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È un imprenditore siciliano, ma anche uno scrittore che sta riscuotendo un successo non indifferente, dal momento in cui nella sua opera racconta, quasi in modo simbolico oltre che culturale, le meraviglie della sua terra, la Sicilia.
"La voce del Maestrale" è il romanzo di successo dello scrittore Nunzio Russo dal momento in cui ad averlo apprezzato sono coloro che ne vivono l’atmosfera in una terra ricca di storia e cultura, tradizioni e meraviglie naturali.
Il romanzo ci racconta di una famiglia di pastai siciliani che lotteranno per affermarsi nella loro terra, spesso consumata dai disagi delle difficoltà socio-economiche e dalla malavita. 

La storia si sposta per la precisione dall’Italia all’Africa nel corso degli eventi, che riguardano i suoi protagonisti. 
Ma andiamo con ordine e anticipiamo un assaggio della trama.

La storia .

Salvatore Musumeci è un mugnaio di paese che si è arricchito al punto da comprarsi il titolo di barone che dovrebbe permettegli di sentirsi più autorevole nei confronti del principe di Granata anche senatore del Regno d’Italia, oltre che considerato "signore del pane", poiché proprietario di mulini che offrono gran parte della farina per i panettieri del luogo. Tale competizione morale e una serie di eventi che si susseguono e mietono vendette e rivalità, determina la fine di Musumeci che sfocia in un assassinio, per cui il suo mulino passerà al figlio Vincenzo, il quale deciderà di passare, per ovvie ragioni e per ricominciare, alla produzione di pasta. Otterrà tanto successo sul lavoro, creando un proprio pastificio, quanta sofferenza sul profilo personale: pur sposato, Vincenzo è innamorato di Maddalena, medico missionario in Africa. I due avranno una relazione, che sfocerà con la nascita di un bambino, ma a quei tempi restare incinta di un uomo senza essere sposati è sinonimo di vergogna e Maddalena deve sposare un altro uomo. 
Questa storia, quindi, racconta di una saga familiare tanto appassionante quanto interessante poiché attraversa un secolo di storia, parlando anche di eventi importanti come le due Guerre mondiali e il ventennio fascista, la Campagna d’Africa e la caduta della monarchia.

Ma ne parliamo nello specifico con l’autore Nunzio Russo, percorrendone gli eventi e gli argomenti più salienti.

Ciao Nunzio,
mi fa molto piacere intervistarti, perché ho occasione di parlare nel dettaglio della tua opera e di tutte le ambientazioni, gli argomenti, i personaggi che racconti in essa e delle interviste che ti sono state fatte, delle presentazioni, degli eventi, di te come autore impegnato
 .

Cominciamo col dire che l’opera ha ottenuto un grosso successo, infatti è arrivata alla terza edizione, edita da EEEbook nel 2012. Ce la racconti tu, dal tuo punto di vista come autore?

Il booktrailerhttps://www.youtube.com/watch?v=dU2Fg-Xb3Xc .

RISPOSTA: 
L’idea di questo romanzo nasce dai buoni sentimenti e dall’amore sempre vivo per la Sicilia. La storia di questa terra e dei siciliani è millenaria, e assume quella delle civiltà che hanno governato l’isola nel tempo. Da qui le contraddizioni, ma anche l’unicità. La Voce del Maestrale è il romanzo di quella borghesia operosa che, tra l‘800 e buona parte del ‘900, ha co

Una Sicilia e una citta’, Bisacquino, che raccontano le piu’ belle storie del sud.

“Tempo di Migrazioni, Tempo di Integrazioni”, e’ stato un vero e proprio happening fatto di cultura, cinematografia, arte, premi, artigianato, laboratori e intrattenimento che Bisacquino ha organizzato per celebrare uno dei figli più illustri, Frank Russel Capra, nato Francesco Rosario Capra proprio in questo Comune in provincia di Palermo, il 18 maggio 1897.

Ad aprire il cartellone di appuntamenti, alle 20, saranno le presentazioni dei libri “La voce del Maestrale” di Nunzio Russo“Quattro pagine in più” di Eleonora Fisco e “Donne allo specchio” di Daniela Spalanca. Alle 20.30, per la sezione “docufilm e cortometraggi”,  in programma “Va pensiero storie di ambulanti” e “Viola Strappata”, mentre alle 21.30 è prevista “Donne e Migranti”, omaggio a “Nuovo cinema Paradiso” di Giuseppe Tornatore, con Totò Cascio.

