogni giorno per i suoi figli, oggi non sarebbe lo scrittore che conosciamo. La vita è la palestra della sua scrittura e la passione per tutto ciò che fa è “l’attrezzo” principale dei suoi esercizi di vita e di letteratura.
 
–       Parlando dell’excursus storico della pasta italiana, il libro affronta vari fatti. Come è cambiato il settore della pasta nel tempo, anche in considerazione del fatto che a Termini Imerese (dove la pasta ebbe i suoi natali) c’è solo il ricordo di un vecchio mulino?
Oggi la pasta è un prodotto industriale privo di identità, che vive gli effetti di una crisi che non risparmia nessuno: è di pochi giorni fa, ad esempio, l’allarmante notizia delle difficoltà in cui versa il pastificio Tomasello. Un tempo mangiare la pasta dei pastifici termitani era un fatto di identità e di sentimenti, amore per la propria terra e rispetto per il lavoro e la fatica di tutti dall’imprenditore all’operaio. Oggi molto spesso un prodotto vale l’altro, perché la moderna industria ha cestinato tradizioni, cultura e radici territoriali.
 
–       Perché parlare della storia della pasta italiana in un periodo in cui anche il settore pastificio subisce la forte crisi economica?
Non è nostalgia di un passato perfetto, perché la perfezione non ci appartiene in nessun tempo, ma riparlare di quelle antiche radici significa ripercorrere la storia di persone che hanno caratterizzato la storia di un territorio, che hanno fatto scelte giuste o sbagliate (non importa!), ma che lo hanno amato fino al sacrificio di tempo, affetti etc. L’industrializzazione forzata, la massificazione del prodotto, la perdita di un’identità specifica sono stati un fallimento culturale ed economico

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