“Il Romanzo della Pasta Italiana”, il nuovo saggio di Nunzio Russo è stato presentato dallo stesso autore, insieme con numerose immagini che hanno introdotto i presenti nell’affascinante mondo della pasta: il Made in Italy più famoso al mondo nato, appunto, in Sicilia.

 
Recensioni e articoli:
 
 
 
 

Che tipo d’industria è questa? E’ la produzione delle idee o, se volete, la costruzione di sogni che nella mente diventano realtà spesso tangibili. Vi assicuro che di queste fabbriche ne esistono tante, e forse più di quelle che sono dotate di capannoni e costosi macchinari. L’opificio di cui scrivo è fatto da un foglio di carta e una matita. E’ quanto basta per lavorare e mettere insieme parole.
Ho incontrato on-line Piera Rossotti Pogliano, scrittrice e critica letteraria, ma sempre e con amore insegnante di liceo. Con lei ho parlato di scrittura, di editori e altro ancora. La conversazione si è deciso di inserirla fra queste pagine così com’è nata,e quindi priva di modifiche o editing come raccomanda chi opera su Internet.
Il risultato appare interessante, articolato e soprattutto sincero. Piera è anche responsabile del servizio gratuito di Lettura Incrociata offerto dal sito Il Rifugio degli Esordienti. Il suo primo romanzo, Il diario intimo di Filippina de Sales marchesa di Cavour, è stato finalista del Premio Italo Calvino 2000 ed è stato pubblicato dalle Edizioni Angolo Manzoni di Torino.
 
Conversando con un’amica scrittrice…


Nunzio. Penso ad una chiacchierata su argomenti che interessano i molti che scrivono e sperano un giorno di pubblicare. La scrittrice Piera Rossotti che cosa si domandava prima di osservare la sua opera esposta in vetrina? E dopo le vendite in libreria, quali sono state le riflessioni tratte da quest’esperienza?
Piera. Diciamo, in primo luogo, che mi sono sempre definita una signora che ha avuto voglia di scrivere un libro, mentre il mio editore dice che sono una scrittrice esordiente. In altre parole, "scrittore" non ci si autodefinisce, te lo deve dire qualcun altro che lo sei. Sinceramente, scrivendo Diario Intimo, non mi sono posta problemi di pubblicazione o altro e, molto ingenuamente, pensavo che sarebbe bastato sottoporre il libro a qualche editore e, se valido, sarebbe stato pubblicato. Beh, è andata praticamente così. L’unico biglietto di presentazione è stato arrivare tra i finalisti del Premio letterario Calvino, ma forse non sarebbe neppure stato indispensabile. Vedere in vetrina il proprio libro, sapere che c’è gente che lo compera, leggere le cose che mi scrivono tante persone che non conosco (adesso ho anche un angolino di forum sul sito di Editoronweb), fa un curioso effetto: il libro è diventato dei lettori, delle interpretazioni che i lettori possono dare, in un certo senso non è più mio. E’ un passaggio leggermente doloroso, ma necessario per "tagliare il cordone ombelicale" e avere voglia di scrivere altro.
 
Nunzio. Cara Piera, è venuta a trovarmi una ragazza, un’aspirante autrice con un romanzo nel cassetto. Mi ha chiesto come riuscire a trovare un editore. Aldilà dell’eccessiva lusinga, ho avuto difficoltà a rispondere. Bisogna, in sostanza, aver già avuto successo ed essere noti, conosciuti (Bruno Cotroneo * L’Aspirante scrittore e l’Editoria * Oceania Edizioni, 1995). Però, se non si appartiene alla fortunata schiera di chi ha fatto carriera in altro campo, può essere utile. .
Piera. Chi è già noto per qualche motivo (perché è un uomo politico, un attore, un cantante ecc.), è ovvio che non ha difficoltà a pubblicare un libro. A volte, perdonatemi la malignità, neppure a scriverlo, ci sono i "negri" pronti a farlo per lui, basterà che il personaggio noto ci metta il suo nome… Ma non è questo il tipo di pubblicazioni che interessa, credo. Qui parliamo di gente che ha voglia di scrivere, che crede di aver scritto qualcos

Lions Sicilia.”Antiche arti e mestieri della tradizione siciliana: occasioni di sviluppo sociale ed economico” e Il Romanzo della Pasta Italiana.

Nella splendida cornice del Museo civico B. Romano di Termini Imerese i Clubs Lions Termini Himera Cerere, Termini Imerese Host e il Leo club Termini Imerese inaugureranno martedì 17 novembre alle ore 9:00 la mostra su “Antiche arti e mestieri della tradizione siciliana: occasioni di sviluppo sociale ed economico”, che sarà visitabile fino al 6 gennaio 2016.

La mostra è realizzata grazie al contributo dell’Archivio Reggiane dell’Universita’ di Modena e Reggio Emilia e ai documenti dell’archivio della famiglia Russo, oltre a delle riproduzioni effettuate dagli studenti del liceo artistico G. Ugdulena (IIIR e IVR) guidati dai docenti Salvatore Piazza e Giacinto Barbera.
I lavori inizieranno con i saluti del Sindaco di Termini Imerese, dei presidenti dei due clubs Lions, Fabio Lo Bono e Giuseppe Canzone, e del Dirigente scolastico dell’ I.I.S.S. G. Indigena, Nella Viglianti.
 
Sotto la guida di Francesca Caronna, Componente I Circoscrizione per il tema distrettuale protagonista della mostra, interverranno lo scrittore e discendente di pastai, Nunzio Russo, il curatore dell’Archivio digitale Reggiane, Adriano Riatti sulle OMI Reggiane, lo scrittore Salvatore Trapani con la presentazione di un video sul Parco Floristella, gli studenti del liceo classico G. Ugdulena (IB, IIB, IID guidati dai docenti Francesca Caronna e Monica Albanese) con testi e proiezioni di interviste, il delegato dell’Accademia Italiana della cucina, il prof. Nicola Nocilla con il sistema di panificazione, Giovanni Nicolosi (Madonie outdoor turismo naturalistico) con la proiezione di un video sugli antichi mestieri nelle Madonie, e, infine, Franco Amodeo, PDG e direttore della rivista distrettuale Lions.

L’iniziativa ha il patrocinio del Comune di Termini Imerese, dell’ UNIMORE, dell’Archivio digitale Reggiane, del Club Unesco di Reggio Emilia, dell’Accademia italiana della cucina (Istituzione della Repubblica Italiana – Delegazione di Cefalù e di Palermo), del Parco minerario Floristella Grottacalda,  dell’I.I.S.S. G. Ugdulena e del Museo civico Giovanna Bellomo di Montemaggiore Belsito.

Oggi presentiamo un romanzo assimilabile al genere storico scritto da Nunzio Russo, Edizioni EEE-Book, comodamente ordinabile sulla nostra libreria on line: http://www.danaelibri.it/libreriaonline/online.asp 

La voce del maestrale e’ il tuo romanzo di esordio dove si racconta una saga famigliare che partendo dal 1910 arriva quasi ai giorni nostri. Quali sono le principali difficolta’ che hai dovuto affrontare per mantenere alto l’interesse del lettore per ben 460 pagine?

Ciao Alberto, e grazie dell’intervista!
Da sempre leggo molti romanzi, prediligendo quelli piu’ corposi e propri della letteratura inglese o americana. Come lettore, sono abituato ai diversi ritmi narrativi e tipici di questi autori. Ho lavorato parecchio sulla forma, ottenedo una scrittura moderna e molto scorrevole. Ma, soprattutto, la vicenda narrata e’ credibile. La saga e’ dedicata alla pasta e ai pastai dei luoghi d’origine di questo prodotto vanto italiano nel mondo. E poi, la trama e’ ben inserita nel contesto storico. 

Ci puoi parlare del tuo percorso come scrittore che ti ha portato a superare una prova così impegnativa? 

Spesso si dimentica che lo scrittore e’ anche un artista. E’ un errore. Artisti o si e’ o non si e’ per nulla. O lo sei quando vieni al mondo o non ci diventi. Puoi affinarti, con pazienza e disciplina. Quello, pero’, e’ l’uomo medio. Ci vuole lo spettacolo. Almeno, credo io. Chi legge tragga personali e libere conclusioni, perche’ cosi’ e’ giusto. 

Come autore esordiente ci puoi descrivere il tuo incontro con il mondo della grande editoria italiana?

Alla fine tutti gli esordienti passano per la grande editoria, ma pochi approdano in tali porti. E’ da valutare se questa e’ cosa buona, quando avviene. La mia esperienza con una piccola casa editrice, Edizioni Esordienti Ebook di Moncalieri (TO), mi porta da anni a visitare i luoghi più belli della nostra Italia come autore. Tutti posti dove i libri vivono la propria meravigliosa avventura. Sono stato in Umbria dieci giorni addietro, per tre eventi consecutivi. Sto preparando un incontro con gli studenti della University of Minnesota a Taormina, per il 3 aprile p.v.

  

Uno Spazio Poesia sta davvero bene in questo blog. E poi, queste rime presentano le nozze d'oro e la famiglia. Scorrevoli e semplici versi intrisi d'essenziali verita'. Ecco Adele La Manna Giuffre', poetessa siciliana. La breve recensione è nel video.

DEI VERSI PER LE NOZZE D'ORO

Al Dottor Messineo genero mio

Piace tanto il cosiddetto… babbio

E in cio' siam d'accordo pienamente:

Pure a me piace parlar scherzosamente.

Ora egli sa che il trenta del mese

Purtroppo ricorre a nostre spese

Una data formidabile

Una data indimenticabile

Volete sapere quale essa sia?

E per cui mio genero mi chiede poesia?

Sapendo che alle volte pensieri diversi

Frullano nella mia mente a base di versi

A lui portando l'euforia

Di beffeggiarmi per la poesia,

Così io volendo rallegralo,

Cerchero' come meglio accontentarlo.

La data di cui sopra ho parlato

E per cui così tanto ho favellato

Si riferisce al dì del matrimonio

Che chiamerei dì… di manicomio

Parlo dei matrimoni in generale

Che, pensate, uniscono in legale

Due esseri in eterno, all'infinito

Fino al giorno del loro ultimo anelito.

E cio' non far vi par da manicomio?

O dobbiamo dir che sia il demonio

A carpirci quel sì

Che cambia il nostro destino da quel dì?

ma intanto per quell'occasioni

Che descrivo io di matrimoni

Si organizzano balli, canti e suoni,

Quasi che ognun di noi perda la testa

A voler per sè agognar quella gran festa,

Senza pensare che la liberta'

Tutta si perde in tal festivita'.

E guai poi a chi non la vorrebbe

Amarezze senza fine se ne avrebbe

E dovendo a quelle leggi sottostare

tanto vale non piu' fantasticare.

Esse tengono in man la disciplina

Che è una formidabile banchina:

Se non fosse per queste formalita'

Che ne sarebbe dell'umanita'?

Caro Nunzio, ho appena finito di rileggere "La Voce del Maestrale". 
Non più spinta dalla curiosità di sapere come la storia si sarebbe evoluta, mi sono abbandonata alla poesia della tua prosa assaporandone, riga dopo riga, il ritmo, lasciandomi avvolgere e coinvolgere dalle atmosfere, dalla forza dei personaggi, godendo di sfumature che mi erano sfuggite, di accenni cui non avevo prestato attenzione. Senza fretta, sono sprofondata nella narrazione fermandomi più volte, leggendo e rileggendo una descrizione, riflettendo su di una frase, meditando su di un dialogo. E, come la prima volta, giunta all'ultima pagina ho richiuso il libro con un senso profondo di nostalgia, mista ad amarezza, per la scomparsa di un mondo dove sentimenti come Dovere, Orgoglio, Famiglia, Onore, erano le fondamenta su cui si costruivano gli uomini. Quelli veri. 
Il tuo è un Grande Libro, Nunzio: lo considero – e non sono la sola – uno dei romanzi storici più belli della letteratura italiana dei nostri tempi… Grazie!

Maria Teresa Papale

)

Sullo sfondo degli avvenimenti  politici ed economici  che caratterizzarono l’Italia  del ‘900, il romanzo di Nunzio Russo ripercorre, con grande fedeltà storica,  le trasformazioni sociali e culturali della borghesia siciliana nel periodo che intercorre tra gli anni dieci del ‘900 e i giorni nostri.
L’ analisi storica si concretizza attraverso la narrazione delle vicende che interessarono, per quattro generazioni, una famiglia di imprenditori. Il romanzo ha inizio con l’ascesa sociale del mugnaio Turi Musumeci il quale, dopo  aver sborsato un’ingente somma di denaro, acquista il titolo di barone di Mezzocannolo, una piccola località sperduta nelle campagne di Granata di Sicilia.   L’acquisizione del titolo nobiliare, tanto agognato,  non consentirà, tuttavia, al coraggioso e intraprendente Turi di raggiungere un ruolo sociale equiparabile a quello dell’antica nobiltà.   Nobiltà arrogante e “padrona” e così ben rappresentata, nel testo, dalla figura del  Principe di Granata. Una nobiltà sempre più in declino e, proprio per questo, sempre meno disposta a cedere   potere e privilegi  a una borghesia che, di contro, sta diventando sempre più organizzata e consapevole. Gli affetti, l’amore, tutto, nel libro, sembra essere trainato da quel sentimento di forte cambiamento che anima i tanti, e ben tratteggiati, personaggi  presenti nel romanzo. La meravigliosa terra di Sicilia, descritta con maestria dall’autore, è una Sicilia sulla quale alita un vento nuovo, forte come il maestrale quando soffia impetuoso.
Un testo davvero pregevole, questo di Nunzio Russo, che consiglio vivamente di leggere.  Una storia appassionante, a tratti poetica e di grande interesse storico, oltre che letterario, contrassegnata da quella cifra distintiva che caratterizzò la narrativa siciliana di De Roberto, di Pirandello de “I vecchi e i giovani” e di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. 
Anche qui, paradossalmente, come ne“ Il gattopardo”, il messaggio che giunge con forza al lettore è: “Se vogliamo che tutto rimanga com’è bisogna che tutto cambi”.

Nel mio viaggio verso Torino pensavo alla giovinezza. Valutavo quel periodo della vita incastonato tra la bellezza dei sogni e gli ideali. Gia’ a quei tempi i miei pensieri erano rivolti alla scrittura, intesa come mezzo di recupero dell’esistenza e del valore. Entrambi questi due punti rappresentano un segno, vero, dell’identità dell’essere umano che senza la dimensione della conoscenza non possiede futuro. Mi spiego. E’ la storia intima, e quindi per riservatezza dei protagonisti difficile da apprendere, che custodisce il dono della saggezza. Bisogna raccontare questo tipo d’avventura, il solo soggetto narrativo possibile. Questa é la missione di un autore, anche poco conosciuto.
Scrivevo delle tappe d’avvicinamento a questo XXVII Salone Internazionale del Libro. Sono molte le edizioni cui il sottoscritto ha partecipato, condotto fin lì dal vento de La Voce del Maestrale. Libro che ho scritto io, ma che appartiene ai lettori che in questi anni lo hanno apprezzato e amato. Ho incontrato alcuni di loro, che adesso sono amici, tra giovani e meno giovani, perché è così che faccio la mia parte. E’ il dono continuo di un piccolo e modesto sapere, di una storia umana viva e piena d’esperienze mai perdute nella memoria. E sto scrivendo di amore, di onore, di famiglia, di lavoro e di Patria. Forse, questo è un caso letterario controcorrente. Più passa il tempo e più vale.
 
Un caro amico, un medico, in Veneto, mi ha chiesto come mai un bel romanzo che non nasce sempre è pubblicato da un piccolo editore. Poi, ha fatto il paragone con un capolavoro della letteratura siciliana. Confesso di avere balbettato qualcosa, ma non una risposta concreta. In verità, il testo di cui parlava il mio amico è diventato leggenda dopo la morte del suo autore. Probabilmente, perché quello scrittore, un principe, non si allineò in vita ai dogmi e agli imperativi di una cultura che soltanto viveva la moda del momento. Ma questa non è vitamina, in altre parole il regalo perpetuo del soffio vitale. Ecco che bastano pochi mesi nelle classifiche, e poi occorre altro e ancora altro e di più. Alla luce di questo La Voce del Maestrale è un libro fortunato. Sapete perché? Perché è nato appunto, mentre si sviluppava l’era di internet e dei social, degli e-book e della libertà di affermare la propria personale verità. Senza queste novità, non ci sarebbe stato un romanzo pubblicato, e per il sottoscritto mai un Salone del Libro.
 
Ma guardiamo alla Fiera e, soprattutto, ai libri. Ho osservato con attenzione quanto avveniva nei padiglioni. Dopotutto sono un imprenditore per dovere, e soltanto uno scrittore per passione. Soprattutto in periodi di crisi, prestare attenzione ad un luogo dove si incontra la domanda con l’offerta, offre spunti d’interesse. Oltre il fascino e la ricchezza della zona dedicata all’ospite d’onore, che è stata la Santa Sede, ho percepito una sensazione. C’era sempre gente che comprava novità o libri in offerta, ma presso i piccoli editori e negli stand a tema o dedicati alle realtà locali dell’Italia, la gente s’incontrava e scambiava opinioni. In questi punti, sono state poche le vendite. Molte erano, invece, le idee che circolavano. E’ questa la novità giusta. Quando l’ideale va, diventa una leva poderosa. Antica, è vero, ma per questo eterna. E alla fine, vince. Quale che sia il contenuto.
 

Da scrittore, ma anche da figlio e pronipote di pastai, vi assicuro che intervistare l'avvocato Lorenzo Pusateri è stata una sorpresa. Ho conosciuto tante verità su questo prodotto davvero amato dai consumatori.

Di pasta si deve parlare con chi se ne intende, sul serio. Per questo sono in Sicilia e nel mio studio. Devo incontrare l’avvocato Lorenzo Pusateri. Quando arriva, puntuale come deve essere un industriale, lo trovo eretto, elegante e sempre in buona forma. E’ l’ultimo di un mito, che, nella regione, conta quasi novecento anni di storia. E’ nato nel ’29, e conseguita la laurea in giurisprudenza con il massimo dei voti, giunge a Roma come procuratore legale di un noto studio della capitale. Dopo alcuni anni, però, il padre lo richiama ai doveri verso l’azienda di famiglia, fondata nel 1874. Il giovane avvocato lascia la professione, ponendo alcune condizioni: la piena autonomia decisionale e l’autorizzazione a programmare un piano quadriennale d’investimenti, per ammodernare il molino e pastificio. Siamo nel 1958. Da quei tempi, e per cinquant’anni, Lorenzo è stato tra i più brillanti e lungimiranti produttori di pasta siciliani. Impegnato nella società civile, ha ricoperto la carica di presidente del Rotary Palermo Est, di presidente della Sezione Mugnai presso Confindustria Palermo, di membro della Commissione Prezzi Cerealicoli. Più volte consigliere comunale e assessore della Città di Termini Imerese. Le vicende di Antonino Arrigo & Figli e diPastarrigo sono le sue. Senza dubbio, posso aggiungere, riprendono anche quelle di tutti i più noti pastifici dell’isola.

Incomincerò dalla domanda più difficile per un pastaio della tradizione. Avvocato Pusateri come definisce il moderno pastificio industriale?

E’ scomparso il pastificio come si conosceva un tempo, al suo posto è subentrata la fabbrica. Non vi è più il profumo che emana l’impasto, né la pasta con il sapore di pasta. Dalla materia prima al prodotto finito, confezionato a fardelli e stoccato nel magazzino automatico, a sovrintendere tutto c’è il personal computer. Tutto è impersonale e asettico. Manca l’amore, continuo e appassionato, che accompagnava la produzione. Il pastaio si chiama “tecnologo”, e controlla tutto il processo produttivo per mezzo di un video e di una tastiera, anche a distanza.

Qual è stato il recente passato della produzione in Sicilia, la terra dove ha avuto origine la pasta secca?

Il primo pastificio interamente automatico, con linee di pasta lunga e corta, è stato realizzato da Antonino Arrigo & Figli di Termini Imerese nel 1963 in un immobile su più livelli all’interno del centro urbano. Nel 1971 seguì un moderno stabilimento, tutto su un piano, con superficie di 6.000 metri quadrati, dei quali 4.500 coperti. La ragione sociale divenne Pastarrigo s.r.l., anche per dotare l’azienda di uno statuto più adatto ai nuovi tempi. Sono state installate quattro linee per paste lunghe, corte e speciali. La capacità produttiva iniziale era di 400 quintali nelle ventiquattro ore. Dal 1980, si raggiunsero i dieci quintali di prodotto per ogni ora di lavoro.

Ai lettori farebbe piacere conoscere lo sviluppo tecnologico delle aziende sicilianeInsomma, avvocato, perché queste aziende erano considerate all’avanguardia?

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